Il campus di "Sovvenire": una sfida formativa raccolta dalla CEI
Si è svolto dal 4 al 7 settembre a Ciampino. Era presente un nostro seminarista
CIAMPINO - Se facessimo un semplice sondaggio nelle nostre realtà parrocchiali circa il sistema del “Sovvenire” – termine che racchiude in una parola l’intero universo del servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa Cattolica – fatte le debite eccezioni del caso, avremmo reazioni di smarrimento, indifferenza, se non di opposizione, alimentate purtroppo da scarsa e lacunosa informazione.
Secondo un’indagine Gfk, realizzata su un campione di popolazione adulta di 1000 interpellati, solamente un fedele su due ha sentito parlare di 8xmille in parrocchia, quota che scende se si parla dell’iniziativa “Insieme per i sacerdoti”, ovvero dell’insieme delle azioni volte al sostentamento dei sacerdoti. Parlare di soldi e Chiesa Cattolica nelle nostre parrocchie pare sia divenuto sconveniente, anche alla luce di alcuni episodi negativi che tutti abbiamo in mente. Meglio tacere e, purtroppo, anche i parroci talora sono restii a parlarne.
La sfida formativa è stata raccolta dalla Cei che, tramite il Servizio Centrale del “Sovvenire”, organizza dal 2003 un Campus intensivo destinato ai seminaristi di tutt’Italia e agli incaricati diocesani di nuova nomina (presbiteri e laici).
Il programma del campus 2017, davvero ricco e stimolante, che si è tenuto a Ciampino dal 4 al 7 settembre, ha visto l’alternanza di relazioni in sala, conferenze e lezioni frontali in aula, coordinate da docenti ed esperti di altissimo livello e competenza tecnica.
Comunione, corresponsabilità, partecipazione dei fedeli, perequazione, solidarietà, trasparenza e libertà: sono alcuni dei pilastri su cui si fonda il sostegno economico alla Chiesa scaturito dalla revisione concordataria del 1984.
Sono valori che rendono più ricca spiritualmente l’intera comunità e che traggono le loro radici più profonde dalla vita delle prime comunità cristiane: “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune.
[…] Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno” (At 4,32.34). Insieme, laici e ministri ordinati, sono chiamati a testimoniare con la loro vita questi valori e ad amministrare i beni spirituali e materiali che la Chiesa possiede.
Il sistema di sostegno economico alla Chiesa cattolica post-concordatario è, dunque, una delle espressioni più significative dell’ecclesiologia del Vaticano II e può contribuire, nel tempo, a coinvolgere la comunità dei fedeli ad una partecipazione e corresponsabilità ecclesiale “effettiva” e non solo “affettiva”.
Si tratta di una sfida permanente capace, però, di educarci ad essere sempre più quella Chiesa “casa e scuola di comunione” descritta.
Una Chiesa nella quale si accantonano piccoli e grandi egoismi, gelosie, provincialismi e campanilismi per allargare sempre più gli orizzonti. Una sfida educativa che contribuirà al bene comune dell’intera comunità ecclesiale e civile in quanto, come ha sottolineato mons. Nun-zio Galantino, segretario generale della Cei nel suo intervento, “la Chiesa restituisce decuplicato quanto riceve. La trasparenza è sempre premiata: la migliore conoscenza della provenienza delle risorse per il culto e la pastorale, il sostentamento dei sacerdoti e per la carità è sempre benvenuta tra i fedeli”.
Un’esperienza quella del Campus “ComuniDARE” molto significativa che, in un clima di scambio fraterno e condivisione costruttiva, ha permesso di rendere più nitida l’immagine della situazione economica del sostentamento alla Chiesa, rafforzando maturità e senso critico oltre la superficialità di un’informazione spesso schierata.
Stefano Giuliano
Data: 13/09/2017