Giovedì, 18 Aprile 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

Esercizi spirituali per Diaconi Permanenti

Il Diacono “servo inutile” di Cristo

1/diaconi 2.jpgVARAZZE - Da venerdì 13 gennaio a domenica 15 ha avuto luogo il ritiro dei Diaconi permanenti della Diocesi di Tortona, presso la Casa di ospitalità Fatebenefratelli in Varazze, due giorni condensati di intensa attività, come ha detto il Vescovo Mons. Vittorio Viola, durante i quali si sono svolti gli esercizi spirituali.
I canali utilizzati sono stati in primis il silenzio, la meditazione, l’adorazione eucaristica comunitaria e personale, le recita delle Lodi e dei Vespri, la recita del S. Rosario, la Santa Messa, culmine delle azioni liturgiche.

Ha fatto da guida alla meditazione Mons. Carlo Ghidelli, Arcivescovo emerito di Lanciano-Ortona, attualmente a riposo per raggiunti limiti d’età, che ora risiede a Milano e fa da vice parroco in una parrocchia della città.
Noto biblista in campo nazionale e internazionale, ha collaborato alla traduzione interconfessionale della Bibbia in lingua corrente, nonché all’attuale revisione della Bibbia promossa dalla CEI.
Ha approfondito in particolare lo studio dell’opera lucana (Vangelo e Atti degli Apostoli).
Ha all’attivo numerose pubblicazioni. Il suo esordio è stato molto incoraggiante: “Voi siete l’espressione del volto più giovanile della Chiesa Cattolica”.

La meditazione non poteva che essere incentrata sulla figura di Cristo servo, in greco “doulos”, che indica anche meno di servo, addirittura schiavo.

Per meglio comprendere il tema della diaconia, del servizio, conviene partire dalla Lumen Gentium, la seconda delle quattro costituzioni dogmatiche del Concilio ecumenico Vaticano II, che fissa il ripristino, dopo vari secoli, nella Chiesa di Occidente, del diaconato nella sua forma permanente: si tratta di un evento importante, un dono dello Spirito alla sua Chiesa, un dono nuovo e insieme antico.
“La meditazione – dice Mons. Ghidelli – parte da Gesù Cristo, servo e diacono per eccellenza, per far in modo che il ministero di cui investisti i Diaconi sia il più possibile conforme e vicino al suo volere, nel modo di viverlo e di servire.
Anche Maria, la madre di Gesù, con il suo sì è modello di diaconia e di servizio, così l’apostolo Paolo che si è consumato nella predicazione del Vangelo ai pagani fino al martirio.
Nel secondo Isaia compare la figura del Servo fedele di Javhè, considerato dalla tradizione cristiana una prefigurazione di Gesù sofferente e vittorioso, morto per salvare l’umanità: Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti”. Più volte Gesù stesso ha affermato: “Il figlio dell’uomo è venuto per servire, non per essere servito”. E ancora “non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte di croce” leggiamo nella seconda lettera ai Filippesi.
L’episodio della lavanda dei piedi poi è una delle più grandi lezioni che Gesù dà ai suoi discepoli, perché dovranno seguirlo sulla via della generosità totale nel donarsi con umiltà al servizio dei fratelli.

La meditazione si sofferma ad esaminare le caratteristiche che Gesù vuole dai suoi discepoli, nel modo di servire: la fede totale nel Signore, operosità e obbedienza ai suoi comandi (“beato quel servo che il padrone al suor ritorno troverà al lavoro”), essere buoni amministratori dei talenti ricevuti.
Quando allora potremo dire di essere servi inutili?
“Al nostro Padrone celeste noi non serviamo. Lui non ha alcun bisogno di noi. Lui però vuole servirsi di noi per manifestarci tutto il suo grande amore e la sua infinita carità.
Ci vuole rendere importanti ai suoi occhi. Quasi necessari, indispensabili.
L’importanza è Lui che la conferisce.
Noi però dobbiamo rimanere sempre nella nostra inutilità.
Allora potremo dichiararci servi inutili! Quando abbiamo fatto ogni obbedienza. Se non obbediamo, non siamo inutili, siamo invece oziosi, infingardi, fannulloni. Questa relazione di vera inutilità è tutta da riscoprire, tutta da vivere, tutta da osservare.
È questa la vera relazione dell’umiltà che caratterizza la vera vita dei veri servi del Signore”.

A conclusione del ritiro, l’intera Comunità dei Diaconi permanenti ha ritenuto di dover ringraziare di tutto cuore Mons. Carlo Ghidelli e il Vescovo Mons. Vittorio Viola, veri maestri di fede e di spiritualità.

Piercarlo Peccorini

Data: 18/01/2017



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