Martedì, 23 Aprile 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

LE LETTURE

PRIMA LETTURA (Dn 12,1-3)
In quel tempo sarà salvato il tuo popolo.

Dal libro del profeta Daniele

In quel tempo, sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo.
Sarà un tempo di angoscia, come non c’era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro.
Molti di quelli che dormono nella regione della polvere si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna.
I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 15)
Rit: Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.

Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.

SECONDA LETTURA (Eb 10,11-14.18)
Cristo con un’unica offerta ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati.

Dalla lettera agli Ebrei

Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e a offrire molte volte gli stessi sacrifici, che non possono mai eliminare i peccati.
Cristo, invece, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio, aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi. Infatti, con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati.
Ora, dove c’è il perdono di queste cose, non c’è più offerta per il peccato.

VANGELO (Mc 13,24-32)
Il Figlio dell'uomo radunerà i suoi eletti dai quattro venti.

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

IL SANTO

1/Omobono.jpgSant’Omobono Tucenghi

La Chiesa il 13 novembre ricorda sant’Omobono Tucenghi, patrono della città di Cremona, che fu un mercante pio e caritatevole.

Omobono nacque a Cremona nella prima metà del XII secolo; il padre era sarto e, battezzandolo, gli diede il nome, che significa “uomo buono”.

Pur non frequentando la scuola, imparò come condurre il commercio nel settore laniero onestamente e con impegno.

Quando ereditò l’attività paterna, considerò il suo mestiere un dono di Dio e un mezzo per servire la famiglia e la società di cui faceva parte. Si sposò e secondo alcune fonti non ebbe figli secondo altre ne ebbe diversi. Condusse la sua vita tra il commercio, l’impegno politico e l’aiuto ai poveri.

Ben presto divenne un cittadino molto popolare e amato.

Aveva l’abitudine di partecipare alla Messa ogni sera e un giorno, durante la celebrazione, mentre stava cantando il Gloria, incrociò le braccia sul petto e cadde in terra; all’inizio nessuno lo notò pensando a una forma di devozione, ma quando non si alzò alla lettura del Vangelo, si avvicinarono e scoprirono che era morto. Era il 13 novembre 1197.
I concittadini lo venerarono subito come santo e il vescovo di Cremona, che si recò a Roma per presentare la causa di canonizzazione a Papa Innocenzo III, scrisse nella sua cronaca: «A quel tempo, a Cremona, viveva un uomo semplice, molto fedele e devoto, che si chiamava Omobono; alla sua morte, e con la sua intercessione, Dio fece molti miracoli». Il Papa lo canonizzò il 13 gennaio 1199, a meno di due anni dal decesso. Fu proclamato patrono di Cremona nel 1643 e intorno al 1698 anche co-protettore di Modena.
Omobono rappresenta una rarità per due motivi: fu canonizzato pur essendo laico e uomo di famiglia allo stesso tempo, in un periodo in cui, a parte martiri e re, i candidati alla canonizzazione erano religiosi e poi perché il suo culto fu riconosciuto non solo localmente ma anche a Roma.

Fu invocato come patrono dei sarti e dei tessitori e la sua fama si estese rapidamente in Italia e in Francia e Germania (dove lo chiamarono “Gutman”).

Esistono alcune chiese a lui dedicate a Roma, in Italia settentrionale, a Catanzaro, in Spagna e in Belgio. La sua generosità divenne proverbiale e a Cremona è rimasto il detto «Non ho mica la borsa di sant’Omobono» per rifiutare eccessive richieste di denaro.

Il suo corpo è custodito in un altare nella cripta della cattedrale.

Daniela Catalano

Data: 13/11/2021



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