Giovedì, 28 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO: riflessione del Vescovo

PRIMA LETTURA (Is 55,6-9)
I miei pensieri non sono i vostri pensieri.

Dal libro del profeta Isaìa

Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocatelo, mentre è vicino.
L’empio abbandoni la sua via
e l’uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 144)
Rit: Il Signore è vicino a chi lo invoca.

Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode;
senza fine è la sua grandezza.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.

SECONDA LETTURA (Fil 1,20-24.27)
Per me vivere è Cristo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési

Fratelli, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia.
Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno.
Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo.
Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo.

VANGELO (Mt 20,1-16)
Sei invidioso perché io sono buono?

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

IL SANTO

1/elzeario1.jpgSant’Elzeario

Il santo di questa settimana è Sant’Elzeario, un nobile francese, compatrono di Ariano Irpino in Campania, che la Chiesa venera il 27 settembre.

Elzeario nacque nel 1285 nel castello di Saint-Jean de Robians presso Apt, in Provenza. Suo padre discendeva dalla nobile famiglia dei Sabran, di cui faceva parte anche Berengario V conte di Provenza.

Il santo, persa molto presto la madre, anch’essa di nobile famiglia, fu allevato da una donna di grande fede.

Quando suo padre ricevette nel 1293 l’investitura della contea di Ariano dovette partire per l’Italia e il ragazzo fu affidato a uno zio benedettino a Marsiglia.

Per volontà di Carlo II, nel 1300 si sposò con Delphine de Signe, che aveva all’epoca dodici anni.

L’unione fu stipulata per ragioni patrimoniali.

Essendo entrambi molto religiosi decisero di condurre una vita pia ed edificante. Fecero anche voto di castità. Dopo la morte di suo padre fu chiamato a succedergli come conte di Ariano.

Lasciata la Provenza egli dovette lottare tre anni per imporre la sua autorità nella città,campana, ma grazie alla sua disponibilità riuscì a farsi benvolere. Partecipò anche alla difesa armata degli Stati della Chiesa contro l’imperatore Arrigo VII di Lussemburgo.

Nel 1314, stabilizzatasi la situazione politica, fece venire Delphine in Italia.

Trascorse un anno in Provenza tra il 1316 e il 1317 e quando il nuovo re, Roberto il Saggio, lo scelse come precettore del suo erede, il duca Carlo di Calabria, tornò in Italia, ma prima fece testamento e chiese di essere sepolto nella chiesa dei frati minori di Apt, vestito dell’abito di questo Ordine, che gli era particolarmente caro.

Il santo e la moglie esercitarono una felice influenza sul duca e sulla moglie Caterina d’Asburgo. Quando questa morì il re incaricò il santo di trattare il matrimonio del duca con la principessa Maria di Valois.

Durante la missione fu colpito da una malattia fulminante e morì il 27 settembre 1323 nel palazzo del re a Parigi.
Fu sepolto con l’abito francescano nella chiesa dei Frati Minori di Apt.
Papa Urbano V, di cui Elzearo era stato padrino di battesimo, ne approvò la canonizzazione che fu ufficializzata da Gregorio XI, il 5 gennaio 1371.

Le sue reliquie furono trasferite nel 1791 dalla chiesa francescana alla cattedrale della città, dove sono tuttora venerate.

Daniela Catalano

 

Data: 21/09/2017



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