Venerdì, 29 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

LA SETTIMANA IIª DI QUARESIMA

LA SETTIMANA IIª DI QUARESIMA

PRIMA LETTURA

Dal libro della Gènesi
In quei giorni, Dio condusse fuori Abram e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia.
E gli disse: «Io sono il Signore, che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questa terra». Rispose: «Signore Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?». Gli disse: «Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un colombo». 
Andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all’altra; non divise però gli uccelli. Gli uccelli rapaci calarono su quei cadaveri, ma Abram li scacciò.
Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco terrore e grande oscurità lo assalirono. 
Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un braciere fumante e una fiaccola ardente passare in mezzo agli animali divisi. In quel giorno il Signore concluse quest’alleanza con Abram:
«Alla tua discendenza
io do questa terra,
dal fiume d’Egitto
al grande fiume, il fiume Eufrate».

SALMO RESPONSORIALE

Il Signore è mia luce e mia salvezza.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il mio cuore ripete il tuo invito: 
«Cercate il mio volto!».
Il tuo volto, Signore, io cerco.

Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

SECONDA LETTURA

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési 
Fratelli, fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi. Perché molti – ve l’ho già detto più volte e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto – si comportano da nemici della croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra. 
La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose.
Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi!

IL VANGELO DELLA DOMENICA

Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. 
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva. 
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». 
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

IL COMMENTO

Fonte: IL POPOLO

La proposta della liturgia della Parola di questa II domenica di quaresima si potrebbe riassumere in questo titolo: il nostro Dio si vuole alleare con noi! Siamo entrati nella quaresima, questo tempo straordinario di grazia, di silenzio, di essenzialità, di preghiera, di carità... per vivere questa alleanza.

1. La prima lettura odierna ci ricorda che l’alleanza di Dio con l’uomo ha radici lontane. Abramo è il prototipo dell’uomo che si consegna a Dio e si affida a Lui. Di fronte alla promessa ‘folle’ di Dio (a lui, senza figli, viene promessa una discendenza numerosa come le stelle del cielo...!) Abramo ha fede e crede; crede pure alla promessa di un paese dove abitare e riceve un segno. Il segno di questo patto é chiaro nell’ambiente di Abramo: Dio sotto forma di fiamma passa tra le vittime squartate, che significa: mi avvenga così se non sarò fedele al patto! Inizia una “storia” tra Dio e l’umanità, rappresentata da Abramo.

È stupendo pensare che così inizia un lungo periodo di fidanzamento da parte di Dio. Quando due giovani iniziano a frequentarsi e hanno in cuore un sogno grande che coinvolge le loro vite, noi diciamo che iniziano una “storia”. E della Bibbia si dice essere “la storia sacra” che narra l’innamoramento progressivo tra Dio e l’uomo: racconta i passi di questa alleanza d’amore che avrà in Gesù il suo sigillo definitivo e sponsale!

2. Nella prospettiva pasquale, l’Eucaristia è l’alleanza stipulata nel sangue di Gesù: “Questo è il sangue della nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti...”  Il corpo crocifisso di Gesù diventa il luogo in cui Dio rinnova in maniera definitiva e irrevocabile la sua alleanza con l’uomo. Qui non si tratta più di figliolanza, di territorio su cui costruire una nazione, ma del cuore stesso di Dio che diventa luogo di incontro, di perdono, di purificazione, di rinnovamento, di vita.

La quaresima è un tempo speciale in cui questi elementi fondamentali della vita cristiana vengono evidenziati e offerti alla nostra riflessione e meditazione.

3. La preghiera come luogo quotidiano per rinsaldare l’alleanza.

Il Vangelo oggi ci parla di Gesù che sale sul monte (=luogo appartato, solitario) per pregare e “mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto”.

L’Eucaristia, celebrata la domenica, deve uscire dalla chiesa ed entrare nella nostra vita quotidiana. Quel momento solenne di alleanza assume nella quotidianità le forme più varie, che conosciamo bene.

Per continuare la fedeltà ‘domenicale’ occorre tornare al Dio “fedele” per essere a nostra volta fedeli.

La preghiera, come forma intima di relazione con Lui, è la nostra alleanza quotidiana, il modo con cui rinnoviamo il nostro amore per Gesù e… ci trasfigura!

Sì, perché la preghiera è davvero una trasfigurazione, cioè un momento nel quale i nostri occhi vedono in modo nuovo, il nostro cuore ama nel modo giusto, la nostra intelligenza capisce cose belle...

Ci viene data la forza di perdonare, di spenderci con generosità, di testimoniare con coraggio la nostra fede!

Lasciamoci illuminare dalla bellezza del Tabor, lasciamo che la sua Parola trasfiguri la nostra preghiera, il nostro cuore e la nostra vita!

E la nostra alleanza personale e comunitaria con il Signore sarà davvero storia di salvezza per tutti.

Marco Daniele

IL SANTO DELLA SETTIMANA

Fonte: IL POPOLO

Domani, 22 febbraio, la Chiesa ricorda san Massimiano, che fu il primo vescovo d’Occidente a portare il titolo di arcivescovo, in quanto titolare della diocesi di Ravenna, proprio nel momento storico in cui Ravenna era la città più importante d’Italia in quanto sede del rappresentante dell’Imperatore bizantino. Fu un uomo di grande prestigio e un santo pastore di anime. Le notizie su di lui provengono dal Liber pontificalis Ecclesiae Ravennatis, scritto nel IX secolo da Agnello Ravennate che dichiara di aver avuto a disposizione gli scritti dello stesso Massimiano.

Nacque a Pola, oggi in territorio croato, nel 498, dove iniziò la carriera ecclesiastica fino a diventare diacono presso la chiesa di S. Maria Formosa. Intorno al 525 intraprese un viaggio che lo portò fino ad Alessandria e qualche anno più tardi, si recò a Costantinopoli.

A Costantinopoli fu introdotto alla corte dell’imperatore Giustiniano, di cui seppe guadagnarsi stima e affetto. Alla morte del vescovo di Ravenna Vittore, avvenuta nei primi mesi del 545, di fronte ai rappresentanti della Chiesa ravennate, giunti in Oriente per chiedere all’imperatore di concedere la cattedra vescovile al candidato da loro prescelto, Giustiniano rifiutò e preferì affidare il ministero a Massimiano che fu ordinato il 14 ottobre 546 a Patrasso.

La notizia dell’elezione di Massimiano causò un forte malcontento della popolazione ravennate, che considerava la sua nomina nulla. Massimiano al suo arrivo in Italia, tra la fine del 546 e gli inizi del 547, si accampò fuori delle mura della città e poi con tatto e diplomazia riuscì gradualmente ad accattivarsi la simpatia dei suoi fedeli e ad ottenere il permesso di prendere possesso della sede episcopale. Il suo episcopato rappresentò l’età d’oro della Chiesa di Ravenna e coincise con la presa della città da parte dei bizantini di Giustiniano e con la nomina a capitale d’Italia della città nel 554. La sua attività pastorale si estese dal 546 al 556 e si distinse per due grandi campi di interesse: uno legato al suo impegno edilizio quale organizzatore, riformatore e costruttore di edifici di culto, l’altro connesso alla sua produzione letteraria. Primo risultato della sua opera di innovazione edilizia di Ravenna fu la dedica della chiesa bizantina di S. Vitale, la quale per la tecnica costruttiva, per la decorazione e per la novità e originalità rispetto alla tradizionale architettura cristiana italiana si dimostra un’opera di altissimo livello architettonico. Una delle sue prime preoccupazioni fu quella di cancellare le tracce dell’Arianesimo degli sconfitti ostrogoti: a San Vitale curò la realizzazione dei celebri mosaici con i ritratti di corte di Giustiniano e dell’Imperatrice Teodora.

Il mosaico absidale, databile al 547, presenta un’immagine del santo, raffigurato accanto all’imperatore Giustiniano e alla sua corte in abiti pontificali. Un’altra importante chiesa consacrata da lui il 9 maggio 549 fu S. Apollinare in Classe, eretta presso il porto fortificato di Classe fuori dal centro urbano con il fine di raccogliere le reliquie di S. Apollinare, apostolo di Pietro, successivamente traslate entro le mura della città.

Nel 549 Massimiano compì un secondo viaggio a Costantinopoli e grazie al favore di cui godeva ancora presso l’imperatore, ricevette in dono alcune importanti reliquie dei santi apostoli Andrea, Luca e Timoteo. Rientrato nella sua diocesi, diede inizio alla costruzione di una basilica dedicata a S. Stefano, poi andata distrutta, nella quale volle depositare le reliquie portate dall’Oriente.

Alla stessa epoca si deve far risalire il restauro della chiesa di S. Andrea Maggiore, nella quale fece deporre la barba di S. Andrea. Si può ancora ammirare la cattedra vescovile di Massimiano, realizzata con pannelli in avorio scolpito tra il 546 e il 556, che l’imperatore Giustiniano, per affetto verso il santo, fece intagliare a Costantinopoli e trasportare a Ravenna. Oggi è conservata presso il Museo arcivescovile di Ravenna.

A Massimiano sono attribuite moltissime opere letterarie, andate perdute e di cui si ha conoscenza grazie alla sua biografia. Tra queste vi sono un’accurata edizione della Bibbia e un Sacramentario.

Le sue attività si estesero a tutta l’Italia e fece anche le veci del papa Vigilio durante le sue assenze. Il suo episcopato fu importante per la storia di Ravenna e grande fu il suo impegno nel cercare di portare armonia nei contrasti della Chiesa occidentale con Bisanzio e con l’Oriente, soprattutto sulla questione teologica dei Tre Capitoli.

Morì a Ravenna il 22 febbraio 556 e le sue spoglie furono tumulate nella basilica di Sant’Andrea, dove rimasero sino al 1809 per poi essere trasferite in cattedrale.

APPROFONDIMENTI

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Data: 21/02/2013



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