Giovedì, 28 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO: riflessione del Vescovo

PRIMA LETTURA (1Sam 3,3-10.19)
Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta.

Dal primo libro di Samuèle

In quei giorni, Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio.
Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire.
Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore.
Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”». Samuèle andò a dormire al suo posto.
Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuéle, Samuéle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta».
Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 39)

Rit: Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.

Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.

Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo».

«Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo».

Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai.

SECONDA LETTURA (1Cor 6,13-15.17-20)
I vostri corpi sono membra di Cristo.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.
Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo.
Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!

VANGELO (Gv 1,35-42)
Videro dove dimorava e rimasero con lui.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

IL SANTO

1/san fernando capillas.jpgSan Francesco Fernandez de Capillas

Il primo santo del 2018 è San Francesco Fernandez de Capillas sacerdote domenicano, protomartire dei missionari in Cina, che la Chiesa ricorda il 15 gennaio.

Nacque a Baquerin dos Campos, diocesi di Valenza, il 14 agosto 1607; a 17 anni entrò nell’Ordine dei Predicatori, vestendone l’abito nel convento di S. Paolo a Valladolid. Era ancora diacono quando partì missionario per le Filippine sbarcando a Manila, dove fu ordinato prete il 5 giugno 1632. Nelle Filippine rimase per un decennio lavorando alacremente al fianco dei missionari. Il suo campo di apostolato fu il distretto di Cagayan, in cui poté raccogliere una meravigliosa fioritura di conversioni. I confratelli gli affidarono la cura dei malati indigeni nell’ospedale attiguo al convento di Tocolana dove lo videro trasformarsi in inserviente, infermiere, cuoco e cameriere.

Il giovane santo rivelò presto uno spirito di penitenza straordinaria con numerose privazioni e sacrifici. Era solito dormire su una ruvida croce di legno che usava al posto del materasso e spesso non si difendeva dalle punture degli insetti che infestavano la regione.

Pur di cercare un’anima o portare i sacramenti a un morente si sottoponeva a qualsiasi fatica, sempre disponibile di giorno e di notte. Del santo si accorsero anche i non credenti, che parlando di lui dicevano: “È un Padre che non guarda né a destra né a sinistra”, per sottolineare quanto era concentrato nel suo ministero e chi lo accompagnava nei suoi spostamenti affermava: “Quando cammina, non va, vola; e io non posso tenergli dietro nel viaggio”.

Considerò gli anni trascorsi nelle Filippine, come un periodo di preparazione alla missione in Cina. Nel capitolo provinciale del 1641, infatti, aveva chiesto e ottenuto di andare missionario in Cina, cosciente del rischio che correva. Il Cristianesimo in Cina, diffuso già dal XIII secolo, dopo la battuta di arresto con la dinastia dei Ming nel 1370, riprese la sua attività alla fine del secolo XVI. La ripresa dell’evangelizzazione si ebbe soprattutto con il gesuita Matteo Ricci arrivato in Cina nel 1583, che con un fruttuoso apostolato fra i sapienti e i mandarini di Canton e di Nanchino, il 4 gennaio 1601, entrò a Pechino e nel palazzo imperiale come letterato d’Occidente.

Con i suoi confratelli, padre Ricci si adattò per quanto possibile agli usi, costumi e mentalità cinesi e nel 1610, anno della sua morte a Pechino i cristiani erano più di 2500. San Francesco Fernandez partì per la Cina nel 1642 e fu associato nel viaggio e nella destinazione a un altro missionario che ritornava nella regione del Fukien. Il santo si impegnò con tutte le sue forze ad evangelizzare la regione, raccogliendo ottimi frutti nelle città di Fogan, Moyang e Tingten.

Se le condizioni politiche furono favorevoli al cristianesimo al tempo della dinastia dei Ming, nel 1644, quando subentrò quella tartara dei Manciù le cose cambiarono. I Manciù furono ostili ai missionari e cominciarono subito a perseguitarli insieme ai fedeli cristiani. Proprio il governo tartaro il 13 novembre 1647 arrestò il santo dal governo tartaro, su istigazione dei mandarini locali, mentre tornava da Fogan, dove si era recato ad amministrare i Sacramenti a un infermo. Insultato e calunniato passò da un tribunale all’altro, subì la tortura dei malleoli ovvero la stretta dei piedi fra due asticelle. Fu flagellato più volte e sopportò tutti i tormenti senza mai gridare.

Fu poi trasportato quasi moribondo in prigione. La sua condotta suscitò l’ammirazione degli altri condannati a morte e degli stessi carcerieri e anche se gli furono promesse grandi cose in caso di rinnegamento della religione cristiana non ebbe mai un momento di esitazione. Per liberarsi di lui dovettero decapitarlo con un colpo di scimitarra il 15 gennaio 1648. Fu beatificato da papa Pio X il 2 maggio 1909 e canonizzato insieme a 120 martiri in Cina, il 1° ottobre 2000 da papa Giovanni Paolo II.

Daniela Catalano

Data: 11/01/2018



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