Venerdì, 29 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO: La riflessione del vescovo

PRIMA LETTURA (Ne 8,2-4.5-6.8-10)
Leggevano il libro della legge e ne spiegavano il senso.

Dal libro di Neemìa

In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere.
Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci d’intendere; tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge. Lo scriba Esdra stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l’occorrenza.
Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore.
I levìti leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura.
Neemìa, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge.
Poi Neemìa disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 18)
Rit: Le tue parole, Signore, sono spirito e vita.

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.

Ti siano gradite le parole della mia bocca;
davanti a te i pensieri del mio cuore,
Signore, mia roccia e mio redentore.

SECONDA LETTURA (1Cor 12,12-30)
Voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.
E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. Se il piede dicesse: «Poiché non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. E se l’orecchio dicesse: «Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato?
Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.
Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?

VANGELO (Lc 1,1-4; 4,14-21)

Oggi si è compiuta questa Scrittura.

+ Dal Vangelo secondo Luca

Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

I SANTI DELLA SETTIMANA

1/timoteo.jpgSanti Timoteo e Tito

Il 26 gennaio la Chiesa fa memoria dei santi Timoteo e Tito, che furono tra i più stretti collaboratori di San Paolo apostolo. L’uno a capo della Chiesa di Efeso e l’altro di quella di Creta.

I due santi, convertiti da San Paolo, furono dei fari luminosi e delle guide per l’umanità. Timoteo, che in greco significa “che onora Dio”, era nato a Listra, a nordovest di Tarso da madre giudea e padre pagano. Il fatto che la madre avesse contratto un matrimonio misto e non avesse fatto circoncidere il figlio lascia pensare che Timoteo fosse cresciuto in una famiglia non strettamente osservante, anche se conosceva le Scritture fin dall’infanzia.
Quando Paolo passò per Listra all’inizio del secondo viaggio missionario, scelse Timoteo come compagno, poiché “egli era assai stimato dai fratelli di Listra e di Iconio” (At 16,2), ma lo fece circoncidere “per riguardo ai Giudei che si trovavano in quelle regioni” (At 16,3). Insieme con Paolo e Sila, Timoteo attraversò l’Asia Minore fino a Troade, da dove passò in Macedonia.

Quando Paolo fu costretto a proseguire fino ad Atene, Timoteo lo raggiunse in quella città e da lì venne inviato alla giovane Chiesa di Tessalonica. Raggiunse poi Paolo a Corinto e collaborò con lui nell’evangelizzazione della città.

Tito, il cui nome è di origine latina, era greco di nascita e quindi pagano. Paolo lo condusse con sé a Gerusalemme per il Concilio apostolico, nel quale fu solennemente accettata la predicazione ai pagani del Vangelo libero dai condizionamenti della legge mosaica.
Nella Lettera a lui indirizzata, l’apostolo lo elogia definendolo “mio vero figlio nella fede comune” (Tt 1,4). Paolo inviò Tito a Corinto dopo Timoteo con il compito di ricondurre quell’indocile comunità all’obbedienza. Tito riportò la pace tra la Chiesa di Corinto e Paolo lo definì “mio compagno e collaboratore”.

Da alcune Lettere si apprende che fu Vescovo di Creta, da dove raggiunse Paolo a Nicopoli in Epiro e poi andò anche in Dalmazia.

Tito è noto solo attraverso le lettere di Paolo, in quanto gli Atti degli Apostoli non lo menzionano. È anche il destinatario della famosa “Lettera a Tito”, che insieme alle due lettere a Timoteo fa parte delle cosiddette “lettere pastorali”. Sono le uniche Lettere della Scrittura indirizzate a un individuo, con annotazioni molto personali.

Quando Paolo si recò a Gerusalemme per l’incontro con gli apostoli, portò con sé Timoteo il circonciso con Tito l’incirconciso.

Nei due collaboratori egli riunì simbolicamente gli uomini della legge e gli uomini dalle genti. Di Timoteo si sa che da Corinto partì per Troade sulla sponda asiatica per attendere Paolo diretto a Gerusalemme.

Da quel momento le fonti non dicono più nulla di lui. Eusebio nella sua “Storia ecclesiastica” lascia intendere che morì lapidato per aver condannato il culto al dio pagano Dioniso.
Le reliquie di Timoteo che erano a Costantinopoli, dal 1239 sono ora conservate nella cattedrale di Termoli in Molise.

Daniela Catalano

 

Data: 23/01/2019



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