Giovedì, 28 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

Incontro con padre Catalin Aftodor

«I cristiani cattolici sono nostri veri fratelli»

1/IMG_1552.jpgMercoledì 19 gennaio, nella chiesa del Loreto è stato celebrato un momento di preghiera che ha visto la partecipazione della comunità ortodossa rumena, guidata da padre Catalin Aftodor, e del vescovo Mons. Guido Marini. Durante l’incontro il vescovo ha visitato la parrocchia che da quasi 10 anni è stata loro affidata.

Per conoscere meglio la storia di questa realtà, abbiamo incontrato padre Catalin, parroco dal 2013.

La prima cosa che ci ha spiegato è che la Chiesa ortodossa opera in una comunione di Chiese autocefale, ciascuna governata dai propri vescovi nei sinodi locali, che riconosce nel patriarca ecumenico di Costantinopoli il rappresentante e il capo spirituale di tutti i membri.
A questa comunione appartiene la Chiesa ortodossa romena che è seconda solo alla Chiesa ortodossa russa per numero di fedeli.
Dal 12 settembre 2007 il patriarca rumeno è Daniele. L’Eparchia ortodossa rumena d’Italia, guidata dal vescovo Siluan Span, con circa 963.000 fedeli, secondo i dati aggiornati al 1° gennaio 2020, appartiene alla Metropolia ortodossa rumena d’Europa occidentale e meridionale e conta circa 200 parrocchie tra cui, nel territorio diocesano, quella di Tortona e di Voghera, che accolgono i fedeli provenienti anche dai centri vicini.

«La comunità ortodossa rumena del Tortonese, – ha detto padre Catalin – all’inizio era ospitata nella parrocchia del Sacro Cuore, guidata da don Roberto Lovazzano, che concedeva la chiesa per il culto in determinati giorni e orari nei quali arrivava da Genova il sacerdote Filip Constantin Sorin. Poi, nel 2013, grazie all’interessamento e all’impegno di padre Sorin, del vescovo Martino Canessa e del sindaco Massimo Berutti, è stata affidata ai romeni ortodossi l’ex Basilica Minore di Santa Maria del Loreto di proprietà del Comune di Tortona, restaurata nel 2003. La comunità ortodossa si è presa in carico l’edificio con la gestione delle utenze e la sua manutenzione».

«Proprio nel 2013 – ha proseguito – io sono giunto a Tortona da Olbia e ho iniziato la mia nuova vita con la mia famiglia in questa città, lavorando anche per un periodo al Centro “Paolo VI” di Casalnoceto».

Il sacerdote, che è sposato e ha una figlia, da allora segue con paterna sollecitudine il suo gregge che comprende un centinaio di fedeli provenienti anche da Novi Ligure, da Arquata Scrivia, da Gavi e da Serravalle Scrivia. La maggior parte dei suoi fedeli svolge l’attività di badante. Numerosi sono anche coloro che lavorano come autisti, vista la vicinanza con il polo logistico di Rivalta. Oltre ai rumeni ci sono anche alcuni ucraini e russi. A frequentare la parrocchia sono soprattutto gli ortodossi praticanti che seguono le funzioni, provvedono alle necessità pratiche e sostengono il parroco che per mantenersi ha anche un lavoro.

«Noi ci ritroviamo al mercoledì, al venerdì e al sabato verso sera per un momento di preghiera. – ha aggiunto il sacerdote – La domenica, invece, si comincia con la preghiera mattutina alla quale segue la solenne liturgia. Le persone che frequentano oltre a pregare, si rivolgono al parroco anche per chiedere consiglio e per incontrare i connazionali. All’interno della comunità si promuovono la catechesi per i più piccoli e occasioni per ritrovarsi insieme e condividere le proprie usanze culturali».

Padre Catalin, di fronte all’imponente altare, chiamato iconostasi, ha ribadito l’importanza per i suoi confratelli di pregare per sentirsi uniti e parte di una grande famiglia. Fondamentale l’integrazione con la realtà del territorio: «Noi siamo stati accolti sempre con apertura dalle istituzioni e dalla diocesi. Ci siamo sentiti supportati e sostenuti e abbiamo ricevuto aiuto per risolvere eventuali problemi. Soprattutto in diocesi è forte il senso di vicinanza e di sostegno. Il vescovo Mons. Canessa, prima, poi Monsignor Viola e ora Mons. Marini, così come i rappresentanti del Comune, sono sempre stati presenti alle cerimonie più importanti e ci confortano con la loro vicinanza. La preghiera di ieri sera nella nostra chiesa con il vescovo Marini e l’appuntamento di martedì 25 gennaio sono la testimonianza di questo importante cammino. Noi consideriamo i cristiani cattolici dei veri fratelli».

«In particolare la mia amicizia con don Roberto Lovazzano e con altri parroci è forte e autentica e in questi anni abbiamo avuto diversi momenti di dialogo, di scambio di usanze e di cibi. Ho potuto conoscere tante realtà diocesane e ho accompagnato molti alla scoperta di monasteri nella mia patria, la Romania. Oggi, a distanza di tempo, in Italia e soprattutto a Tortona, dove vivo e lavoro, ho trovato la mia dimensione e posso dire di sentirmi davvero a casa».

Nel mezzo di questa settimana dell’Unità dei Cristiani nella quale si prega per riuscire a essere sempre più uniti nel nome di Dio, abbiamo chiesto a padre Catalin come vede il futuro della Chiesa universale. Secondo lui c’è ancora tanto da fare.
«La speranza – ha spiegato – è che si possa proseguire sulla strada dell’unità. Noi rumeni, dopo anni di regime comunista, abbiamo cominciato un nuovo cammino e abbiamo sentito la vicinanza dei fratelli cattolici che ci hanno permesso di superare le nostre paura e la nostra diffidenza. Sono convinto che oggi sia molto importante rimanere uniti. Il fatto che la nostra chiesa sia frequentata da tanti giovani che ci aiutano e che pregano, mi sembra un segno di speranza e di fiducia».

Per i membri della Chiesa ortodossa è molto importante la liturgia che ha un ruolo fondamentale perché la sua bellezza e la sua intensità permettono di sentire la parrocchia come una seconda dimora.

«I miei confratelli rumeni – ha concluso padre Catalin – in questo luogo ritrovano la memoria dei genitori, dei loro cari e delle loro tradizioni che hanno portato con sé. Ognuno di loro vuole far conoscere meglio la propria cultura. Sarebbe bello se ci fossero più momenti di aggregazione per consentire di poter scoprire la ricchezza di questo popolo. Cristiani cattolici e ortodossi devono pregare molto di più.
Così è possibile avvicinarci a Dio che ci dà la sua benedizione e la conoscenza necessaria per vivere insieme e costruire quell’unità che può diventare realtà solo se a crederci per primi siamo noi stessi».

Daniela Catalano

Data: 21/01/2022



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