Venerdì, 29 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

II DOMENICA DI QUARESIMA - La riflessione del Vescovo

PRIMA LETTURA (Gen 15,5-12.17-18)
Dio stipula l’alleanza con Abram fedele.

Dal libro della Gènesi

In quei giorni, Dio condusse fuori Abram e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia.
E gli disse: «Io sono il Signore, che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questa terra». Rispose: «Signore Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?». Gli disse: «Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un colombo».
Andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all’altra; non divise però gli uccelli. Gli uccelli rapaci calarono su quei cadaveri, ma Abram li scacciò.
Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco terrore e grande oscurità lo assalirono.
Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un braciere fumante e una fiaccola ardente passare in mezzo agli animali divisi. In quel giorno il Signore concluse quest’alleanza con Abram:
«Alla tua discendenza
io do questa terra,
dal fiume d’Egitto
al grande fiume, il fiume Eufrate».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 26)
Rit: Il Signore è mia luce e mia salvezza.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il mio cuore ripete il tuo invito:
«Cercate il mio volto!».
Il tuo volto, Signore, io cerco.

Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

SECONDA LETTURA (Fil 3,17- 4,1)
Cristo ci trasfigurerà nel suo corpo glorioso.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési

Fratelli, fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi. Perché molti – ve l’ho già detto più volte e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto – si comportano da nemici della croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra.
La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose.
Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi!

VANGELO (Lc 9,28-36)
Mentre Gesù pregava, il suo volto cambiò d’aspetto.

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

IL SANTO DELLA SETTIMANA

1/cabrero.jpgSan José Gabriel del Rosario Brochero

Il 16 marzo la Chiesa ricorda San José Gabriel del Rosario Brochero, sacerdote dell’Arcidiocesi di Córdoba, in Argentina, che è stato canonizzato il 16 ottobre 2016 da Papa Francesco.

Fu detto “el cura gaucho” (“il prete gaucho”) perché, come i famosi cavalieri argentini, percorreva chilometri a dorso di mula, per farsi vicino a tutti.
Nacque nei pressi di Santa Rosa de Río Primero, vicino a Córdoba, il 16 marzo 1840, quarto di dieci figli.
Un giorno ascoltò una predica dove si prospettava ciò che la vocazione sacerdotale e quella laicale esigevano. Appena finì di ascoltarla decise di diventare prete.
Entrò nel Collegio Seminario Nuestra Señora de Loreto il 5 marzo de 1856, a sedici anni.

Il 26 agosto 1866 aderì anche al Terz’Ordine Domenicano. Il 4 novembre 1866 fu ordinato sacerdote.
Destinato come collaboratore pastorale presso la Cattedrale di Córdoba, si prodigò durante l’epidemia di colera che colpì la città nel 1867.
Ottenne il titolo di Maestro in filosofia presso l’Università di Córdoba il 12 novembre 1869. Il 18 novembre 1869 fu incaricato della cura della parrocchia di Sant’Alberto.

Il 24 dicembre partì da Córdoba e, dopo tre giorni di viaggio a dorso di mulo, arrivò a destinazione. Era una parrocchia di poco più di diecimila anime, sparse su 4.336 chilometri quadrati, popolata da gauchos, contadini e briganti, dove le comunicazioni erano quasi impossibilitate dalla mancanza di strade e dalla presenza della catena montagnosa delle Sierras Grandes.
Fondò una casa per gli Esercizi spirituali a Villa del Transito, dove abitava, che dal 1916, in suo onore, cambiò nome in Villa Cura Brochero.

Ad essa fece seguito, nel 1880, una scuola per le bambine. Si diede da fare anche nelle sedi politiche e civili.

Prima di queste costruzioni, però, faceva venire la predicazione del Vangelo.
Portava con sè il necessario per la Messa, accompagnato dalla sua fedele cavalcatura.

Nemmeno il freddo o la pioggia lo facevano desistere dal portare i sacramenti agli ammalati.
Alla sua gente rendeva chiara la fede anche con curiosi paragoni: diceva che Dio era come i pidocchi perché si attaccava ai poveri e non ai ricchi.
La sua salute, dopo trent’anni, lo fece rinunciare al suo incarico.

Il 30 maggio 1898 lasciò la parrocchia.

Il 25 agosto 1902 fu nuovamente nominato parroco a Villa del Transito.
Diventato sordo e cieco, il 5 febbraio 1908 vi rinunciò e il 30 marzo tornò a Córdoba e andò a vivere con le sue sorelle.

Tornò ancora a Villa del Transito nel 1912, preoccupandosi di portare a termine l’installazione di una linea ferroviaria.

Morì logorato dalla stanchezza e dalle malattie il 26 gennaio 1914.

Le sue ultime parole, pronunciate in dialetto, furono: “Ora ho tutto pronto per il viaggio”.
I suoi resti mortali sono venerati nel santuario della Madonna del Transito, a Villa Cura Brochero.

Fu beatificato il 14 settembre 2013 da Benedetto XVI.

Daniela Catalano

 

Data: 14/03/2019



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