Venerdì, 29 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

II DOMENICA DI PASQUA o della Divina Misericordia: riflessione del Vescovo

PRIMA LETTURA (At 2,42-47)
Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune.

Dagli Atti degli Apostoli

[Quelli che erano stati battezzati] erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere.

Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli.

Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno.

Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo.

Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 117)

Rit: Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre.

Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre».

Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
ma il Signore è stato il mio aiuto.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
Grida di giubilo e di vittoria
nelle tende dei giusti:
la destra del Signore ha fatto prodezze.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!

SECONDA LETTURA (1Pt 1,3-9)
Ci ha rigenerati per una speranza viva, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo

Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per essere rivelata nell’ultimo tempo.

Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco –, torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime.

VANGELO (Gv 20,19-31)
Otto giorni dopo venne Gesù.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

LA SANTA

1/elisabetta1.jpgSanta Maria Elisabetta Hesselblad

La Chiesa il 24 aprile fa memoria di Santa Maria Elisabetta Hesselblad, canonizzata a Roma il 5 giugno dello scorso anno da Papa Francesco.

È la prima svedese dichiarata Santa dopo la Riforma. Nacque il 4 giugno 1870 a Faglavick (Svezia) nella provincia del Vastergotland, quintogenita di tredici figli. Il padre e la madre Karin erano luterani e molto praticanti. Nella chiesa luterana fu battezzata il 12 luglio 1870, successivamente ricevette la prima comunione e la confermazione nel 1885 oltre a una istruzione religiosa approfondita.
Alla età di sette anni fu colpita dalla scarlattina e dalla difterite, a dodici anni una malattia le provocò ulcere allo stomaco ed emorragie, che proseguirono per tutta la vita. Fin dalla giovinezza il suo maggiore desiderio fu trovare l’Unico Ovile di cui parlava il Nuovo Testamento.
Nel 1888, diciottenne, emigrò negli Stati Uniti alla ricerca di un posto di lavoro per aiutare economicamente la sua famiglia.

L’anno seguente, a causa dei suoi disturbi, fu ricoverata in ospedale e si trovò in una situazione disperata. Promise, se fosse guarita, di diventare infermiera, e così fece.
Si diplomò presso il Roosevelt Hospital dove cominciò a lavorare. Conobbe il padre gesuita Giovanni Giorgio Hagen, che le fece conoscere in maniera approfondita la dottrina cattolica e decise di farsi battezzare e ricevere la prima comunione nella Chiesa cattolica il 15 agosto 1902.

Nel 1903 decise di visitare Roma e per puro caso scoprì la casa dove abitò Santa Brigida, fondatrice dell’Ordine monastico del S.S. Salvatore, molto noto in Svezia. Il 25 marzo del 1904 Maria Elisabetta ritornò a Roma, avendo il proposito di rifondare il vetusto Ordine brigidino, ma fu preda di forti febbri e ricevette perfino l’unzione degli infermi.
Sapeva che la casa di Santa Brigida era occupata da una comunità di carmelitane, alle quali non interessava la memoria della Santa svedese. Nello stesso anno anche suo fratello decise di diventare cattolico.
Il 22 giugno 1906, nella cappella della casa di Santa Brigida, vestì l’abito grigio delle Brigidine di Syon Abbey ed emise i voti alla presenza di padre Hagen. Il 10 luglio pronunciò in forma privata i voti come figlia di Santa Brigida.

Suor Elisabetta visitò le comunità brigidine ancora presenti in Europa, volendo informarle sul suo desiderio di rifondare l’Ordine.
Rimase fortemente colpita solo dal monastero di Syon, sia per il fatto che le suore indossassero ancora il saio cinerino (il saio della penitenza medievale), sia perché conservassero le preghiere corali dell’antica liturgia brigidina.
Con l’aiuto di Pio X, l’8 settembre del 1911 riportò in vita l’Ordine di Santa Brigida, volendo restare fedele alla tradizione brigidina per l’indole contemplativa e la celebrazione solenne della liturgia. Tutto il suo apostolato si rifece al motto “Ut omnes unum sint”.

Il 4 marzo del 1920 fu nominata badessa dell’Ordine del Santissimo Salvatore ed affermò che tre erano i compiti del’Ordine: contemplazione, adorazione e riparazione.
Nel luglio del 1923 andò in Svezia per il 550° anniversario della morte di Santa Brigida a Vadstena (dove aveva eretto nel 1343 il suo primo monastero). Alla cerimonia presero parte numerosi luterani.
Nello stesso anno riuscì a far nascere una casa brigidina a Djursholm cittadina  a nord est di Stoccolma, ritenuto come uno dei borghi più esclusivi e facoltosi della Svezia. Nei primi anni di vita della casa giunsero alle suore brigidine numerose minacce di morte anonime da parte dei luterani.
Il 10 aprile del 1931 il Vaticano affidò all’Ordine fondato da suor Maria Elisabetta, a tempo indeterminato, la chiesa di Santa Brigida insieme al convento oramai abbandonato dalle carmelitane.
Nel 1943, quando Roma era in mano ai nazisti, la santa ospitò senza alcun distinguo ebrei, poveri, rifugiati, comunisti italiani, tedeschi e polacchi.
Ebbe una bella amicizia con il rabbino di Roma Israele Eugenio Zolli, che poi divenne cattolico nel 1946.
Nel gennaio del 1955 il re Gustavo VI di Svezia volle attribuirle l’onorificenza di Commendatore dell’Ordine della Stella del Nord, per le sue opere.
Il 24 aprile del 1957, a 87 anni, morì nella casa generalizia di piazza Farnese e fu seppellita al cimitero del Verano.

Daniela Catalano

 

Data: 20/04/2017



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