Giovedì, 28 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

LE LETTURE

PRIMA LETTURA (Is 45,1.4-6)
Ho preso Ciro per la destra per abbattere davanti a lui le nazioni.

Dal libro del profeta Isaìa

Dice il Signore del suo eletto, di Ciro:
«Io l’ho preso per la destra,
per abbattere davanti a lui le nazioni,
per sciogliere le cinture ai fianchi dei re,
per aprire davanti a lui i battenti delle porte
e nessun portone rimarrà chiuso.
Per amore di Giacobbe, mio servo,
e d’Israele, mio eletto,
io ti ho chiamato per nome,
ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca.
Io sono il Signore e non c’è alcun altro,
fuori di me non c’è dio;
ti renderò pronto all’azione, anche se tu non mi conosci,
perché sappiano dall’oriente e dall’occidente
che non c’è nulla fuori di me.
Io sono il Signore, non ce n’è altri».

 

SALMO RESPONSORIALE (Sal 95)
Rit: Grande è il Signore e degno di ogni lode.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.
Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,
il Signore invece ha fatto i cieli.

Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri.

Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine.

SECONDA LETTURA (1Ts 1,1-5b)
Mèmori della vostra fede, della carità e della speranza.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési

Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicési che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace.
Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro.
Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione.

 

VANGELO (Mt 22,15-21)
Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

IL SANTO

1/Sant Ignazio di Antiochia.jpgSant’Ignazio di Antiochia

Il 17 ottobre la Chiesa commemora sant’Ignazio di Antiochia, vissuto in Siria tra il 35 e il 107. Fu il terzo vescovo della comunità cristiana della città dopo san Pietro e sant’Evodio, dal 70 al 107, anno del martirio.
Le notizie su di lui provengono da Eusebio di Cesarea che ne parla nella sua “Storia Ecclesiastica” e dalla Lettera di Policarpo ai Filippesi. È venerato dalla Chiesa ortodossa e fa parte dei Padri della Chiesa.
Crebbe in un ambiente pagano e fu convertito da adulto da San Giovanni evangelista. Arrestato perché cristiano, durante una delle persecuzioni sotto l’imperatore Traiano, negli anni tra il 107 e il 110, fu condannato a essere ucciso dalle bestie.
Nel viaggio sotto scorta militare, che fece verso Roma, insieme ad altri cristiani condannati fece lunghe soste.

La prima tappa verso il luogo del martirio fu la città di Smirne, dove era vescovo san Policarpo, discepolo di san Giovanni.
Qui Ignazio scrisse 4 lettere, rispettivamente alle Chiese di Efeso, di Magnesia, di Tralli e di Roma.

Leggendo questi testi si sente la freschezza della fede della generazione che aveva conosciuto gli apostoli. Arrivò poi a Troade da dove scrisse alle chiese di Filadelfia e di Smirne e al suo vescovo Policarpo.

Passò poi da Filippi, come testimonia la lettera scritta posteriormente da Policarpo ai Filippesi, per imbarcarsi poi a Durazzo per l’Italia.

Le sette lettere scritte in questo viaggio, che lui trasformò in corteo trionfale, hanno uno stile molto acceso e diretto e testimoniano la vigorosa passione di questo vescovo per Cristo e per l’unità delle chiese.

Si può cogliere nelle Lettere una sorta di dialettica costante e feconda tra due aspetti caratteristici della vita cristiana: da una parte la struttura gerarchica della comunità ecclesiale, e dall’altra l’unità fondamentale che lega fra loro tutti i fedeli in Cristo.
Ignazio si definiva “frumento di Dio”, destinato ad essere stritolato dalle bestie per diventare pane puro di Cristo.
Raggiunta Roma subì il martirio. Fu esposto alle fiere durante i festeggiamenti in onore dell’imperatore Traiano, vincitore in Dacia.
Le sue ossa furono raccolte da alcuni fedeli e sepolte nel cimitero della chiesa fuori della Porta di Dafne ad Antiochia.
A seguito dell’invasione saracena, le reliquie furono ricondotte a Roma e lì sepolte nel 637 presso la basilica di San Clemente al Laterano dove tuttora riposano.

Una parte del cranio è custodita nella chiesa a lui dedicata, nella periferia sud di Roma.

Daniela Catalano

Data: 17/10/2020



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