Venerdì, 29 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

III DOMENICA DI PASQUA: Riflessione del Vescovo

PRIMA LETTURA (At 2,14.22-33)
Non era possibile che la morte lo tenesse in suo potere.

Dagli Atti degli Apostoli

[Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così:

«Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene –, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso.

Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. Dice infatti Davide a suo riguardo: “Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai la mia vita negli inferi né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione. Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza”.

Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e il suo sepolcro è ancora oggi fra noi. Ma poiché era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: “questi non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne subì la corruzione”.

Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 15)

Rit: Mostraci, Signore, il sentiero della vita.

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.

SECONDA LETTURA (1Pt 1,17-21)
Foste liberati con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo

Carissimi, se chiamate Padre colui che, senza fare preferenze, giudica ciascuno secondo le proprie opere, comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri.

Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia.

Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi si è manifestato per voi; e voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio.

VANGELO (Lc 24,13-35)

Lo riconobbero nello spezzare il pane.

+ Dal Vangelo secondo Luca

Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.

Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».

Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.

Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».

Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

IL SANTO

1/sant ugo.jpgSant’Ugo di Cluny

Il 29 aprile la Chiesa fa memoria di Sant’Ugo il Grande, abate di Cluny, nato a Semur, vicino ad Autun, in Francia nel 1024.

Figlio del conte Dalmazio fu affidato giovinetto alle cure di uno zio vescovo di Auxerre.
A quattordici anni entrò novizio a Cluny, a venti fu consacrato prete.

Alla morte dell’abate Odilone avvenuta il 1° gennaio 1049, fu eletto abate e fu insediato il 22 febbraio dello stesso anno.

Fece numerosi viaggi in Europa nelle varie Case della Congregazione cluniacense. Durante il suo abbaziato Cluny raggiunse il suo massimo splendore.

A lui si deve anche la terza e più imponente fase di costruzione dell’abbazia.

Si impegnò nel combattere la rilassatezza del clero, nel ristabilire la disciplina ecclesiastica, nel garantire alla chiesa una maggiore indipendenza dallo stato. Appena eletto, Ugo partecipa attivamente, con Leone IX, al concilio di Reims nel 1049.
Il santo appoggiò l’azione di Ildebrando in Francia durante la missione di questo del 1055, e fu a Roma con papa Stefano II, che morì nelle sue braccia a Firenze (1058); partecipò con Nicola II al sinodo di Roma (1059) che promulgò il famoso decreto relativo all’elezione dei papi.

Legato di Nicola II per restaurare la vita ecclesiastica nella Francia meridionale, presiedette (1060) il sinodo di Tolosa.

Quando i privilegi di Cluny furono attaccati in Francia, egli difese la sua causa al concilio di Roma (1063). Gregorio VII fece appello a Ugo per averlo suo alleato e collaboratore, ma l’abate, troppo legato alla famiglia imperiale, svolse soprattutto un’azione conciliatrice.
Fece da mediatore a Canossa tra papa Gregorio VII e l’imperatore Enrico IV, del quale era stato padrino di battesimo.
Legato di Gregorio VII in Spagna presso Alfonso VI ottenne che il rito mozarabico fosse sostituito da quello romano. Il santo ebbe il favore anche dei successori di Papa Gregorio.

Estese le consuetudini cluniacensi a un grande numero di monasteri in Francia, in Spagna, in Italia, in Germania, in Austria e Boemia. Fautore di una vasta riforma liturgica, fece ricostruire la chiesa di Cluny.

Concluse la sua vita a 85 anni, il 29 aprile 1109 a Cluny.
Fu canonizzato il 6 gennaio 1120.

Nel 1562 gli Ugonotti saccheggiarono l’abbazia di Cluny e bruciarono il corpo del santo.

Daniela Catalano

Data: 27/04/2017



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