Lunedì, 09 Dicembre 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

LE LETTURE

PRIMA LETTURA (Gen 18,20-32)
Non si adiri il mio Signore, se parlo.

Dal libro della Gènesi

In quei giorni, disse il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!».
Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore.
Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo».
Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque».
Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 137)
Rit: Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto.

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo.

Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.

Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l’umile;
il superbo invece lo riconosce da lontano.
Se cammino in mezzo al pericolo, tu mi ridoni vita;
contro la collera dei miei avversari stendi la tua mano.

La tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani.

SECONDA LETTURA (Col 2,12-14)
Con lui Dio ha dato vita anche a voi, perdonando tutte le colpe.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossèsi

Fratelli, con Cristo sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti.
Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce.

VANGELO (Lc 11,1-13)

Chiedete e vi sarà dato.

+ Dal Vangelo secondo Luca

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
“Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione”».
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

IL BEATO

Beato Antonio Lucci

1/Antonio Lucci 1.jpgQuesta settimana il Beato di cui parliamo è Antonio Lucci, vescovo dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, beatificato il 18 giugno 1989 da san Giovanni Paolo II e ricordato il 25 luglio.

Nacque il 2 agosto 1682 ad Agnone in Molise. A quindici anni manifestò la volontà di entrare nell’Ordine dei Minori Conventuali di S. Francesco e nel 1698 fece la professione dei voti assumendo il nome di Antonio.
Nel 1705 insieme all’amico, Francesco Antonio Fasani, futuro santo ricevette l’ordinazione sacerdotale e nel 1709 conseguì il titolo di “padre maestro” (dottore) in Teologia.
Iniziò a dedicarsi all’insegnamento nei ginnasi e nei collegi dell’Ordine: a Ravello prima e poi a Napoli.
Nel 1718 fu eletto ministro provinciale dell’Ordine nella provincia di S. Angelo, e mantenne l’incarico per un anno. Nel 1719 divenne reggente del Collegio di San Bonaventura presso la basilica dei SS. Dodici Apostoli in Roma.
Durante i dieci anni di reggenza produsse trattati teologici, filosofici e storici per i suoi alunni; eminenti personaggi del clero e della nobiltà capitolina gli chiesero pareri su questioni dottrinarie e morali.

Da umile frate francescano, dedito alla preghiera, studioso di teologia e maestro delle verità di fede, educatore ed esperto di ascetica, il Beato fu scelto per uffici importanti nella sua comunità fu chiamato da Benedetto XIII tra i teologi del Sinodo Romano del 1725. Fu lui a tenere la prolusione ufficiale nel Sinodo Provinciale di Benevento e gli fu commissionata un’opera contro il giansenismo.
Il 7 febbraio 1729 fu nominato vescovo di Bovino, in Puglia. Alla profonda dottrina del teologo e dell’insegnante il Beato unì l’amore per i sacramenti e per i poveri.
Nel suo governo pastorale ebbe a cuore soprattutto la riorganizzazione religiosa, culturale e sociale della diocesi: durante gli oltre vent’anni di episcopato si preoccupò di istituire la scuola elementare e di istruire il clero con l’aiuto di sacerdoti diocesani e non solo. Organizzò anche corsi di catechesi per i ragazzi.

Lottò contro le pesanti ingerenze dell’aristocrazia locale a danno della Chiesa e dei poveri. Arrivò a privarsi integralmente dei beni vescovili per dare una concreta risposta alle incalzanti esigenze della carità in un ambiente di miseria endemica.
Il cappuccino Gennaro da Crispano scrisse: «Vestiva i nudi, e dalla mattina fino alla sera continuamente dispensava limosine alli poveri, dandoli grano, danari, letti, biancarie fino a spogliarsi delle proprie vesti, e anche della camicia».

Morì al mattino del 25 luglio 1752, dopo circa due settimane di malattia.

Daniela Catalano

Data: 23/07/2022



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