Venerdì, 29 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

DOMENICA DELLA SANTISSIMA TRINITA'

DOMENICA DELLA SANTISSIMA TRINITA'

LA PAROLA DEL VESCOVO 

Commento del Vangelo  in collaborazione con la Radio della Diocesi di Tortona. Clicca qui per ascoltare.

PRIMA LETTURA

Dal libro dei Proverbi
Così parla la Sapienza di Dio:
«Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività,
prima di ogni sua opera, all’origine.
Dall’eternità sono stata formata,
fin dal principio, dagli inizi della terra.
Quando non esistevano gli abissi, io fui generata,
quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua;
prima che fossero fissate le basi dei monti,
prima delle colline, io fui generata,
quando ancora non aveva fatto la terra e i campi
né le prime zolle del mondo.
Quando egli fissava i cieli, io ero là;
quando tracciava un cerchio sull’abisso,
quando condensava le nubi in alto,
quando fissava le sorgenti dell’abisso,
quando stabiliva al mare i suoi limiti,
così che le acque non ne oltrepassassero i confini,
quando disponeva le fondamenta della terra,
io ero con lui come artefice
ed ero la sua delizia ogni giorno:
giocavo davanti a lui in ogni istante,
giocavo sul globo terrestre,
ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo».

SALMO RESPONSORIALE

O Signore, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!

Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi?

Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi.

Tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna,
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari.

SECONDA LETTURA

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio.
E non solo: ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza.
La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.

IL VANGELO DELLA DOMENICA

Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

IL COMMENTO

La Pentecoste ha chiuso il tempo pasquale. Tuttavia, prima di entrare nel pieno del “tempo ordinario”, la Chiesa ci regala ancora due splendide domeniche, in cui siamo invitati a fissare occhi e cuori su due verità che fanno parte della nostra identità cristiana: la Santissima Trinità e l’Eucaristia (Corpus Domini): la bellezza di due pilastri della nostra fede.

1. La fede dipende dall’immagine di Dio che abbiamo. Non basta credere in Dio: è importante sapere in quale Dio si crede!

La festa di oggi ci invita a riflettere e a gustare la bellezza del vero volto di Dio! La nostra fede dipende dall’immagine che ci siamo fatti di Dio. Se abbiamo l’immagine

- di un dio carabiniere o vendicativo, pronto a coglierci in fallo e a castigarci, la relazione con lui sarà segnata dalla paura;

- di un dio capriccioso, che dispensa grazie e disgrazie a suo piacere, la relazione con lui sarà segnata dalla rassegnazione (non posso fare nulla) e dalla rabbia (è ingiusto!);

- di un dio “slot machine”, la relazione con lui sarà di tipo contrattuale: dico le preghiere e l’esame mi deve andare bene!

- di un dio lontano, assente, la relazione con lui sarà formale e priva di cuore.

Ecco perché è importante cogliere dalla Parola di Dio l’immagine vera, autentica di Dio.

2. I cristiani credono in un Dio-Trinità. Ogni volta che facciamo il segno della croce e pronunciamo ‘Padre-Figlio-Spirito Santo’ noi affermiamo questa verità. Ogni Eucaristia inizia con un saluto-augurio nel nome della Trinità… E si potrebbe continuare. Tutta la nostra preghiera, tutta la nostra vita cristiana è segnata dalla presenza di Dio-Trinità. Ma c’è di più: noi siamo costruiti sul modello della Trinità: “Facciamo (nota il plurale!) l’uomo a nostra immagine e somiglianza” è scritto nella prima pagina della Bibbia. Ci portiamo dentro il timbro di fabbrica che è quello di un Dio in tre Persone.

3. Invenzione dell’uomo? Intanto nessuna religione al mondo ha un Dio con questa fisionomia e già questo dice qualcosa (anzi siamo accusati di politeismo: credete in tre dei!).

Nessun uomo mai avrebbe potuto immagine un Dio così e infatti la nostra religione si definisce “rivelata” proprio perché il vero volto di Dio ci è stato svelato a poco a poco (Antico e Nuovo Testamento). Si parla di “mistero” della Trinità, non perché sia qualcosa di assurdo e di incomprensibile, ma di una realtà così bella, ricca e affascinante che non basterà una vita intera per coglierne tutta la bellezza, la ricchezza e il fascino! Come può un uomo inventare un mistero di questo tipo? Come potrebbe una mente umana inventare un Dio che va a finire in croce?

Le letture odierne ci presentano le tre persone divine. Nella prima ci viene presentato il progetto del Padre nella creazione e la seconda ci ricorda che tale progetto si realizza con la fede e la speranza nel Figlio, anche se chiamati a fare i conti con le nostre tribolazioni.

Il Vangelo poi ci ricorda che è lo Spirito Santo colui che ci spinge ad aderire a questo progetto e ci dona la comunione con Dio-Trinità.

4. Mistero di unità e di vita. A molti sembra che parlare della Trinità sia una cosa cerebrale, fredda e astrusa. E invece è vero il contrario: si tratta del tema più concreto e vitale che esista. Per capire questo proviamo, per esempio, a confrontare la vita di Dio con quella di una famiglia.

Dio è una famiglia, formata da tre persone che vivono un’unità e una comunione così profonda da non poter stare l’una senza l’altra. Quando guardiamo Gesù (che nasce, muore, risorge…) dobbiamo ricordarci che in Lui è presente il Padre e lo Spirito Santo; quando chiediamo il dono dello Spirito Santo, chiediamo la presenza di Dio in pienezza (quindi anche la presenza del Padre e del Figlio) e così via…. In Dio le tre Persone sono legate dall’Amore in una unità profondissima. Diventano modello di unità per la famiglia, i cui membri (papà, mamma e figli) sono chiamati a costruire e a vivere la comunione tra di loro, ognuno conservando la propria identità. Nell’unità le diversità continuano a esistere (il papà non è la mamma e i figli non sono i genitori), ma non sono più barriera o ostacolo alla comunione. Anzi, proprio conservando la loro identità arricchiscono l’unità, evitando il piattume dell’uniformità.

L’amore della Trinità alimenti e fecondi sempre la nostra vita al punto da renderla testimonianza gioiosa del vero volto di Dio.

Marco Daniele

IL SANTO DELLA SETTIMANA

Il 25 maggio ricorre la memoria di santa Madeleine-Sophie Barat, fondatrice della Società del Sacro Cuore di Gesù, vissuta in Francia negli anni successivi alla Rivoluzione Francese e canonizzata nel 1925 da Papa Pio XI.
Nacque il 13 dicembre 1779 a Joigny, presso Auxerre, nella Borgogna, ultima di tre figli, nella famiglia di un bottaio.
Venne alla luce prematuramente in seguito al forte spavento provocato alla madre da un incendio scoppiato nella notte.
Per questo lei diceva: “Io sono figlia del fuoco”.
Il fratello Luigi, più grande di undici anni e suo padrino di battesimo, le insegnò latino, greco, storia, fisica e matematica.
Nel 1795 fu ordinato sacerdote e divenne gesuita.

Quando si trasferì a Parigi con la sorella, continuò ad insegnarle teologia.
Maddalena raggiunse un livello d’istruzione eccezionale per una donna di quei tempi. Cominciò anche a maturare l’idea di farsi carmelitana, ma il fratello la mise in contatto con Padre Giuseppe Varin, superiore dei Padri della Fede, fondati in Italia da p. Nicola Paccanari, coi quali si erano fusi i Padri del Sacro Cuore.
Padre Varin che stava ricostituendo, in Francia, la Compagnia dei Gesuiti e pensava alla riapertura delle scuole cristiane, chiuse durante la Rivoluzione la orientò verso l’insegnamento destinandola ad una fondazione femminile analoga a quella dei Padri della Fede.

Il 21 novembre 1800 Maddalena Sofia, a soli 21 anni, con alcune compagne cominciò la sua missione aprendo la prima casa ad Amiens.
Due anni dopo fece la sua professione religiosa e nel dicembre 1802 venne scelta come superiora della comunità.
Nasceva la Società del Sacro Cuore per l’educazione e l’istruzione femminile.
Nel 1804 acqusitò un ex monastero visitandino di Grenoble e incontrò Filippina Duchesne, giovane, figlia di un avvocato che a causa della soppressione del convento si dedicava all’insegnamento e che entrò nella Società.
Nel 1805 suor Maddalena fu eletta, a soli venticinque anni, superiora generale, incarico che mantenne fino alla morte.
A Poitiers, in un’antica abbazia cistercense, aprì il noviziato.
La santa elaborò un piano di studi per giovani provenienti da famiglie nobili ispirato alla Ratio Studiorum dei Gesuiti, allo scopo di formare una élite femminile in grado di influire culturalmente sulle masse e alle scuole affiancò anche classi per bambini poveri e laboratori di cucito.

Grazie alla serietà dell’insegnamento le scuole erano continuamente richieste e si moltiplicarono in pochi anni.
Madre Barat viaggiò instancabilmente su e giù per la Francia e in molti paesi europei. Nel frattempo Padre Varin la aiutò la fondatrice a comporre le costituzioni (1815) e a stabilire un noviziato generale a Parigi nell’Hotel Biron, ceduto alla Società del Sacro Cuore a buon prezzo dalla contessa de Charost.
Il re Luigi XVIII contribuì all'acquisto con 100.000 franchi.
Nel 1816 la Società del Sacro Cuore dirigeva già venti pensionati a prezzo di duri sacrifici. Nel 1818 le religiose arrivarono in Luisiana insieme a Filippina Duchesne. Madre Barat chiese a Leone XII l’approvazione delle costituzioni.
Le fu concessa nel 1826. L’anno successivo ai tre voti religiosi fece aggiungere anche quello di stabilità nella Congregazione.
Le religiose continuarono a diffondersi, apprezzate e ricercate dai vescovi.
La santa fondò case in Svizzera, Inghilterra, Austria, Italia, Irlanda, Belgio, Spagna, Olanda, Germania, Polonia e pure in Algeria.
Si recò tre volte a Roma e collaborò con Tancredi e Giulia di Barolo, anch’essi impegnati nella istruzione della gioventù.
Il suo epistolario è formato da più di 1.400 lettere, spesso scritte durante i viaggi alle sue suore sparse per il mondo.
Fondò complessivamente a centocinque case.

La spiritualità di S. Maddalena Sofia era ispirata a S. Ignazio di Loyola e alla devozione al Sacro Cuore.
Compito principale è l’educazione della gioventù per “rifare nelle anime i fondamenti solidi della fede nell’Eucaristia ed allevare una folla di adoratrici”.
A Roma le era stato donato, nel 1818, il convento di Santa Trinità dei Monti.
Nel 1864, ormai ottantacinquenne, voleva dimettersi ma le suore non rinunciarono alla sua guida.

Nel 1866 fu colpita da una paralisi nella Casa Madre di Parigi.
Spirò il 25 maggio 1865, festa dell’Ascensione del Signore.
Il suo corpo, incorrotto, dal 1998, è conservato intatto a Jette-saint-Pierre, presso Bruxelles. 

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Data: 25/05/2013



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