I 150 anni dell'Azione Cattolica
AC, la storia raccontata dai 7 presidenti
TORTONA - “Possiamo annoverare questo consiglio come evento che entra a pieno diritto nella storia dell’Azione Cattolica diocesana”.
Così ha iniziato il suo intervento conclusivo l’attuale presidente Raffaele Bonaventura durante il consiglio diocesano convocato per incontrare, in occasione delle celebrazioni per il 150°, tutti i presidenti diocesani che si sono succeduti negli ultimi 50 anni, dal momento in cui l’Azione Cattolica ha rinnovato lo statuto e cambiato la sua struttura organizzativa per meglio rispondere alle richieste che il Concilio Vaticano II aveva consegnato alla Chiesa.
Dopo una breve introduzione che ha riproposto con una “freccia del tempo” il percorso compiuto insieme, il vicepresidente dei giovani Massimo Guerra ha intervistato i sette presidenti rivolgendo a tutti le stesse domande e invitandoli a ripercorrere le principali sfide e le maggiori opportunità incontrate nello svolgimento dei loro mandati.
Enzo Dematti, storico traghettatore dell’associazione ai tempi di Vittorio Bachelet, ha ricordato in due parole la grande ed euforica stagione del cambiamento: scelta religiosa e consigli pastorali.
Due termini che esprimono pienamente la grande sfida che l’Azione Cattolica ha dovuto affrontare per un profondo rinnovamento che i tempi chiedevano: l’associazione fino a quel momento aveva sostanzialmente sostenuto unilateralmente il partito dei cattolici nel secondo dopoguerra e servito la Chiesa come “esercito all’altar” quando ancora i movimenti non erano all’orizzonte.
Mauro Rossi, alla guida dell’associazione per quattro mandati, ha ricordato la grande opera di formazione culturale che ha consentito a molti laici di svolgere il proprio apostolato in un servizio che ha raggiunto l’intera diocesi e ha favorito la nascita di molti appuntamenti che sono diventati tradizione e punti di riferimento per l’azione pastorale.
Non è mancata l’attenzione all’impegno sociale e civile attraverso le scuole di formazione politica che hanno segnato per la nostra diocesi una felice stagione di impegno personale e comunitario.
Gianni Castagnello, ringraziando per la “chiamata” alla partecipazione ecclesiale ricevuta in associazione, ha ricordato come la stagione dello studio e della diffusione del Concilio ha rinsaldato il senso della laicità come esercizio quotidiano di tenere insieme la vita religiosa e la vita mondana in un impegno di fedeltà a Dio e a all’uomo.
Una formazione che consolidava il senso di responsabilità (“I care”) e aiutava a cercare i segni della presenza di Dio nel mondo nell’esercizio di un discernimento che trovava la sua autenticità e la sua forza nel condividere e nel fare gruppo.
Pinuccia Barbieri ha guidato l’associazione nel passaggio del millennio, tempo in cui abbiamo vissuto un vero e proprio cambiamento del modo di essere associazione a livello diocesano e nazionale.
Tempo nel quale, pur cominciando la crisi dell’associazionismo e della presenza del clero in calo numerico, l’Azione Cattolica è restata punto di riferimento per la vita delle parrocchie svolgendo il suo servizio in centro diocesi e nei territori anche attraverso la Casa Alpina di Brusson che ha visto un grande impegno per la ristrutturazione e il rilancio dell’attività pastorale, soprattutto per i giovani.
Due parole possono sintetizzare quegli anni: prossimità e quotidianità come cifre della presenza e del servizio.
Gianfranco Agosti, naturalmente cresciuto alla scuola di questa ricca esperienza diocesana, ha sottolineato l’importanza del senso della diocesanità e della territorialità come elementi fondamentali della presenza dell’Azione Cattolica che esprimeva così la propria vicinanza alle parrocchie in occasione della visita pastorale e al vescovo e ai parroci nel comune impegno di pastorale diocesana. Fondamentali i passaggi legati al rinnovamento dello statuto e al convegno di Loreto come l’intensificazione dei rapporti con i livelli regionali e nazionali dell’associazione che hanno consolidato collaborazioni e responsabilità utili alla crescita dell’esperienza diocesana.
Piero Ponte ha completato il quadro riportando l’attenzione sul tema dell’educazione che interpellava tutta la Chiesa nella sfida educativa e nel valore grande e incommensurabile dell’intergenerazionalità.
Non sono mancati nel ricordo pensieri di gratitudine nei confronti di vescovi, sacerdoti assistenti e laici che hanno donato il meglio di sé all’esperienza associativa in questo cammino condiviso che ha acquisito la cifra di famiglia, sensazione che è rimasta in ciascuno dei presenti ed è solida base per i prossimi 150 anni di cammino e futuro.
La presidenza diocesana
Data: 27/06/2018