Venerdì, 29 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

LE LETTURE

PRIMA LETTURA (Sir 35,15-17.20-22)
La preghiera del povero attraversa le nubi.

Dal libro del Siràcide

Il Signore è giudice
e per lui non c’è preferenza di persone.
Non è parziale a danno del povero
e ascolta la preghiera dell’oppresso.
Non trascura la supplica dell’orfano,
né la vedova, quando si sfoga nel lamento.
Chi la soccorre è accolto con benevolenza,
la sua preghiera arriva fino alle nubi.
La preghiera del povero attraversa le nubi
né si quieta finché non sia arrivata;
non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto
e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 33)
Rit: Il povero grida e il Signore lo ascolta.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.

Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia.

SECONDA LETTURA (2Tm 4,6-8.16-18)
Mi resta soltanto la corona di giustizia.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo

Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

VANGELO (Lc 18,9-14)
Il pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza del fariseo.

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

IL BEATO

1/puglisi.jpgdon Giuseppe (Pino) Puglisi

Era il 15 settembre 1993 quando a Palermo fu ucciso, sulla porta di casa, don Giuseppe (Pino) Puglisi, il sacerdote beatificato il 25 maggio 2013 da Papa Francesco e prima vittima di mafia riconosciuta come martire dalla Chiesa.

Il giorno della sua morte coincise con il suo cinquantaseiesimo compleanno. Verso sera, mentre rincasava, don Pino fu vittima di una vera e propria esecuzione mafiosa: raggiunto alle spalle, fu freddato con un colpo di pistola alla nuca. Morendo, le sue ultime parole furono: «Me lo aspettavo» e poi sorrise ai suoi assassini.

Puglisi era nato a Palermo il 15 settembre 1937, nel quartiere “Brancaccio” e nel 1953, a 16 anni, entrò in seminario. Fu ordinato sacerdote il 2 luglio 1960 e per trent’anni svolse un’intensa attività in molti e delicati settori a livello parrocchiale, diocesano, regionale e nazionale.
Nel 1961 fu nominato viceparroco della parrocchia del Santissimo Salvatore, borgata di Settecannoli. Negli anni successivi, spesi tra l’orfanotrofio “Roosevelt” e la parocchia di Valdesi, Puglisi inizia l’attività di insegnante, maturando la sua attività educativa rivolta particolarmente ai giovani.
Dal 1970 al 1978 fu parroco della parrocchia Maria Santissima Immacolata a Godrano, nella provincia palermitana, cittadina interessata da una faida tra due cosche mafiose, che con la sua opera di evangelizzazione riuscì in parte a far riconciliare.
Nel decennio successivo, tornato a Palermo, ricopre vari incarichi: pro-rettore del Seminario minore, direttore del Centro diocesano vocazioni, membro del Consiglio nazionale.
Nel frattempo partecipò alle attività di realtà come Azione Cattolica e FUCI. Continuò a insegnare matematica e religione in diversi istituti di Palermo e della Provincia.
A settembre del 1990, l’arcivescovo Salvatore Pappalardo lo nominò parroco della chiesa di San Gaetano, proprio nel suo quartiere natale “Brancaccio”, controllato dai fratelli Graviani vicini alla famiglia del boss Leoluca Bagarella.

Don Pino si impegnò a togliere dalla strada tanti giovani che, senza il suo aiuto, sarebbero stati risucchiati dalla criminalità organizzata.
Con le “Sorelle dei Poveri di S. Caterina da Siena” promosse il Centro “Padre Nostro”, che fu inaugurato nel gennaio 1993 e finalizzato alla promozione umana e cristiana della gioventù.
Consapevole dei pericoli, si rivolgeva spesso ed esplicitamente ai mafiosi durante le omelie e questo provocò l’odio dei Graviano, che decisero di ucciderlo.

La Chiesa ha fissato la sua memoria al 21 ottobre, giorno in cui ricevette il battesimo.

Data: 22/10/2022



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