Giovedì, 28 Marzo 2024
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Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

Monsignor Viola incontra i Diaconi

TORTONA - Domenica 17 gennaio, nella sede del Seminario di Tortona, l’incontro di Mons. Vittorio Viola con i diaconi permanenti e aspiranti si è aperto con la consueta preghiera, prima di trattare l’oggetto della giornata: la liturgia, i simboli e la ricaduta di ciò sulla partecipazione dei fedeli alla celebrazione eucaristica.

Il Vescovo ha iniziato con una sintetica introduzione storica riguardante il periodo medioevale.
Ha precisato che, pur evitando di parlare di Medioevo come di un periodo buio per la vita della Chiesa, si debbano registrare forme involutive nella prassi liturgica e ha invitato a prenderne atto, non tanto per emettere un giudizio su quel periodo, quanto per comprendere le riforme successive, compresa quella recente del Concilio Ecumenico Vaticano II.

Mons. Viola ha sintetizzato alcuni dei motivi per cui si venne a creare una vera e propria spaccatura tra i ministri del culto e il popolo.
I primi si esprimevano con il linguaggio colto, il latino, non comprensibile alla popolazione che utilizzava l’idioma volgare; i secondi cioè il popolo, pertanto, durante la celebrazione, non comprendendo la lingua liturgica, si trovava nella posizione di chi “assiste” come spettatore e non “partecipa” al rito.
La liturgia era argomento riservato alla classe sacerdotale e i segni liturgici, non spiegati, non compresi nel loro significato, venivano fraintesi.

La mancanza di una mistagogìa, cioè il percorso che spiegava il vero significato dei segni-riti-parole, lasciava spazio a interpretazioni “capricciose” di ciò che si vedeva e i fedeli alimentavano la loro spiritualità con allegorie o peggio allegorismi, (ai fedeli s’insegnava a vedere dietro a ogni particolare liturgico un significato profondo, spesso fittizio e del tutto artificiale) o con devozioni private (religiosità spontanea talvolta venata di superstizioni o di credenze popolari).

La comunione eucaristica cedeva il passo a quella spirituale, era presente una forte richiesta di celebrazioni di SS. Messe private dietro compenso e s’instaurò la consuetudine, seppur vietata, delle Messe bi/trifaciatae (nelle quali un solo rito sacrificale serviva per più celebrazioni della parola) o della missa sicca (celebrazione senza canone né consacrazione).

La liturgia diveniva l’esecuzione di una serie di norme prescritte che rendevano valida la celebrazione, piuttosto che l’attenzione sulla verità del gesto, “prevaleva la preoccupazione giuridica nei confronti della celebrazione” senza tenere in considerazione la comprensione del popolo. La Messa diventava una sequenza rituale dalla quale i laici erano quasi esclusi, un “atto di culto illecito perchè senza partecipazione”.

In tutto ciò mancava il “senso teologico di cosa fosse la celebrazione, mancava la comprensione del fatto che ci si trovasse di fronte non all’allegoria, ma a simboli, cioè a realtà che evocano valori ulteriori”.
Per chiarire il significato il Vescovo ha aggiunto: “Italia: per descrivere la nostra nazione posso mostrare una carta geografica dettagliata o il tricolore: a differenza della cartina, la bandiera parla un linguaggio simbolico, narra di città, confini, persone, storia. La bandiera dice il tutto della nazione, è un simbolo e in quanto simbolo è totalizzante”.

Nella liturgia tutto è simbolo, ma ogni volta che non viene rispettato per ciò che è, esso si infrange. “Il simbolo ha una realtà potentissima, ma anche fragile. C’è un modo nel trattare le specie eucaristiche – ha precisato – anche nell’esercizio del ministero, che talvolta sembra tradire una non comprensione del simbolo, cioè del fatto che Cristo ha messo nelle nostre mani il Suo corpo”.

Monsignor Viola anticipando che la liturgia sarà argomento ulteriormente approfondito nei successivi incontri, ha concluso sottolineando come, nell’esercizio del ministero, “ogni ministro ha tra le mani simboli che il più delle volte non sono rispettati; talvolta non comprendiamo la forza che essi hanno e abbiamo un modo funzionale di trattarli facendo perdere loro di significatività, non lasciando loro modo di esprimere ciò che sono”.

Al termine i presenti si sono recati nella cappella per il canto dei Vespri e si sono dati appuntamento per il ritiro spirituale che si terrà dal 29 al 31 gennaio a Sestri Levante.

Cristina Bertin

Data: 20/01/2016



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