Venerdì, 29 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

IL COMMENTO DI DON DOGLIO

PRIMA LETTURA (Is 55,1-3)
Venite e mangiate.

Dal libro del profeta Isaìa

Così dice il Signore:
«O voi tutti assetati, venite all’acqua,
voi che non avete denaro, venite;
comprate e mangiate; venite, comprate
senza denaro, senza pagare, vino e latte.
Perché spendete denaro per ciò che non è pane,
il vostro guadagno per ciò che non sazia?
Su, ascoltatemi e mangerete cose buone
e gusterete cibi succulenti.
Porgete l’orecchio e venite a me,
ascoltate e vivrete.
Io stabilirò per voi un’alleanza eterna,
i favori assicurati a Davide».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 144)

Rit: Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa
e tu dai loro il cibo a tempo opportuno.
Tu apri la tua mano
e sazi il desiderio di ogni vivente.

Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.

SECONDA LETTURA (Rm 8,35.37-39)
Nessuna creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?
Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati.
Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.

VANGELO (Mt 14,13-21)

Tutti mangiarono e furono saziati.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.
Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

IL SANTO

Oggi, 31 luglio, la Chiesa fa memoria di Sant’Ignazio di Loyola, fondatore dell’Ordine dei Gesuiti.

1/SIgnazio.JPGIñigo Lopez de Loyola, che dopo la conversione cambiò nome in Ignazio, nacque, il 24 dicembre 1491, ultimo di 13 figli, nel castello di Loyola, nel comune di Azpeitia, nei paesi Baschi della Spagna settentrionale. Il padre era stato soldato al servizio dei Re cattolici e per la sua fedeltà alla corona fu fatto vassallo del re. Ignazio quindi ricevette l’educazione cavalleresca propria del suo ceto. Nel 1517 entrò a servizio del Viceré di Navarra. Quando nel 1521 i francesi entrarono in territorio spagnolo e marciarono alla conquista della città di Pamplona, trovarono a capo dei cavalieri difensori della città Ignazio che, però, il 20 maggio fu colpito da una palla di cannone che gli sfracellò la gamba destra e gli ferì anche la sinistra.

Alla caduta del loro capitano i soldati spagnoli si arresero. I francesi raccolsero Ignazio e lo mandarono al suo castello a Loyola. I medici cercarono di curarlo in ogni modo, ma non fu possibile impedire che rimanesse zoppo per il resto della vita. Durante la lunga convalescenza gli furono dati da leggere due libri: la Legenda aurea di Jacopo da Varagine e la Vita Christi di Lu-dolfo di Sassonia e cominciò così in lui un processo di conversione religiosa.
Cominciò a pregare, leggere testi sacri, meditare e trascrivere alcuni appunti che in seguito avrebbero dato vita ai suoi esercizi. Una volta ristabilito si recò al celebre santuario spagnolo di Montserrat in Catalogna dove trascorse una notte in preghiera. Al mattino depose la spada e il pugnale all’altare della Vergine e, al loro posto, si fornì di un bastone da pellegrino. Si diresse a Manresa a meditare e far penitenza. Cominciò a digiunare e autoflagellarsi. Presto capì la necessità della direzione spirituale. Dalle sue vicissitudini a Manresa nasceranno i suoi Esercizi Spirituali, che furono approvati dal Papa nel 1548.

Ignazio suddivise il cammino spirituale degli Esercizi in quattro tappe, che aiutano chi li pratica a “vincere se stesso e mettere ordine nella propria vita, senza lasciarsi influenzare nelle sue scelte da passioni disordinate”. Gli Esercizi terminano con una contemplazione, caratteristica ignaziana, per ottenere da Dio l’amore più puro e più ardente.

Per prepararsi al lavoro apostolico, Ignazio riprese ad Alcalà gli studi interrotti, cominciando dal latino, senza però smettere di fare gli E-sercizi. L’inquisizione, sospettando Ignazio di eresia, lo mise in prigione. Liberato, passò a Salamanca e anche qui gli fu ingiunto di non predicare gli Esercizi senza aver prima studiato teologia. Fu così che lasciò la Spagna e andò a Parigi, dove presso il Collegio di Santa Barbara, condivise la stanza con altri due studenti: lo spagnolo Francesco Saverio e il francese Pietro Favre.

Ignazio aveva un progetto, che comunicò ai suoi due amici: consacrarsi all’apostolato in Terra Santa e se ciò non fosse possibile, offrirsi al Santo Padre perché disponesse di loro a suo piacimento. L’idea piacque, e a loro si unirono altri quattro studenti. Decisero di formare il gruppo di “Compagni di Gesù”.

Il 15 agosto 1534 nella Cappella di Montmartre si consacrarono a Dio, creando così la Compagnia di Gesù.

Terminati gli studi e ordinati sacerdoti, si diedero appuntamento a Venezia, in attesa della partenza per l’Oriente. Purtroppo, nel 1537, per la guerra la partenza fu rimandata.

Allora andarono a Roma e offrirsi al Papa che li accolse bene, si fece dar prova della saldezza della loro fede e dottrina cattolica e dette loro il permesso di predicare e celebrare i sacramenti. Per aiutare i ragazzi che crescevano senza istruzione per mancanza di mezzi, Ignazio dove abitava, fece scrivere “Scuola gratuita” e cominciò ad insegnare. Fu l’inizio delle numerose Scuole e Collegi che si diffusero l’Italia e l’Europa e che furono note come “Scuola dei Gesuiti”. Approvata la Compagnia di Gesù da Paolo III il 27 settembre 1540, Ignazio fu eletto Generale a vita. Primo suo compito fu quello di scrivere le Costituzioni del nuovo Ordine che voleva essere “Ad maiorem Dei gloriam”. Ignazio soffrì per molti anni di gravi disturbi all’apparato digerente, ma non smise mai di lavorare, nonostante i dolori.
Morì il 31 luglio 1556 e fu canonizzato nel 1622.

Data: 31/07/2014



Archivio Notizie


Diocesi di Tortona

p.zza Duomo, 12
15057 Tortona (AL)

CONTATTACI

Il magazine della Diocesi

Il Popolo

VEDI ONLINE

oppure

SCARICA L'APP

La radio ufficiale della Diocesi

RadioPNR

VEDI ONLINE

oppure

SCARICA L'APP


©2023 - Diocesi di Tortona