Giovedì, 18 Aprile 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO : riflessione del Vescovo

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO : riflessione del Vescovo

Le letture della domenica

PRIMA LETTURA (Is 53,10-11)
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza.

Dal libro del profeta Isaìa

Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 32)

Rit: Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo.

Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.

SECONDA LETTURA (Eb 4,14-16)
Accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia.

Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede.
Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.

VANGELO (Mc 10,35-45)

Il Figlio dell’uomo è venuto per dare la propria vita in riscatto per molti.

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

LA SANTA 

1/teresa_avila_1.jpgOggi, 15 ottobre, la Chiesa fa memoria di S. Teresa di Gesù, Dottore della Chiesa.

Teresa nacque ad Avila, nella Vecchia Castiglia, il 28 marzo del 1515. Il padre era un ebreo convertito approdato ad Avila, città famosa per la sua tolleranza religiosa. Teresa cresciuta in una famiglia numerosa, ebbe un’infanzia serena e aiutò il padre a crescere i fratelli.

A vent’anni andò in convento malgrado l’opposizione paterna. Entrò nel Carmelo dell’Incarnazione d’Avila il 2 novembre 1535, fuggendo di casa.
Questo convento era molto “aperto” e non vi si respirava un clima di raccoglimento spirituale. Confusa e scoraggiata, Teresa si ammalò e fece ritorno a casa.

La sua malattia durò tre anni, nei quali restò paralizzata a letto.
Poi ristabilita tornò al convento. Per sua stessa ammissione, seguì un periodo molto tormentato perché, come lei stessa diceva: “non godevo di Dio, ma non gioivo del mondo, quando mi trovavo tra i piaceri mondani mi tormentavo pensando a Dio, quando pensavo a Dio mi mancavano i piaceri mondani”. Il tormento durò a lungo.
Teresa ebbe molti dubbi e cambiò continuamente confessore perché non si trova a suo agio, fino ad arrivare a quella che lei chiamò la sua “conversione”, a 39 anni.
L’incontro con alcuni direttori spiritualila lanciò a grandi passi verso la perfezione. Nel 1557 decise di eliminare dalla sua vitatutto ciò che le impediva di seguire, totalmente, il Signore.
Iniziò quindi la sua vita di profonda preghiera interiore e cominciò a considerare di tornare alla Regola originale della clausura.

Nel 1560 ebbe la prima idea di un nuovo Carmelo dove potesse vivere meglio la sua regola, realizzata due anni dopo col monastero di S. Giuseppe.
Dopo il suo incontro con san Giovanni della Croce iniziò a porre le basi anche per la fondazione di monasteri maschili riformati.
Teresa ottenne dal Generaledell’Ordine, la facoltà di moltiplicare i suoi monasteri e il permesso per due conventi di “Carmelitani contemplativi” (poi detti Scalzi), che potessero aiutare le monache.
Morì ad Alba de Tormes il 4 ottobre 1582, mentre si trovava a consolare un’amica. Alla morte di Teresa i monasteri femminili della riforma erano 17.
Nel 1581 nacque la Provincia degli Scalzi. A causa della riforma gregoriana del calendario, la sua festa liturgica fu spostata al 15 ottobre.

Nel 1622 fu canonizzata e nel 1970 proclamata, prima donna della storia, dottore della Chiesa, insieme con santa Caterina da Siena.

 

Data: 18/10/2015



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