Giovedì, 28 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO : La riflessione del Vescovo

Le letture della domenica  

PRIMA LETTURA (Is 6,1-2.3-8)
Eccomi, manda me!

Dal libro del profeta Isaìa

Nell’anno in cui morì il re Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo:
«Santo, santo, santo il Signore degli eserciti!
Tutta la terra è piena della sua gloria».
Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi:
«Ohimè! Io sono perduto,
perché un uomo dalle labbra impure io sono
e in mezzo a un popolo
dalle labbra impure io abito;
eppure i miei occhi hanno visto
il re, il Signore degli eserciti».
Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e disse:
«Ecco, questo ha toccato le tue labbra,
perciò è scomparsa la tua colpa
e il tuo peccato è espiato».
Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 137)

Rit: Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria.

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo.

Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.

Ti renderanno grazie, Signore, tutti i re della terra,
quando ascolteranno le parole della tua bocca.
Canteranno le vie del Signore:
grande è la gloria del Signore!

La tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani.

SECONDA LETTURA (1Cor 15,1-11)
Così predichiamo e così avete creduto.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!
A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture
e che fu sepolto
e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture
e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.
Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.
Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.

VANGELO (Lc 5,1-11)

Lasciarono tutto e lo seguirono.

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

LA SANTA

1/agata_1.jpgSant’Agata vergine e martire

Il 5 febbraio la Chiesa ricorda la vergine Agata, molto venerata in tutta Italia. Nacque intorno alla metà del III secolo, a Catania in una famiglia nobile e ricca.

Il padre Rao e la madre Apolla decisero di chiamarla Agata, che in greco significa “buona”.
Dei suoi primi anni di vita non ci sono giunte testimonianze documentate, ma si può supporre che sin dalla più tenera età Agata abbia ricevuto dai genitori una buona educazione e che dal loro esempio abbia appreso il valore delle virtù cristiane: la preghiera, la rinuncia alle ricchezze terrene, il coraggio della fede.
Molto presto Agata ebbe chiaro nel cuore il desiderio di donarsi totalmente a Cristo. Nel segreto dell’animo si era già promessa a Dio e, non ancora quindicenne, decise di consacrarsi solennemente. Il vescovo di Catania accolse la sua richiesta e, durante una cerimonia ufficiale chiamata velatio, le impose il flammeum, il velo di color rosso fiamma che portavano le vergini consacrate. Un giorno, il proconsole Quinziano fu informato che in città, tra le vergini consacrate, viveva una nobile e bella fanciulla.

Decise di conoscerla. Per sottrarsi all’ordine del proconsole Agata per qualche tempo rimase nascosta lontano da Catania. Quando fu condotta in tribunale al cospetto di Quinziano, questi fu rapito dalla sua bellezza.
Un ardore passionale lo invase, ma i suoi tentativi di seduzione furono vani, perchè Agata lo respinse sempre con grande fermezza. Il proconsole la affidò così per un mese a una cortigiana, che era conosciuta col nome di Afrodisia.

Quinziano però capì che lusinghe, promesse e minacce non sortivano alcun effetto su quella giovane innamorata di Gesù. Decise allora di sottoporla un processo. Convocata al palazzo pretorio, Agata entrò fiera e umile. Per un giorno e una notte Agata rimase chiusa in una cella del carcere, all’interno del palazzo pretorio: diventata in seguito un luogo di culto.
La mattina successiva fu condotta per la seconda volta davanti al proconsole che cercò di piegarla alla sua volontà. Resosi conto che qualunque tentativo di persuasione era destinato al fallimento, con uno scatto d’ira, ordinò di sottoporla a orrende torture.
Ad Agata furono stirate le membra, fu percossa con le verghe, lacerata col pettine di ferro, le furono squarciati i fianchi con lamine arroventate. Ogni tormento però sembrava darle nuovo vigore. Allora Quinziano si accanì ulteriormente contro di lei e ordinò di amputarle le mammelle.

Agata fu riportata in cella, ferita e sanguinante. Mentre pregava in silenzio, nel buio della cella, la fanciulla vide avvicinarsi una luce bianca. Era un fanciullo vestito di seta con una lucerna in mano. Lo seguiva un uomo anziano.

Inizialmente Agata non volle che l’anziano le porgesse i medicamenti che aveva portato con sé per guarire le sue ferite.
All’uomo che le si avvicinò disse che la sua unica medicina era Cristo. Solo quando costuila rassicurò e le disse di essere San Pietro, l’apostolo di Cristo, Agata chinò il capo e accettò che su di lei si compisse la volontà di Dio.

Vide che le ferite erano guarite, il suo seno era rifiorito e il suo spirito si era rinvigorito. Dopo quattro giorni di cella, all’alba del quinto fu condotta in tribunale per la terza volta.
Quinziano fu sbalordito e incredulo nel vedere rimarginate le ferite sul corpo di Agata e volle sapere cosa fosse accaduto.

Per Agata fu decisa una morte più atroce. Fu gettata sulle braci, coperta soltanto dal suo velo da sposa di Cristo. Secondo la tradizione si sarebbe verificato un altro miracolo, a testimoniare la chiara santità di Agata: il fuoco, che straziava il suo corpo, non bruciò invece il velo.

Agata morì il 5 febbraio 251.

Il “velo di sant’Agata” diventò subito una reliquia molto preziosa e molte volte fu portato in processione di fronte al fuoco delle colate laviche dell’Etna, ed ebbe il potere di far arrestare il magma.
E’ patrona della sua città, Catania, e anche della Repubblica di San Marino e dell’isola di Malta.

 

Data: 06/02/2016



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