Giovedì, 28 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

IV DOMENICA DI PASQUA: Riflessione del Vescovo

PRIMA LETTURA (At 4,8-12)
In nessun altro c’è salvezza.

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro:
«Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato.
Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo.
In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 117)

Rit: La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell’uomo.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti.

Ti rendo grazie, perché mi hai risposto,
perché sei stato la mia salvezza.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
sei il mio Dio e ti esalto.
Rendete grazie al Signore, perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.

SECONDA LETTURA (1Gv 3,1-2)
Vedremo Dio così come egli è.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.

VANGELO (Gv 10,11-18)

Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

IL SANTO DELLA SETTIMANA

1/san marco.jpgSan Marco evangelista

Il 25 aprile si ricorda San Marco che è stato prima discepolo dell’apostolo e poi di Pietro ed è l’autore del Vangelo omonimo.

È venerato come santo anche dalla Chiesa ortodossa e quella copta, che lo considera proprio patriarca e primo vescovo di Alessandria.

Sarebbe nato circa nel 20 d.C. in Cirenaica, in una famiglia agiata che gli permise gli studi. Quando tribù barbare invasero la Cirene, la sua famiglia si rifugiò a Gerusalemme.

Si racconta che rimase orfano e che la madre ospitò nella sua villa Gesù e gli apostoli.

Probabilmente non conobbe direttamente Gesù anche se la leggenda vuole che lui fosse il ragazzo che seguì Gesù dopo l’arresto e che compare solo nel suo Vangelo. Nel 44 d.C., il giovane Marco seguì San Paolo nelle sue missioni di evangelizzazione di Antiochia, poi a Cipro e in Asia Minore.

Nel 60 d.C. San Pietro lo cita in una lettera chiamandolo affettuosamente figlio perché fu un suo fedele collaboratore di San Pietro. Il suo Vangelo, come dicono i Padri della Chiesa, non è altro che la predicazione di San Pietro fissata sulla carta.

Accompagnò l’apostolo nei suoi viaggi a Roma e scrisse il suo Vangelo in lingua greca, la più parlata in quei tempi. Lo scopo era quello di dimostrare la potenza di Gesù Cristo, Figlio di Dio, che si manifestò nell’operare molti miracoli.

Scrisse il Vangelo tra l’anno 40 e il 60, dopo quello di S. Matteo, e prima di quello di S. Luca, come assicura la tradizione. Ordinato vescovo, fu mandato in Egitto.

Confermando la sua predicazione con una vita santa e penitente, fondò ad Ales-sandria la fiorente comunità della Chiesa alessandrina.

Subì un martirio crudele.

Non vi sono notizie certe su dove e come Marco morì.

Si racconta che la sua morte avvenne ad Alessandria d’Egitto, dove fu ucciso il 25 aprile del 68, dopo essere stato trascinato per la città.

Una famosa leggenda racconta che nell’828 alcuni mercanti veneziani per sottrarre agli infedeli le reliquie del santo le nascosero in una cesta di carne di maiale in modo che i musulmani non toccassero la merce.

Pochi anni dopo fu iniziata la costruzione della basilica intitolata a lui e che ancora oggi ospita le sue reliquie.

Il suo simbolo è il leone alato perché il suo Vangelo inizia con la voce di Giovanni Battista che si leva nel deserto come il ruggito di un leone.

Daniela Catalano

Data: 19/04/2018



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