Venerdì, 19 Aprile 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

V DOMENICA DI PASQUA

V DOMENICA DI PASQUA

LE LETTURE

PRIMA LETTURA (At 9,26-31)
Bàrnaba raccontò agli apostoli come durante il viaggio Paolo aveva visto il Signore.

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Saulo, venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi ai discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo.
Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli e raccontò loro come, durante il viaggio, aveva visto il Signore che gli aveva parlato e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. Così egli poté stare con loro e andava e veniva in Gerusalemme, predicando apertamente nel nome del Signore. Parlava e discuteva con quelli di lingua greca; ma questi tentavano di ucciderlo. Quando vennero a saperlo, i fratelli lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso.
La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 21)
Rit: A te la mia lode, Signore, nella grande assemblea.

Scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano;
il vostro cuore viva per sempre!

Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra;
davanti a te si prostreranno
tutte le famiglie dei popoli.

A lui solo si prostreranno
quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.

Ma io vivrò per lui,
lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunceranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l’opera del Signore!».

SECONDA LETTURA (1Gv 3,18-24)
Questo è il suo comandamento: che crediamo e amiamo.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità.
In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.
Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

VANGELO (Gv 15,1-8)
Chi rimane in me ed io in lui fa molto frutto.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

IL SANTO

San Nunzio Sulprizio

1/Suprizio.jpgIl santo di questa settimana è Nunzio Sulprizio, un ragazzo dalla fede profonda, devoto alla Vergine e coraggioso nella sofferenza e nella malattia.

Protettore degli invalidi e delle vittime sul lavoro, è stato canonizzato il 14 ottobre 2018, nello stesso giorno di Paolo VI e del vescovo Romero ed è ricordato il 5 maggio.
Nacque in un’umile famiglia, a Pescosansonesco, in provincia di Pescara in Abruzzo, il 13 aprile 1817 e fu chiamato Nunzio in onore della Madonna.
Rimasto orfano di entrambi i genitori, fu allevato dalla nonna materna che gli diede un’educazione molto religiosa.
All’età di nove anni anche la nonna morì e fu affidato a uno zio materno, violento e volgare che avviò il giovane al mestiere di fabbro nella sua bottega. Il ragazzo, spossato dal duro lavoro e dai numerosi maltrattamenti subiti, essendo di gracile costituzione, si ammalò di carie ossea.

Nel 1834 partì per Napoli, dove viveva uno zio paterno che era militare di stanza al Maschio Angioino.
Conosciute le gravi condizioni del nipote, lo fece curare da un colonnello medico dell’esercito borbonico.
Desiderando consacrarsi al Signore e vista l’impossibilità dovuta alla malattia, Nunzio decise di vivere secondo lo stile carmelitano, rendendo la sua stanza simile alla cella di un convento.

Ricoverato all’ospedale degli Incurabili, ricevette la Prima Comunione e in quell’occasione ebbe la sua prima estasi.

In corsia insegnava il catechismo ai bambini malati, operando anche dei miracoli.

Le cure, però, non riuscirono a evitargli atroci sofferenze e gli fu amputato anche il piede, operazione che lo portò alla morte, avvenuta il 5 maggio 1836, a soli 19 anni.

Nonostante i dolori terribili accettò sempre la malattia con pazienza e fede, tanto che Leone XIII lo propose come modello per la gioventù operaia.

Fu dichiarato venerabile nel 1859 da Pio IX e beatificato nel 1963 da Paolo VI durante il Concilio Vaticano II. La canonizzazione è avvenuta grazie al riconoscimento di un miracolo ottenuto per sua intercessione.

I suoi resti sono custoditi in parte presso la chiesa di San Domenico Soriano a Napoli e in parte nel santuario eretto a Pescosansonesco presso la fonte di Riparossa, dove si racconta che il giovane si recava per lavare la ferita che gli ricopriva il piede sinistro, recitando il Rosario.
La tradizione vuole che durante un terremoto che colpì l’Abruzzo, la teca con le spoglie del futuro santo si sia spostata per evitare la caduta di un grosso macigno che l’avrebbe distrutta.

Daniela Catalano

Data: 02/05/2021



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