Venerdì, 19 Aprile 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

LE LETTURE

PRIMA LETTURA (Sap 9,13-18)
Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?

Dal libro della Sapienza

Quale, uomo può conoscere il volere di Dio?
Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?
I ragionamenti dei mortali sono timidi
e incerte le nostre riflessioni,
perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima
e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni.
A stento immaginiamo le cose della terra,
scopriamo con fatica quelle a portata di mano;
ma chi ha investigato le cose del cielo?
Chi avrebbe conosciuto il tuo volere,
se tu non gli avessi dato la sapienza
e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?
Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra;
gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito
e furono salvati per mezzo della sapienza».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 89)
Rit: Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.

Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.

Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l’erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca.

Insegnaci a contare i nostri giorni
E acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi!

Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda.

SECONDA LETTURA (Fm 1,9-10.12-17)
Accoglilo non più come schiavo, ma come fratello carissimo.

Dalla lettera a Filèmone

Carissimo, ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù. Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore.
Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo. Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario.
Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore.
Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso.

VANGELO (Lc 14,25-33)
Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.

LA BEATA

Beata Caterina Mattei

1/caterina.jpgRiprendiamo il nostro cammino alla scoperta dei santi e dei beati raccontando la vita di Caterina Mattei, terziaria domenicana proclamata beata nel 1808 da papa Pio VII.

Caterina nacque a Racconigi nel 1486, da Billia Ferrari e dal fabbro Giorgio Mattei.
A cinque anni ebbe una visione della Madonna, seguita da vari altri fenomeni mistici.
Crescendo la “bella biondina”, come era chiamata in paese, respinse ogni offerta di matrimonio e giovanissima fece voto di verginità.
A 24 anni ricevette il dono delle stimmate.
Durante il corso della sua vita ebbe altre visioni e colloqui con il Signore e con la Vergine.
Nel 1513 vestì l’abito delle Terziarie domenicane, insieme a due amiche e si impegnò a vivere secondo la regola di san Domenico in castità, povertà e obbedienza, non in convento, ma in casa.
Si offrì vittima di espiazione per i peccatori durante la guerra che imperversava nel suo paese. Gesù apparendole le rivelò la sua missione: «Con l’esemplarità della tua vita procurerai l’onore mio e la salvezza delle anime in queste terre… Non ti mancheranno tribolazioni, anche da parte del demonio».

Caterina subì aridità spirituali, malattie, contrarietà, tentazioni e vessazioni diaboliche ma fu arricchita di molti doni straordinari. Le grazie divine e i miracoli che operava le attirarono gelosie, invidie e calunnie e fu anche accusata di essere una “masca” ossia una strega, per cui fu sottoposta all’inquisizione di Torino.
Subì vari altri interrogatori a Casale, Vercelli, Mirandola. Ne uscì scagionata da ogni accusa. Non si placarono, però, i pettegolezzi e le calunnie, che portarono il principe Bernardino di Savoia a metterla al bando nel 1523.
Caterina si ritirò nel vicino paese di Caramagna, dove continuarono le esperienze mistiche e ricevette la visita del conte Gian Francesco Pico della Mirandola, nipote e biografo del famoso umanista Giovanni Pico della Mirandola, che giunto curioso e diffidente, ricevette le confidenze sulle sue esperienze mistiche e divenne amico della donna.
Una sera mentre era a letto colpita da una grande febbre stava pensando alle anime purganti, quando improvvisamente sentì una voce che disse: «Caterina, affinché da qui in avanti, tu ti possa prendere maggiormente a cuore le povere anime, io ti farò ora sentire per un istante le loro pene».

Fu rapita in estasi e condotta in Purgatorio, dove vide le fiamme e le anime che soffrivano le pene più atroci. Da allora le sue preghiere e le sue penitenze, le offrì metà per la conversione dei peccatori e metà per suffragare le anime del Purgatorio.

Negli ultimi anni di vita soffrì di una lunga malattia.

Morì a Carmagnola il 4 settembre 1547. Le sue spoglie furono trasferite nella chiesa nella chiesa dell’Assunta di Garessio, dove ancora oggi sono venerate.
La sua casa di Caramagna fu trasformata in santuario. La memoria liturgica si celebra il 4 settembre.

Daniela Catalano

Data: 03/09/2022



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