Incontro con padre Dall’Asta in “Arte per la fede”
Luci e ombre nella “Vocazione di S. Matteo” di Caravaggio
TORTONA - Martedì 11 maggio, alle ore 21, sulla piattaforma “Zoom”, terzo appuntamento con il direttore della Galleria “S. Fedele” di Milano, il gesuita padre Andrea Dall’Asta, per il ciclo “Arte per la fede”, promosso dall’Ufficio Catechistico diocesano.
L’opera oggetto dell’approfondimento è stata la Vocazione di San Matteo (15991600), la tela di Caravaggio (nella foto) che si trova nella chiesa di san Luigi dei Francesi a Roma, nella quale è immortalato l’istante in cui Cristo chiama Matteo per fargli abbandonare la sua condizione di vita e farlo diventare suo apostolo.
Dopo la preghiera iniziale condotta da don Fabrizio Pessina, parroco della Pieve di Novi Ligure e direttore dell’Ufficio Catechistico, Andrea Dall’Asta ha letto il brano del vangelo di Matteo (Mt 9,913) in cui si racconta la scena e ha proseguito con la descrizione della chiesa che ospita il quadro.
«Caravaggio – ha precisato il relatore – mette in atto il principio della mimesi: la capacità di rappresentare la natura esattamente come è.
Effettua poi un’attenta e minuziosa descrizione dei personaggi, del loro atteggiamento, dei loro abiti e della gestualità degli stessi».
Cristo e Pietro hanno degli abiti antichi mentre il gruppo a sinistra ha un abbigliamento seicentesco: «Questa – ha spiegato – è una scelta volontaria di Caravaggio, che per mezzo di questo artificio, voleva rendere la scena molto più realistica. Chi contempla il quadro, infatti, diviene testimone e con temporaneo al mistero».
Cristo chiama Levi, il nome di Matteo prima della conversione, e mentre Pietro ribadisce il gesto di Cristo, l’uomo indica sé stesso come a chiedersi: «Chi? Proprio io?».
In seguito, il gesuita ha fatto un’analisi dell’uso e dei significati della luce che rappresenta un’esperienza diretta e quotidiana per l’uomo ed è da sempre un potente simbolo della presenza del divino che illumina la storia umana; essa appare e scompare all’improvviso, come un flash.
La grazia di Dio illumina ogni uomo, ma è solo un passaggio della durata di un istante.
Ogni scelta umana si decide in questo “qui e ora”.
«Caravaggio si concentra sulla dialettica tre luce e ombra – ha aggiunto padre Dall’Asta – sul suo ruolo simbolico, contribuendo a fare emergere una nuova visione: il raggio luminoso nello spazio d’ombra come per farsi avvolgere dalla luce e giungere alla verità della propria coscienza.
In questo tempo cruciale Cristo chiama e cambia per sempre la nostra vita». In un progressivo passaggio dalla luce teologica a quella fisica, la suggestiva analisi è diventata interrogazione sul senso più profondo del mistero della vita.
Don Fabrizio, prima di impartire la benedizione conclusiva, ha lasciato a quanti erano collegati un interrogativo su cui riflettere – «Se Gesù arrivasse in questo momento, io che cosa farei?» – prima dell’ultimo incontro che sarà il 25 maggio.
Cristina Bertin
Data: 14/05/2021