Giovedì, 25 Aprile 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

Don Matteo

Don Matteo

TORTONA - “Bene, caro Matteo, siamo qui per ricevere un dono grande fatto alla Chiesa per la Chiesa. Come sempre, davanti ai doni di Dio, il primo sentimento è lo stupore per come Lui porta a compimento i suoi doni di amore.
Questa assemblea è rappresentativa di te e del tuo cammino.
Semplicemente attraversandola è come se tu avessi potuto fare memoria della tua vita”.

Con queste parole Mons. Vittorio Viola ha introdotto la solenne celebrazione Eucaristica dell’Ordinazione presbiterale di don Matteo Fiorani, avvenuta nel pomeriggio di sabato 6 febbraio alle ore 16, nella Cattedrale di Tortona.
Il canto del “Veni Creator” ha segnato l’inizio della solenne celebrazione. L’ordinando prendeva posto appena sotto il presbiterio, accanto ai suoi cari, mentre i sacerdoti concelebranti salivano all’altare; all’organo il maestro Luigi Bernini, mentre Don Paolo Padrini guidava il canto dei fedeli.
Il servizio era svolto dagli alunni del Seminario di Valmadonna, guidati dal cerimoniere vescovile Mons. Mario Balladore.
Tra i concelebranti si distinguevano il Rettore del Seminario don Carlo Rampone, Mons. Marco Daniele, già Rettore, e i sacerdoti legati a don Matteo.
In prima fila il sindaco del paese di origine di Matteo in veste ufficiale.
Venivano proclamati i testi della Parola assegnati alla V domenica del tempo Ordinario: la chiamata di Isaia: “Eccomi, manda me” e l’incontro di Gesù con Pietro, trasformato da pescatore sulle rive del lago di Gennesaret a pescatore di uomini.
Mons. Viola definisce il dono di questa Parola come un ulteriore segno della bontà di Dio per don Matteo.
È un dono infinito.
Ci vorrà la vita intera per scoprirla in pienezza, poiché non c’è versetto solo che contenga il segreto di tutta la vita di don Matteo, il quale aveva appena risposto alla chiamata della Chiesa con un “Eccomi”, forte, chiaro e deciso.
Era questo un piccolo “eccomi” che si inseriva nell’Eccomi del profeta antico e di tutti coloro che prima di lui avevano risposto alla chiamata del Signore, ma anche quelli che dovrà pronunciare nella vita ministeriale che l’attende.
Durante l’omelia, poi, il celebrante ha proseguito con parole di sostegno a don Matteo, perché tutta la sua vita sia sottomessa alla Parola; solo così le reti potranno riempirsi, solo anteponendo tutto a Lui: “lasciando tutto e seguendolo”, desiderando solo Lui, perché solo Lui può riempire la vita, così come ha riempito le barche di pesce.
Si è rivolto quindi direttamente a don Matteo: “La tua risposta, Matteo, è dentro questa Parola. Non ti viene chiesto di capire, ma ti viene chiesta la docilità, l’abbandono, la consegna di te; non di aderire alla descrizione di un progetto dettagliato, ma di fidarti di Lui, lasciandoti lavorare molto dallo Spirito, che oggi perfeziona la relazione che ha con te dal battesimo e che oggi viene puntualizzata facendoti diventare per noi presenza di Lui pastore, maestro, sacerdote e servo.
Ti capiterà di essere anche tu, come accade a tutti ministri, preso d’assedio da un popolo che non cercherà te, ma che cercherà Lui, presente in te: le sue parole e i suoi gesti. Matteo, ti mangeranno! Il popolo di Dio ha fame di Gesù Cristo, chiedendoti Vangelo e luce, conforto della carità, la carezza della sua misericordia.
Ti mangeranno chiedendoti di poter sentire la sua presenza in ogni istante della tua vita, ma tutto ti viene restituito se tutto tu consegnerai a Lui e non certo un possesso di cui vantarsi.
I ministri di Gesù Cristo sono servi, posseduti da Lui. In tutto”. Dopo l’omelia e il silenzio, il contenuto dell’eccomi, appena ripetuto, è stato ribadito con forza, manifestando davanti al popolo di Dio la volontà di assumere gli impegni propri dell’ordine del presbiterato.

Alle domande don Matteo ha risposto “Sì, lo voglio”, dichiarando di voler vivere il ministero.
Nel crescendo rituale della liturgia, si avvertiva a questo punto la necessità di sentire e di invocare la comunione dei santi, con le litanie.
Il canto è stato accompagnato dal gesto della prostrazione; è tra i gesti più suggestivi perché il candidato si stende sul nudo pavimento, accettando in tutto la volontà di Dio su di Lui e rendendoGli adorazione.

Quindi, nel silenzio più assoluto, l’imposizione delle mani da parte del Vescovo e dei presbiteri, ha ripetuto l’antico gesto apostolico di trasmissione dello Spirito per l’esercizio del ministero; dentro questo silenzio ecco che sorgeva la grande preghiera di ordinazione, che esprimeva con le parole il senso di tutto ciò: don Matteo è presbitero.
Alcuni segni esteriori esprimevano quanto la Grazia ha operato invisibilmente nella preghiera: la vestizione della casula, l’unzione con il Crisma, la consegna del pane e del vino per la celebrazione eucaristica e l’abbraccio di pace con il Vescovo e i presbiteri.

1/Don Matteo1.JPGLa Liturgia riprendeva quindi il suo svolgersi: don Matteo era accolto in presbiterio, fra i concelebranti, intervenendo nella Preghiera Eucaristica, durante la quale veniva fatto un ricordo particolare per il suo papà Aldo che, presente dal cielo, dirà poi il Vescovo ringraziando la famiglia di don Matteo al termine della celebrazione, comprende più di tutti la grandezza del dono.

Terminata la celebrazione liturgica e ormai stemperata la tensione emotiva, in Seminario, si viveva un momento di festa e di gioia, per un abbraccio e un saluto affettuoso a don Matteo, ordinato presbitero della Chiesa per la Chiesa.

Claudio Baldi

Data: 10/02/2016



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