Venerdì, 13 Giugno 2025
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Mons. Guido Marini
Vescovo

Editoriale 13 marzo

Addio famiglia?

Non bastano le preoccupazioni di fronte alle statistiche

All'apparenza ? solo una parola, un rapido passaggio in un documento ampio, ricco di dati e percentuali. Ma in realt? dietro quel "primo" si nasconde una realt? preoccupante e forse un modo di interpretarla corretto ma rassegnato.

In breve. Alla vigilia dell'8 marzo Eurostat, ufficio statistico della Commissione Ue, ha diffuso una ricerca che intendeva fotografare, da un punto di vista "numerico", l'"Europa al femminile". Diverse pagine per spiegare la presenza delle donne nel mondo del lavoro e i posti (troppo pochi) ad esse assegnati alla guida di imprese pubbliche e private; per raccontare la (scarsa) rappresentanza "rosa" nelle istituzioni politiche, nazionali e comunitarie; ma anche per mettere a confronto le scelte di maschi e femmine circa l'utilizzo del tempo libero (i primi preferiscono le manifestazioni sportive, le seconde un buon libro oppure cinema e teatro).

Nulla di nuovo, in verit?, quanto piuttosto un'utile conferma, attraverso le cifre, di sensazioni condivise, di realt? sperimentate. Comprese quelle riguardanti l'aspettativa di vita (di gran lunga superiore fra le donne), l'innalzamento dell'et? matrimoniale e di quella delle neomamme, che ormai viaggia attorno alla media dei 30 anni.

Ma a questo punto l'occhio cade su un termine, presente in tutte e tre le edizioni linguistiche in cui ? diffuso il documento, ovvero inglese, francese e tedesco. "Women's age at first marriage varies between...": "l'et? delle donne al primo matrimonio varia tra...". Proprio cos?, al "primo" matrimonio.

Un'espressione inconsueta, questa, per l'asciutta prosa degli statistici, la quale lascia intendere - anzi d? per scontato - che ci si possa sposare pi? di una volta. Pu? sembrare una costatazione banale: il vincolo del matrimonio ? reso vulnerabile pressoch? in tutti gli ordinamenti giuridici occidentali con l'introduzione del divorzio. E anche chi crede fermamente all'indissolubile sacramento che unisce uomo e donna, non pu? evitare di fare i conti con la quotidianit?, che ci ricorda come, ad esempio, nella sola Unione europea i matrimoni sono in calo ma anche "instabili". Negli ultimi 25 anni divorzi e separazioni sono cresciuti del 55%, fino a una media di uno ogni 30 secondi. Dal 1980 a oggi si contano oltre 13 milioni di fallimenti matrimoniali, con il coinvolgimento di circa 20 milioni di figli. La situazione varia da paese a paese, ma non c'? nazione che possa ritenersi al riparo da tale fenomeno. Tanto ? vero che la Rete europea dell'Istituto di politica familiare (Ipf) nel suo Rapporto 2007 sulla famiglia nel vecchio continente affermava: "Tra divorzi, aborti, calo delle nascite, invecchiamento e insufficienza di politiche di sostegno, la famiglia monogamica rischia di scomparire dal panorama continentale".

La conclusione ? forse eccessiva, anche solo a partire dalla convinzione che ogni linea di tendenza non ? irreversibile. Resta per? la certezza che non si pu? rimanere con le mani in mano, aspettando un miracolo che renda "unico" e non "primo", nell'arco di una vita, l'istituto - e il dono - del matrimonio. Adeguate politiche di sostegno al nucleo familiare, una legislazione prudente e una rinnovata scommessa sull'"educazione alla famiglia" possono dare felici sorprese.

Gianni Borsa

Data: 12/03/2008



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