Giovedì, 28 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

XI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

 XI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

LE LETTURE

PRIMA LETTURA (Ez 17,22-24)
Io innalzo l’albero basso.

Dal libro del profeta Ezechièle

Così dice il Signore Dio:
«Un ramoscello io prenderò dalla cima del cedro,
dalle punte dei suoi rami lo coglierò
e lo pianterò sopra un monte alto, imponente;
lo pianterò sul monte alto d’Israele.
Metterà rami e farà frutti
e diventerà un cedro magnifico.
Sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno,
ogni volatile all’ombra dei suoi rami riposerà.
Sapranno tutti gli alberi della foresta
che io sono il Signore,
che umilio l’albero alto e innalzo l’albero basso,
faccio seccare l’albero verde e germogliare l’albero secco.
Io, il Signore, ho parlato e lo farò».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 91)
Rit: È bello rendere grazie al Signore.

È bello rendere grazie al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,
annunciare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte.

Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio.

Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno verdi e rigogliosi,
per annunciare quanto è retto il Signore,
mia roccia: in lui non c’è malvagità.

SECONDA LETTURA (2Cor 5,6-10)
Sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere graditi al Signore.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, sempre pieni di fiducia e sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo – camminiamo infatti nella fede e non nella visione –, siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore.
Perciò, sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere a lui graditi.
Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male.

VANGELO (Mc 4,26-34)
È il più piccolo di tutti i semi, ma diventa più grande di tutte le piante dell’orto.

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

IL BEATO

Beato Donizetti Tavares

1/beato 1.jpgIl Beato di questa settimana fu il parroco degli ultimi, innamorato della Vergine di Aparecida e noto come il “taumaturgo”.

Padre Donizetti Tavares de Lima, che la Chiesa commemora il 16 giugno, è stato beatificato il 23 novembre 2019. Nacque nella città di Cássia, nello Stato di Minas Gerais, in Brasile, il 3 gennaio 1882.
Era il quinto di 16 figli nati da un avvocato e una maestra appassionati di musica, che li battezzarono con il cognome di grandi compositori (Donizetti, Rossini, Bellini, Mozart, Verdi). Ricevette una valida formazione religiosa.

Quando era bambino la famiglia si trasferì nello Stato di San Paolo. A 12 anni entrò nel seminario diocesano, dove ebbe l’incarico di organista e di maestro di musica. Nel 1900 si iscrisse all’Università Statale alla Facoltà di Diritto; nel 1903 iniziò gli studi filosofici e teologici in preparazione al sacerdozio.
Fu ordinato sacerdote il 12 luglio 1908. Quando nacque la nuova diocesi di Campinas fu destinato alla parrocchia di Jaguary. Nel 1909 fu nominato parroco di Vargem Grande do Sul, nella diocesi di Ribeirão Preto. Fu sempre il sacerdote di tutti e si impegnò a favore della gente, difendendo i diritti dei poveri e degli operai, inimicandosi, a volte, i ricchi e gli imprenditori.

Costruì una nuova parrocchia e le chiese di N. Signora Aparecida e di S. Benedetto.

Nel 1926 fu trasferito come parroco a Sant’Antonio a Tambaú. Realizzò l’ospizio di S. Vincenzo de’ Paoli per gli anziani indigenti, l’associazione di Protezione per la Maternità e l’Infanzia, un asilo per i bambini, un centro di rifornimento alimentare per i poveri, un Circolo Operaio per i dipendenti delle fabbriche.
La squadra di calcio, la banda musicale, la Congregazione Mariana e le Figlie di Maria. Aveva sempre una grande attenzione per i giovani ed era molto vicino agli immigrati italiani giunti in Brasile in cerca di migliori condizioni di vita e che incontravano le prepotenze dei ricchi proprietari terrieri.
Viveva in povertà e si adoperò per aumentare i possedimenti della parrocchia e investire le rendite in opere sociali. Acquistava i terreni e le case per chi non possedeva niente. Dal 30 maggio 1954 allo stesso giorno dell’anno successivo fu visitato da numerosi pellegrini attirati dai suoi poteri taumaturgici, ma proprio lui stroncò sul nascere questa iniziativa.

Morì in fama di santità a Tambaú il 16 giugno 1961. I suoi resti mortali l’8 maggio 2009 sono stati traslati presso il suo santuario di Nostra Signora Aparecida a Tambaú.

Daniela Catalano

Data: 12/06/2021



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