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Il Popolo, Magritte e Guglielmo Tell - È partita la nuova campagna abbonamenti per il 2012-2013

Il Popolo, Magritte e Guglielmo Tell - È partita la nuova campagna abbonamenti per il 2012-2013

Quest’anno, per la nuova campagna abbonamenti al “Popolo”, abbiamo scelto l’arte.

Cioè un quadro di René Magritte del 1964 che s’intitola “Il figlio dell’uomo”. In esso compare un uomo che non è un individuo: ha una mela al posto della faccia e un grande punto interrogativo campeggia sul suo volto. È un uomo molto “nostro”, molto novecentesco, molto moderno.

È sicuramente un tipo che non ha identità, non ha certezze, forse è anche solo, e va alla ricerca di se stesso sforzandosi di appartenere a questa società vestito di tutto punto.

1/abbonamento popolo.JPGElegante anche. Dignitoso. Ma perduto. Perché lo abbiamo trasformato nel testimonial della nostra campagna? Perché, con un pizzico di ambizione (ma pure di sano realismo), vogliamo dire che “Il Popolo” è un giornale che pone delle domande a chi lo legge e cerca di spingersi il più lontano possibile nel tentativo di trovare le risposte. Magritte diceva: “Non vediamo che un solo lato delle cose.

È proprio l’altro lato che io cerco di esprimere”. Ecco un ottimo motivo per definirlo un pittore surrealista.

In effetti, questa immagine non è reale, mette in discussione i nostri preconcetti, ma chi può dire che non sia vera?

O meglio, la vista non dice ciò che è vero o meno, il soggetto è silenzioso.

Così, nell’era dell’immagine, in cui l’apparenza delle cose sembra la sola via per dare ad esse un significato, in cui siamo saturi di immagini, in “realtà” (è proprio il caso di dirlo), ci accorgiamo che in quello che vediamo ci possono essere più interpretazioni.

Una mela è una mela è una mela… (come la rosa della famosa poesia) se nel nostro linguaggio le assegniamo soltanto la valenza di frutto. Eppure, in un altro campo semantico, in cui la mente, più che gli occhi, gioca un ruolo fondamentale, può diventare anche un viso.

Tutta questa premessa da manuale di storia dell’arte, per dire che noi che scriviamo un giornale e voi che lo leggete ci interroghiamo spesso sulla realtà. Soprattutto se il nostro punto di vista, l’appartenenza ad un credo religioso, il desiderio di raccontare il nostro piccolo mondo con lo sguardo del cattolico, ci impone di non essere qualunquisti e caciaroni.

E ciò che tentiamo di fare è di darci delle risposte partendo “dall’altro lato delle cose”. Che è quello illuminato dalla dottrina cattolica e dal Vangelo.

Vorremmo essere sempre più capaci di testimoniare il Vangelo da quel lato lì delle cose. Se cercate questa interpretazione del mondo, ecco, sul “Popolo” la trovate.

E non è poco, oggi, sapere con chi state parlando e di cosa. L’uomo e i fatti che noi raccontiamo non sono avvolti nel mistero come l’uomo di Magritte. Anzi, sono svelati, rivelati. Come Guglielmo Tell vogliamo lanciare la nostra freccia (ovvero la nostra penna) e infilzare la mela, farla a pezzi, per mostrare il volto di una persona (o di una notizia) che non è più anonimo e perduto. Ma che ha senso e riempie di senso la nostra vita di cristiani.

È questa la nostra filosofia. Tutti gli avvenimenti che passano di qui nel corso di un anno (quelli della Diocesi, della Chiesa, di attualità, di politica, di cultura, di sport… eccezione fatta per la cronaca nera) li condividiamo con voi. Non è la news nuda e cruda. In più, c’è il commento, il punto di vista.

E lo diciamo con molta onestà. Diamo una lettura cristiana dei fatti; consideriamo il nostro settimanale uno strumento per promuovere l’appartenenza alla comunità.

La speranza è di mantenere la quota di abbonamenti consolidati quale segno di fedeltà di lettori che cercano e apprezzano “Il Popolo” di settimana in settimana. Ma è anche quella di veder crescere tale quota su un territorio vasto e multiforme che il giornale cerca di “coprire” con la sua informazione mirata.

Un grande sforzo è stato compiuto in questi anni per rendere il settimanale sempre più appetibile. Non tutto e non sempre magari può piacere. C’è una dialettica, inevitabile e incoraggiante.

Ragioniamo su tanti aspetti, opinabili. Quindi si possono avere opinioni diverse. Ma cerchiamo di comunicare al meglio dentro il tessuto della Diocesi con approfondimenti che forse solo sul “Popolo” si ritrovano.

Un anno insieme costa 45 euro. Siamo uno dei settimanali che “costa” meno. Del resto, in tempo di crisi, abbiamo pensato di andare incontro ai lettori.

Ma ciò che conta è che se cercate delle risposte, qui, in qualche pagina, tra qualche piega della carta, le troverete.

È un buon motivo per rinnovare il vostro abbonamento e per far conoscere “Il Popolo” ai vostri amici.

Matteo Colombo

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Data: 21/11/2012



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