Venerdì, 29 Marzo 2024
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Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

Via Crucis per i Missionari Martiri

Il 23 marzo a Torricella Verzate l’Ufficio Missionario Diocesano ha organizzato la Via Crucis per i Missionari Martiri

Offrire la vita per annunciare l’amore di Cristo per noi

1/viacrucis.jpgTORRICELLA VERZATE  Il 24 marzo 1980, mentre celebrava l’eucarestia, Mons. Oscar Romero, Vescovo di San Salvador fu brutalmente ucciso.
La celebrazione annuale di una Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri, proprio il 24 marzo, prende ispirazione da quell’evento sia per fare memoria di quanti lungo i secoli hanno immolato la propria vita proclamando il primato di Cristo e annunciando il Vangelo fino alle estreme conseguenze, sia per ricordare il valore supremo della vita che è dono per tutti.

Quest’anno lo slogan scelto dalla Fondazione Missio per la Giornata, giunta alla sua 25^ edizione, era “Non abbiate paura”.

Un’espressione diretta e significativa scelta dalla Fondazione Missio – che rappresenta in Italia le Pontificie Opere Missionarie – perché la testimonianza dei martiri, come ha detto papa Francesco, “ricorda l’importanza e il senso del martirio per l’evangelizzazione nel mondo.

Dal 1990 al 2016 sono stati uccisi ben 1.112 operatori pastorali cattolici e solo nel 2016, secondo le stime dell’Agenzia Fides, sono stati 28 i martiri, sei in più rispetto all’anno precedente.
Si tratta di 14 sacerdoti, 9 religiose, 1 seminarista, 4 laici. In Africa sono stati uccisi 8 operatori pastorali, in Asia 7, in Europa 1 sacerdote.
Tra i più noti c’è don Jacques Hamel, il sacerdote di 84 anni ucciso da due terroristi il 27 luglio 2016 mentre celebrava messa a Parigi e le quattro suore missionarie della Carità (due rwandesi, una indiana e una keniana) uccise nello Yemen, insieme ad altre persone, da un commando di uomini armati che hanno attaccato la struttura dove assistevano anziani e disabili.
La celebrazione diocesana della Giornata, organizzata dall’Ufficio Missionario, si è svolta giovedì 23 marzo presso il Santuario della Passione di Torricella Verzate ed è stata presieduta dal Vescovo Mons. Vittorio Viola.

Numerosi fedeli, tra cui un gruppo di giovani delle tre comunità di Torricella, Mornico e Corvino affidate al parroco don Luciano Daffra e tanti sacerdoti tra cui don Alfredo Ferrari, per molti anni missionario in Africa, si sono ritrovati sulla sommità del monte di Torricella per partecipare alla Via Crucis.

Don Stefano Calissano, direttore del Centro Missionario Diocesano, ha introdotto la preghiera illustrando la storia della Giornata e l’importanza del martirio che si fonda sul sacrificio di Cristo, martire per eccellenza che ha offerto la vita per la salvezza del mondo.

Le meditazioni delle letture delle singole stazioni erano tratte dalla Via Crucis scritta dal cappuccino padre Raniero Cantalamessa e i canti di accompagnamento sono stati eseguiti dalla Corale interparrocchiale “San Giovanni Bosco” diretta da Simone Solerio.
La Via Crucis si è snodata lungo le 14 stazioni che compongono il suggestivo Sacro Monte.
Al termine i partecipanti sono entrati nel Santuario per ascoltare la riflessione del Vescovo e per i riti conclusivi.

“Più noi prendiamo le distanze da Gesù e più il suo cuore ci desidera” con queste parole il Vescovo ha iniziato la sua riflessione, dopo aver ringraziato il parroco, la comunità ospitante e i membri dell’Ufficio Missionario diocesano.

La sete di Gesù al pozzo di Sicar, nel brano evangelico della samaritana e la sete che lui manifesta sulla croce nel momento della passione sono l’espressione del desiderio che Lui ha di entrare in comunione con ciascuno di noi noi.
Il Signore vuole “aprire un varco nel nostro cuore dentro il quale potersi offrire come sorgente di acqua viva – ha continuato il Vescovo – e il suo amore è più forte dell’orrore della passione che noi abbiamo offerto a Lui”. “La Chiesa è spinta alla missione proprio dalla sete che Gesù ha di ogni uomo e di ogni donna e tutta la spinta missionaria ha la sua origine nel desiderio che Dio ha di raggiungere tutti gli uomini”.

La morte di quanti si sono resi disponibili per la missione trova senso nel desiderio ardente che Dio ha di ciascuno – ha proseguito Viola – e sarà soddisfatto solo quando saremo pronti a metterci in cammino per annunciare il suo amore e quando ogni uomo e ogni donna avranno conosciuto il suo amore, perché “l’annuncio più pieno è l’offerta di sé stessi dentro l’offerta di Gesù”. La solenne benedizione, impartita con la reliquia della S. Croce, conservata nel santuario, ha concluso la celebrazione.

I partecipanti sono tornati a casa con la consapevolezza che la missionarietà si vive nel dono di sé stessi e nell’annuncio del Vangelo.

Daniela Catalano

Data: 01/04/2017



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