Sabato, 20 Aprile 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

I DOMENICA DI QUARESIMA: La riflessione del Vescovo

PRIMA LETTURA (Dt 26,4-10)
Professione di fede del popolo eletto.

Dal libro del Deuteronòmio

Mosè parlò al popolo e disse:
«Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all’altare del Signore, tuo Dio, e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore, tuo Dio: “Mio padre era un Aramèo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi. Ci condusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele. Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato”. Le deporrai davanti al Signore, tuo Dio, e ti prostrerai davanti al Signore, tuo Dio».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 90)
Rit: Resta con noi, Signore, nell’ora della prova.

Chi abita al riparo dell’Altissimo
passerà la notte all’ombra dell’Onnipotente.
Io dico al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio in cui confido».

Non ti potrà colpire la sventura,
nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
Egli per te darà ordine ai suoi angeli
di custodirti in tutte le tue vie.

Sulle mani essi ti porteranno,
perché il tuo piede non inciampi nella pietra.
Calpesterai leoni e vipere,
schiaccerai leoncelli e draghi.

«Lo libererò, perché a me si è legato,
lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il mio nome.
Mi invocherà e io gli darò risposta;
nell’angoscia io sarò con lui,
lo libererò e lo renderò glorioso».

SECONDA LETTURA (Rm 10,8-13)
Professione di fede di chi crede in Cristo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, che cosa dice [Mosè]? «Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore», cioè la parola della fede che noi predichiamo. Perché se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza.
Dice infatti la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso». Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato».

VANGELO (Lc 4,1-13)
Gesù fu guidato dallo Spirito nel deserto e tentato dal diavolo.

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».
Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

LA SANTA DELLA SETTIMANA

1/santa francesca romana.jpgSanta Francesca Romana

La santa di questa settimana è una nobildonna quattrocentesca, fondatrice delle Oblate di Tor de’ Specchi.
Il 9 marzo la Chiesa ricorda Santa Francesca Romana, ovvero Francesca Bussa de’ Buxis de’ Leoni, detta familiarmente Franceschella o Ceccolella.
Nacque a Roma nel 1384 dove visse per tutta la vita in un palazzo nei pressi di Trastevere. Cresciuta negli agi di una nobile e ricca famiglia, coltivò nel suo animo l’ideale della vita monastica, ma non poté sottrarsi, com’era consuetudine, alla scelta che per lei avevano fatto i suoi genitori.

Andò in sposa, a soli 12 anni, al nobile Lorenzo de’ Ponziani che si diceva fosse imparentato con Papa Bonifacio IX. Ebbe tre figli e gli ultimi due, Giovanni Evangelista e Agnese, morirono di peste ancora giovani.

La giovane sposa si trovò a vivere una vita serena con il marito Lorenzo, altrettanto ricco e nobile.
Con semplicità accettò i doni della vita, l’amore dello sposo, i suoi titoli nobiliari, le sue ricchezze, i tre figli nati dalla loro unione e sui quali ella riversò un amore vigile e tenero e con altrettanta semplicità e fermezza d’animo ne accettò la privazione, quando dei tre due morirono.
Nel frattempo Roma subiva i contraccolpi dello scisma d’Occidente per la presenza di antipapi.

A uno di questi, Giovanni XXIII, mosse guerra il re di Napoli, Ladislao d’Angiò, che per ben due volte invase l’Urbe.
La guerra colpì da vicino anche Francesca, che ebbe il marito seriamente ferito e l’unico figlio rimastole preso come ostaggio.

Tutte queste sventure non piegarono il suo animo, sostenuto dalla presenza misteriosa ma efficace del suo angelo custode. Il suo palazzo divenne la meta obbligata di bisognosi d’ogni genere.

Generosa con tutti, profondeva i beni di cui disponeva per alleviare le tribolazioni degli altri, senza nulla concedere a se stessa. Per poter allargare il raggio della sua azione caritativa, nel 1425 fondò la congregazione delle Oblate Olivetane di S. Maria Nuova, dette anche Oblate di Tor de’ Specchi.
Tre anni dopo la morte del marito, emise ella stessa i voti nella congregazione da lei fondata, assumendo il secondo nome di Romana. Alla morte del marito fu scelta come superiora dell’ordine da lei fondato, incarico che mantenne fino alla morte avvenuta il 9 marzo 1440.
Le sue spoglie mortali vennero esposte per tre giorni nella chiesa di S. Maria Nuova, che avrebbe poi preso il suo nome, e fu così unanime il tributo di devozione resole dai romani che una cronaca dell’epoca parla di “tota civitas”, di tutta Roma, accorsa a renderle l’estremo saluto. Fu canonizzata nel 1608.

La santa è oggi molto familiare nella devozione dei romani e spesso le giovani coppie scelgono la basilica di S. Maria Nova al Palatino, a lei intitolata nel ’600, quasi al centro dei Fori Imperiali, per sposarsi.
Il suo corpo riposa proprio in questa chiesa.
Lei è patrona di Roma, insieme ai Santi Pietro e Paolo ed è la protettrice degli automobilisti.

Daniela Catalano

 

Data: 09/03/2019



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