Giovedì, 25 Aprile 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

Il prof. Ernesto Preziosi relatore all'assemblea di A.C. e M.E.I.C. - La Chiesa bella del Concilio

TORTONA - È il pomeriggio di domenica 21 ottobre e la Sala della Fondazione CR di Tortona si riempie di un pubblico numeroso e partecipe lì convenuto per un incontro assembleare che, promosso da Azione Cattolica e Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, acquista da subito un grande respiro diocesano.

È con noi il prof. Ernesto Preziosi di Milano e la gioia dell’incontrarsi è subito espressa da Mons. Vicario Generale Pier Giorgio Pruzzi: è importante che insieme si ricordi una pagina storica di vita della Chiesa, non per fare del revival, ma per renderla attuale; è importante che si sottolinei che la Chiesa è bella perché è Madre che vive nella storia ed è importante che con noi ci sia l’amico Ernesto, che sa dire concetti profondi in modo chiaro.

E così è stato, già a partire dall’incipit che ha commosso e coinvolto tutti; il prof. Preziosi, infatti, ha intervistato Mons. Loris Capovilla, che era Segretario di Papa Giovanni XXIII e le parole di questo grande uomo, 97 anni di grinta e di passione per la Chiesa, unite ad immagini d’epoca in un video d’effetto, hanno consentito a tutti, a chi c’era ed anche a chi non c’era ancora, di collocarsi dentro quell’11 ottobre 1962 quando Papa Roncalli ha aperto ufficialmente il Concilio Vaticano II.

L’attuazione di un Concilio, però, comporta sempre tempi lunghi ed oggi, a 50 anni dall’apertura, siamo appena all’aurora: non si possono, è vero, ignorare problemi e resistenze, ma il maggior chiarore consente di orientarsi meglio. Cosa è stato, dunque, questo Vaticano II?
Sicuramente è stato un Concilio che ci ha allontanato decisamente dal Concilio di Trento e non solo per ragioni cronologiche (si celebra, infatti, quattro secoli dopo), ma soprattutto perché è portatore di un disegno ben diverso da quella civiltà tridentina basata solo su una pastorale parrocchiale di convocazione.

La Chiesa degli anni Sessanta, attenta ai segni dei tempi, aveva avvertito il cambiamento, aveva compreso che la civiltà tridentina era tramontata e che resisteva solo per inerzia, aveva realizzato che non era più l’epoca della fede evidente, ma serviva un maggiore impegno missionario… i segnali erano chiari e richiedevano una pastorale nuova.

Per questa ragione il Vaticano II non è stato un Concilio dottrinale o dogmatico, ma pastorale: la Chiesa, in quei tre anni, ha fatto i conti con se stessa, si è messa in ascolto del Signore e in atteggiamento di dialogo e ascolto del mondo, guardandolo non più come realtà opposta e avversa, ma come “luogo” di servizio ed evangelizzazione.

La Chiesa ha capito che l’essenziale è l’ascolto della Parola di Dio, perché se i cristiani non sono radicati sulla Parola, non hanno nulla da dire; inoltre, la Chiesa del Concilio ha compreso se stessa come popolo di Dio che cammina nella storia e, all’interno di questo popolo, il Vaticano II, per la prima volta, ha consacrato il laicato, guardando ai laici non in virtù di una loro funzione esecutiva, ma in quanto battezzati e chiamati pienamente all’apostolato.

Il Concilio Vaticano II, allora, è stato realmente una svolta ed è stato portatore di importanti novità: in primo luogo il suo essere realmente universale ed ecumenico, con la presenza di oltre 2500 Vescovi da ogni parte del mondo e, poi, la sua rilevanza mediatica, grazie allo sviluppo dei nuovi mezzi di comunicazione (la televisione in Italia entra in funzione nel 1954!) ed allo spazio dato al Concilio da tutta la stampa, anche non cattolica.

Soprattutto per questo il Concilio, che dura tre anni, dall’11 ottobre 1962 all’8 dicembre 1965, è arrivato ad un’opinione pubblica diffusa, ha creato uno stile e una mentalità, ha destato attese…

E oggi?
Cosa possiamo dire del Concilio 50 anni dopo?
Vale la pena, davvero, di lasciarci provocare dal Papa Giovanni Paolo II che, nella “Tertio Millennio Adveniente”, esortava ad un serio esame di coscienza: a che punto siamo?
Quanto è passato del Concilio nella nostra pastorale e nella nostra vita di credenti?
Come abbiamo accolto i testi conciliari? E, prima di tutto, li abbiamo letti?
Se così non fosse, ecco l’occasione preziosa di questi tre anni: leggere insieme la produzione del Concilio Vaticano II, per maturare la buona abitudine di leggere sempre i testi del Magistero.

Dovrà essere un esame di coscienza serio, ma non disperato: siamo all’aurora e, ora che c’è la luce giusta, vediamo la strada.

Patrizia Govi

Data: 29/10/2012



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