Venerdì, 29 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

III DOMENICA DI AVVENTO: La riflessione del Vescovo

PRIMA LETTURA (Sof 3,14-18)
Il Signore esulterà per te con grida di gioia.

Dal libro del profeta Sofonìa

Rallègrati, figlia di Sion,
grida di gioia, Israele,
esulta e acclama con tutto il cuore,
figlia di Gerusalemme!
Il Signore ha revocato la tua condanna,
ha disperso il tuo nemico.
Re d’Israele è il Signore in mezzo a te,
tu non temerai più alcuna sventura.
In quel giorno si dirà a Gerusalemme:
«Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia!
Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te
è un salvatore potente.
Gioirà per te,
ti rinnoverà con il suo amore,
esulterà per te con grida di gioia».

SALMO RESPONSORIALE (Is 12)

Rit: Canta ed esulta, perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.

Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

SECONDA LETTURA (Fil 4,4-7)
Il Signore è vicino!

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési

Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!
Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti.
E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.

VANGELO (Lc 3,10-18)

E noi che cosa dobbiamo fare?

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

IL SANTO DELLA SETTIMANA

1/SAN GIOVANNI DELLA CROCE.JPGSan Giovanni della Croce

Il 14 dicembre ricorre la memoria di San Giovanni della Croce, al secolo Juan de Yepes, santo spagnolo che nacque in Castiglia, a Fontiveros, tra Salamanca e Avila, nel 1542.

Il padre, Gonzalo de Yepes, era un nobile di origine toledana, diseredato dai ricchi genitori per aver voluto sposare Caterina Alvarez, orfana e povera. Ultimo di tre figli, perse il padre a soli due anni e fu mandato in un collegio per orfani; studiava e faceva l’inserviente in un ospedale a Medina del Campo. Per il suo impegno nello studio fu ammesso al Collegio della Dottrina, dei Padri della Compagnia di Gesù.

Quando ebbe 21 anni scoprì la vocazione carmelitana.

Nel 1563, entrò nel Carmelo di Medina, prendendo il nome di fra’ Giovanni di San Mattia, attratto dallo stile contemplativo dell’Ordine e dalla sua particolare devozione alla Vergine Maria.

Dopo la professione (1564), iniziò gli studi teologici e filosofici all’Università di Salamanca. Alla fine del terzo anno di studi, fu ordinato sacerdote e, di ritorno a Medina per la celebrazione della prima Messa, nel 1567, incontrò Santa Teresa di Gesù, la quale da poco aveva ottenuto dal Priore Generale il permesso per la fondazione di due conventi di Carmelitani contemplativi, poi detti Scalzi, perché fossero di aiuto alle monache da lei istituite. Teresa voleva estendere la sua riforma al ramo maschile dell’Ordine. Giovanni accettò di condividere il suo ideale. Fu lei stessa che tagliò e cucì per Giovanni il povero abito di lana grezza.

Il 28 novembre 1568, Giovanni scelse il nome “della Croce” e si trasferì prima a Valladolid e poi a Duruelo, dove iniziò la Riforma del Carmelo maschile, secondo lo stile di Teresa di Gesù.

Si assunse il compito di maestro dei novizi.

Dal 1572 al 1577 fu nominato confessore del monastero dell’Incarnazione in Avila.

Una parte dei frati però non guardavano di buon occhio la riforma e considerarono i riformati dei disobbedienti.

Così il rappresentante del Generale dell’Ordine comandò che Giovanni della Croce fosse arrestato. Il 2 dicembre 1577 Giovanni fu incarcerato dai confratelli carmelitani a Toledo. Vi restò quasi nove mesi. Fu in quelle tenebre esteriori che si accese la grande fiamma della sua poesia spirituale. “Patire e poi morire” era il suo motto preferito. Quando, dopo nove mesi, riuscì a fuggire dal carcere, Giovanni si rifugiò nel monastero delle Carmelitane di Toledo. Dopo il carcere divenne superiore di molti conventi. Giovanni riprese il suo impegno di educatore e superiore della nuova famiglia carmelitana.

Scrisse i quattro grandi commenti alle sue poesie, che sono tra i versi più sublimi della letteratura spagnola.

Nel 1591 fu esiliato in Andalusia, a Ubeda, dove visse momenti terribili, di quasi totale abbandono. A 49 anni si ammalò gravemente. Morì il 14 dicembre 1591. Canonizzato da Benedetto XIII nel 1726, fu proclamato Dottore della Chiesa da Pio XI nel 1926. Nel 1993 Giovanni Paolo II lo nominò patrono dei poeti spagnoli.

Daniela Catalano

Data: 14/12/2018



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