Venerdì, 19 Aprile 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

Monastero Invisibile, il testo della preghiera mensile per le vocazioni

Pubblichiamo il testo della preghiera mensile per le vocazioni del Monastero Invisibile.

 


L’evangelista Luca narra la notte di angoscia e di intensa preghiera di Gesù che lo portò al definitivo abbandono alla volontà del Padre, seguito dal tradimento di Giuda. Luca sottolinea che la preghiera di Gesù al Padre era carica di confidenza e di famigliarità. Nel testo, Gesù si rivolge a suo Padre con profonda intimità tra Dio e suo figlio Gesù nel momento in cui Gesù si sentì più bisognoso dell’amore del Padre. Il coinvolgimento è talmente elevato che il sudore si trasforma in sangue e un angelo viene mandato dal cielo a consolarlo.  

In questo mese di aprile, in prossimità dei giorni del Sacro Triduo, vogliamo ripercorrere la notte del Getsemani, rispondendo all’invito fatto agli apostoli, di vegliare e pregare almeno un’ora con Gesù. Il Signore ci renda partecipi del suo amore e di “reggere”, senza cedere al sonno, alla sua agonia, per bere al calice della sua passione e ottenere il dono di sante vocazioni per la Chiesa.

Entriamo nella preghiera con alcuni istanti in silenzio e concludiamo con la seguente orazione

Dio onnipotente ed eterno,
che hai ascoltato l’umile grido di preghiera del tuo Figlio, Gesù Cristo,
oppresso da profonda tristezza
fino alla morte nel Getsemani,
fa’ che, memori della debolezza degli apostoli,
impariamo ad uniformarci sempre alla tua volontà e,
con una vita dedita alla preghiera e alla vigilanza,
possiamo ottenere la libertà dal male.
Per Cristo nostro Signore. Amen. 

I.     In ascolto della Parola

Dal Vangelo secondo Luca                                                                                                                                                         15,32-42

Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione». Parola del Signore. Lode, a Te, o Cristo. 

Restiamo alcuni istanti in silenzio e rispondiamo alla Parola con il Salmo

Salmo 39 (40) - Ecco io vengo Signore, per fare la tua volontà!

Ho sperato, ho sperato nel Signore, ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido. Rit. 

Mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose, dal fango della palude; ha stabilito i miei piedi sulla roccia, ha reso sicuri i miei passi. Rit.

Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo, una lode al nostro Dio. Molti vedranno e avranno timore e confideranno nel Signore. Rit.

Beato l’uomo che ha posto la sua fiducia nel Signore e non si volge verso chi segue gli idoli né verso chi segue la menzogna. Rit.

Quante meraviglie hai fatto, tu, Signore, mio Dio, quanti progetti in nostro favore: nessuno a te si può paragonare! Rit.

Se li voglio annunciare e proclamare, sono troppi per essere contati. Rit.

Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto, non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato. 

Allora ho detto: «Ecco, io vengo. Nel rotolo del libro su di me è scritto di fare la tua volontà: mio Dio, questo io desidero; la tua legge è nel mio intimo». Rit.

Ho annunciato la tua giustizia nella grande assemblea; vedi: non tengo chiuse le labbra, Signore, tu lo sai. Rit. 

Non ho nascosto la tua giustizia dentro il mio cuore, la tua verità e la tua salvezza ho proclamato. Rit.

Non ho celato il tuo amore e la tua fedeltà alla grande assemblea. Rit.

Non rifiutarmi, Signore, la tua misericordia; il tuo amore e la tua fedeltà mi proteggano sempre,

perché mi circondano mali senza numero, le mie colpe mi opprimono e non riesco più a vedere: Rit.

sono più dei capelli del mio capo, il mio cuore viene meno. Rit. 

Dégnati, Signore, di liberarmi; Signore, vieni presto in mio aiuto. Rit.

Siano svergognati e confusi quanti cercano di togliermi la vita. Retrocedano, coperti d'infamia, quanti godono della mia rovina. Rit.

Se ne tornino indietro pieni di vergogna quelli che mi dicono: «Ti sta bene!». Rit.

Esultino e gioiscano in te quelli che ti cercano; dicano sempre: «Il Signore è grande!» quelli che amano la tua salvezza. Rit.

Ma io sono povero e bisognoso: di me ha cura il Signore. Tu sei mio aiuto e mio liberatore: mio Dio, non tardare. Rit.

II. Riflessione

Giunti al podere sul Monte degli Ulivi, anche quella notte Gesù si prepara alla preghiera personale. Ma questa volta avviene qualcosa di nuovo: sembra non voglia restare solo. Molte volte Gesù si ritirava in disparte dalla folla e dagli stessi discepoli, sostando «in luoghi deserti» (cfr Mc 1,35) o salendo «sul monte», dice san Marco (cfr Mc 6,46). Al Getsemani, invece, egli invita Pietro, Giacomo e Giovanni a stargli più vicino. Sono i discepoli che ha chiamato ad essere con Lui sul monte della Trasfigurazione (cfr Mc 9,2-13). L’Evangelista Marco narra: «Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate”» (14,33-34). 

Le parole di Gesù ai tre discepoli che vuole vicini durante la preghiera al Getsemani, rivelano come Egli provi paura e angoscia in quell'«Ora», sperimenti l’ultima profonda solitudine proprio mentre il disegno di Dio si sta attuando. E in tale paura e angoscia di Gesù è ricapitolato tutto l'orrore dell'uomo davanti alla propria morte, la certezza della sua inesorabilità e la percezione del peso del male che lambisce la nostra vita.

Dopo l’invito a restare e a vegliare in preghiera rivolto ai tre, Gesù «da solo» si rivolge al Padre. L’Evangelista Marco narra che Egli «andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora» (14,35). Gesù cade faccia a terra: è una posizione della preghiera che esprime l’obbedienza alla volontà del Padre, l’abbandonarsi con piena fiducia a Lui. È un gesto che si ripete all’inizio della Celebrazione della Passione, il Venerdì Santo, come pure nella professione monastica e nelle Ordinazioni diaconale, presbiterale ed episcopale, per esprimere, nella preghiera, anche corporalmente, l’affidarsi completo a Dio, il confidare in Lui. Poi Gesù chiede al Padre che, se fosse possibile, passasse via da lui quest’ora. Non è solo la paura e l’angoscia dell’uomo davanti alla morte, ma è lo sconvolgimento del Figlio di Dio che vede la terribile massa del male che dovrà prendere su di Sé per superarlo, per privarlo di potere. Anche noi, nella preghiera dobbiamo essere capaci di portare davanti a Dio le nostre fatiche, la sofferenza di certe situazioni, di certe giornate, l’impegno quotidiano di seguirlo, di essere cristiani, e anche il peso del male che vediamo in noi e attorno a noi, perché Egli ci dia speranza, ci faccia sentire la sua vicinanza, ci doni un po’ di luce nel cammino della vita.

Gesù continua la sua preghiera: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu» (Mc 14,36). In questa invocazione ci sono tre passaggi rivelatori. All'inizio abbiamo il raddoppiamento del termine con cui Gesù si rivolge a Dio: «Abbà! Padre!» (Mc 14,36a). Sappiamo bene che la parola aramaica Abbà è quella che veniva usata dal bambino per rivolgersi al papà ed esprime quindi il rapporto di Gesù con Dio Padre, un rapporto di tenerezza, di affetto, di fiducia, di abbandono. Nella parte centrale dell'invocazione c’è il secondo elemento: la consapevolezza dell'onnipotenza del Padre – «tutto è possibile a te» -, che introduce una richiesta in cui, ancora una volta, appare il dramma della volontà umana di Gesù davanti alla morte e al male: «allontana da me questo calice!». Ma c’è la terza espressione della preghiera di Gesù ed è quella decisiva, in cui la volontà umana aderisce pienamente alla volontà divina. Gesù, infatti, conclude dicendo con forza: «Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu» (Mc 14,36c). Nell'unità della persona divina del Figlio la volontà umana trova la sua piena realizzazione nell’abbandono totale dell’Io al Tu del Padre, chiamato Abbà. San Massimo il Confessore afferma che dal momento della creazione dell’uomo e della donna, la volontà umana è orientata a quella divina ed è proprio nel “sì” a Dio che la volontà umana è pienamente libera e trova la sua realizzazione. Purtroppo, a causa del peccato, questo “sì” a Dio si è trasformato in opposizione: Adamo ed Eva hanno pensato che il “no” a Dio fosse il vertice della libertà, l’essere pienamente se stessi. Gesù al Monte degli Ulivi riporta la volontà umana al “sì” pieno a Dio; in Lui la volontà naturale è pienamente integrata nell’orientamento che le dà la Persona Divina. Gesù vive la sua esistenza secondo il centro della sua Persona: il suo essere Figlio di Dio. La sua volontà umana è attirata dentro l’Io del Figlio, che si abbandona totalmente al Padre. Così Gesù ci dice che solo nel conformare la sua propria volontà a quella divina, l’essere umano arriva alla sua vera altezza, diventa “divino”; solo uscendo da sé, solo nel “sì” a Dio, si realizza il desiderio di Adamo, di noi tutti, quello di essere completamente liberi. E’ ciò che Gesù compie al Getsemani: trasferendo la volontà umana nella volontà divina nasce il vero uomo, e noi siamo redenti. Ogni giorno nella preghiera del Padre nostro noi chiediamo al Signore: «sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra» (Mt 6,10). Nella preghiera di Gesù al Padre, in quella notte terribile e stupenda del Getsemani, la “terra” è diventata “cielo”; la “terra” della sua volontà umana, scossa dalla paura e dall’angoscia, è stata assunta dalla sua volontà divina, così che la volontà di Dio si è compiuta sulla terra. E questo è importante anche nella nostra preghiera: dobbiamo imparare ad affidarci di più alla Provvidenza divina, chiedere a Dio la forza di uscire da noi stessi per rinnovargli il nostro “sì”, per ripetergli «sia fatta la tua volontà», per conformare la nostra volontà alla sua. I racconti evangelici del Getsemani mostrano dolorosamente che i tre discepoli, scelti da Gesù per essergli vicino, non furono capaci di vegliare con Lui, di condividere la sua preghiera, la sua adesione al Padre e furono sopraffatti dal sonno. Domandiamo al Signore di essere capaci di vegliare con Lui in preghiera, di seguire la volontà di Dio ogni giorno anche se parla di Croce, di vivere un’intimità sempre più grande con il Signore, per portare in questa «terra» un po’ del «cielo» di Dio.

Dalla Catechesi del 1 febbraio 2012 di papa Benedetto XVI

III.   Invocazioni 

1. Gesù, per l’obbedienza che hai imparato al Getsemani, abbi pietà di noi.

Gesù, per la tua sottomissione al Getsemani, frutto di lotta, abbi pietà di noi.

Gesù, per il tuo amore verso di noi, sconfitto nemmeno al Getsemani, abbi pietà di noi.

Gesù, per la tua bontà, mai tinta di amarezza, abbi pietà di noi. 

Gesù, per il tuo coraggio, eroico anche al Getsemani, abbi pietà di noi.

Gesù, per l’angoscia e la tristezza di quelle ore, abbi pietà di noi.

Gesù, per il tuo timore e tremore, abbi pietà di noi.

Gesù, per la tua preghiera al Getsemani, abbi pietà di noi.

Gesù, per la tua caduta con la faccia a terra, abbi pietà di noi.

Gesù, per l'afflizione mortale della tua anima, abbi pietà di noi.

Gesù, per la tua preghiera: «Non la mia, ma la tua volontà sia fatta», abbi pietà di noi.

Gesù, per il tuo grido: «Abbà, Padre», abbi pietà di noi.

Gesù, per il tuo abbandono da parte degli apostoli dormienti, abbi pietà di noi.

Gesù, per il conforto che ricevesti dall'angelo, abbi pietà di noi.

Gesù, per il sudore di sangue della tua agonia, abbi pietà di noi.

Gesù, per la conoscenza che tu avesti di tutti i peccati del mondo, abbi pietà di noi. 

Gesù, per la tua conoscenza, al Getsemani, dei miei peccati, abbi pietà di noi.

Gesù, per l'afflizione del tuo cuore a causa dei miei peccati, abbi pietà di noi.

Gesù, per la tua obbedienza alla misteriosa volontà del Padre, abbi pietà di noi.

Gesù al Getsemani, intercessore di tutti gli afflitti, abbi pietà di noi.

Gesù al Getsemani, il più abbandonato di tutti i derelitti, abbi pietà di noi.

Gesù al Getsemani, modello di tutti i tentati, abbi pietà di noi.

Gesù al Getsemani, conforto di tutti quelli che lottano nell’agonia, abbi pietà di noi. 

Gesù al Getsemani, tu che comprendi ogni dolore, abbi pietà di noi.

2. Gesù al Getsemani, sii a noi propizio, liberaci, o Gesù.

Dai peccati pianti al Getsemani, liberaci, o Gesù. 

Dalla ingratitudine verso il tuo amore, liberaci, o Gesù.

Dalla indifferenza verso il tuo dolore, liberaci, o Gesù.

Dalla insensibilità verso la tua agonia, liberaci, o Gesù.

Dalla resistenza alle grazie ottenuteci al Getsemani, liberaci, o Gesù.

Dal rifiuto del tuo consenso al dolore e alla espiazione del Getsemani, liberaci, o Gesù.

Dal dubbio sull'amore di Dio, nelle nostre notti del Getsemani, liberaci, o Gesù.

Dall'amarezza nelle nostre prove del Getsemani, liberaci, o Gesù.

3. Noi, peccatori, ti preghiamo, ascoltaci. 

Perdona i nostri peccati, ti preghiamo, ascoltaci. 

Facci capire le tue sofferenze, ti preghiamo, ascoltaci.

Accordaci i sentimenti del tuo cuore nelle ore del Getsemani, ti preghiamo, ascoltaci.

Donaci di capire la penitenza e l'espiazione, ti preghiamo, ascoltaci.

Dacci la tua forza e la tua pazienza nei nostri affanni e abbandoni, ti preghiamo, ascoltaci.

Insegnaci a vegliare e a pregare sempre con te al Getsemani, ti preghiamo, ascoltaci.

Metti nel nostro cuore e sulle nostre labbra la parola: «Padre!», ti preghiamo, ascoltaci. 

 

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo perdonaci, o Signore.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo ascoltaci, o Signore.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo abbi pietà di noi. 

IV.  Padre nostro e dieci Ave Maria per la perseveranza dei nostri sacerdoti.

V.   Preghiera finale

Ti chiediamo, Signore: “manda operai nella tua messe”.
Riconosci nella nostra preghiera,
l’espressione di un grande bisogno:
mentre diminuiscono i ministri del Vangelo,
aumentano gli spazi dov’è urgente la loro presenza.
Abbiamo bisogno di sacerdoti, Signore!
Dona, perciò, ai nostri giovani,
un animo docile e coraggioso perché accolgano il tuo invito.
Parla al loro cuore e chiamali per nome.
Siano, per tua grazia, sereni, liberi e forti;
soltanto legati a un amore unico, casto e fedele.
Siano apostoli appassionati del tuo Regno,
ribelli alla mediocrità, umili eroi dello Spirito.
Un’altra cosa ti chiediamo, Signore:
fa che non manchino coloro che, in tuo nome, si fanno voce della tua chiamata,
impegnandosi ad invitare, consigliare, accompagnare e guidare.
Siano le nostre parrocchie luoghi accoglienti della vocazione al ministero.
Conforta nel lavoro apostolico coloro che già vivono la tua chiamata,
il nostro Vescovo, i nostri Sacerdoti, i nostri Diaconi:
proteggili nelle ansie, custodiscili nelle solitudini, confermali nella fedeltà.
All’intercessione della tua Santa Madre,
affidiamo, o Gesù, la nostra preghiera.
Nascano, Signore, dalle nostre suppliche
le vocazioni di cui abbiamo tanto bisogno. Amen.

 

Data: 04/04/2022



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