Venerdì, 29 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

XII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

XII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

PRIMA LETTURA

Dal libro del profeta Zaccarìa

Così dice il Signore: 
«Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a me, colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito. 
In quel giorno grande sarà il lamento a Gerusalemme, simile al lamento di Adad-Rimmon nella pianura di Meghiddo. 
In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l’impurità».

SALMO RESPONSORIALE 

Ha sete di te, Signore, l’anima mia. 

O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne 
in terra arida, assetata, senz’acqua.
 
Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.

Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.

Quando penso a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
A te si stringe l’anima mia:
la tua destra mi sostiene.

SECONDA LETTURA

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati

Fratelli, tutti voi siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. 
Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. 
Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa.

IL VANGELO DELLA DOMENICA

 Dal Vangelo secondo Luca

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto». 
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

 

Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà».

IL COMMENTO

La celebrazione eucaristia, soprattutto quella domenicale, si apre con una solenne preghiera (laColletta). I nuovi testi liturgici sottolineano in questa preghiera i temi salienti della Parola di Dio che l’assemblea si appresta ad ascoltare. La Colletta di questa domenica inizia così: “Fa’ di noi, o Padre, i fedeli discepoli di quella sapienza che ha il suo maestro e la sua cattedra nel Cristo innalzato sulla croce….”.

Si parla di un maestro, di discepoli, di una scuola che ha la croce come testo base

 

1. Guarderanno a colui che hanno trafitto: questa frase, tratta dal libro di Zaccaria (cfr I lettura), è un po’ misteriosa. Parla di un giusto e innocente che è stato trafitto e lascia intendere che i responsabili di questo crimine sono gli abitanti di Gerusalemme. Poi il popolo prende coscienza del suo delitto, si pente e “guarda a colui che ha trafitto” con pianto disperato, simile a quello dei genitori quando perdono il loro unico figlio.

Leggendo queste righe mi è venuto in mente Nelson Mandela (sarà anche per le recenti notizie circa la sua pessima salute): imprigionato, picchiato, minacciato,… per difendere i diritti del suo popolo, ingiustamente segregato e discriminato. La gente “volgeva lo sguardo a colui che i bianchi avevano tentato di uccidere nel corpo, ma non nello spirito!”

L’Apostolo Giovanni, tre secoli dopo Zaccaria, ha riconosciuto in questo misterioso personaggio l’immagine di Gesù. A Lui, trafitto sulla croce, guardano, come a loro Salvatore, gli uomini di tutto il mondo.

 

2. La domanda di Gesù. A volte siamo talmente soffocati dai nostri interrogativi (alcuni utili solo a farci stare peggio…) che non abbiamo più la lucidità necessaria per raccogliere gli appelli che lo Spirito continua a suscitare in noi. Siamo bravissimi a mettere in discussione tutto e tutti, forse lo siamo un po' meno a mettere in discussione noi stessi.

Oggi la Parola del Signore ci colpisce dritti allo stomaco. Il Maestro di Nazaret ci interroga uno ad uno: "Chi sono io per te?"

Lascia perdere per un istante, caro lettore, le risposte che le suore (o le catechiste) ti hanno insegnato al catechismo di terza elementare, quelle che il tuo parroco si aspetterebbe da te, quelle che hai imparato a memoria per argomentare la tua fede con i colleghi di lavoro o i compagni di classe.

Provaci. In libertà.

Chi è Gesù per te?

Quale spazio, quale tempo della tua vita è per Lui?

Con Lui o senza di Lui è la stessa cosa?

Cos'è cambiato negl'ultimi anni (specialmente in questo anno della fede!) del tuo rapporto con Lui: è cresciuto, è diminuito o neanche ti ricordi di averlo?

Nelle scelte importanti o quotidiane, ti confronti con la sua Parola o pretendi che il buon Dio metta un timbro a cose fatte?

Provaci, guardati, confrontati, fatti aiutare, mettiti a nudo davanti alla Parola.

E poi, così come sei, lasciati invitare. Lascia che il Maestro getti nel tuo cuore la certezza che c'è un cammino promettente davanti a te. Faticoso, certo. Ma cento volte ricco di bellezza.

 

3. "Se qualcuno vuol venire dietro a me…". Gesù è chiaro: c'è una possibilità nuova, c'è un invito, una partenza.

E non è per gli altri. È per te. Per te che senti il desiderio di liberare tutto l'amore che hai nel cuore.

Per te che senti la tua fede stanca, abitudinaria, insipida.

Per te che hai intuito che l'unico modo per salvare la vita dalla morte è donarla per amore e anche per te che da questa logica non sei minimamente sfiorato.

Per te che porti ogni giorno una croce pesante e sei riuscito a darle un nome, a scoprire che non è zavorra, ma un trampolino.

Per te che sei stanco di una religione ridotta a morale e devozione, e vuoi metterti in cammino in compagnia del Risorto.

Il Maestro ti invita…

Che pensi di fare

Marco Daniele

IL SANTO DELLA SETTIMANA

Il 24 giugno la Chiesa fa memoria di una “nuova” santa, canonizzata il 12 maggio scorso da Papa France-sco. Si tratta di santa María Guadalupe García Zavala, fondatrice della Congregazione religiosa delle Serve di Santa Margherita Maria e dei Poveri, nata a Zapopan, Jalisco, in Messico il 27 aprile 1878 da Forti-no Garcia e Rifugio Zavala.

Suo padre era un commerciante e aveva un negozio di articoli religiosi di fronte alla Basilica di Nostra Signora di Zapopan e per questo la santa, che tutti chiamavano affettuosamente Lupita, faceva spesso visita alla chiesa e fin da piccola dimostrò grande amore per i poveri e per le opere di carità. Lupita era una ragazza carina e simpatica, semplice amabile e servizievole con tutti.

Fu fidanzata con Gustavo Arreola, e quando era in procinto di sposarsi, all’età di 23 anni, sentì la chiamata del Signore a consacrarsi alla vita religiosa con particolare attenzione verso i malati e i poveri. Confidò questa sua inquietudine al suo direttore spirituale, Padre Cipriano Iñiguez, che a sua volta le disse di aver egli pure avuto l’ispirazione di fondare una Congregazione Religiosa per prendersi cura degli ammalati dell’Ospedale e la invitò a cominciare questo lavoro. Fu così che nacque la Congregazione religiosa delle “Serve di Santa Margherita Maria e dei Poveri.” Madre Lupita fece l’infermiera e si diede molto da fare per occuparsi dei primi ammalati dell’ospedale, che all’inizio era carente di molte cose. In esso regnò sempre tenerezza e compassione e si provvedeva soprattutto alla cura spirituale degli ammalati.

Madre Lupita fu eletta Superiora Ge-nerale della Congregazione, carica che ricoprì tutta la vita, e sebbene provenisse da una famiglia di ceto agiato, seppe adattarsi con gioia ad una vita estremamente sobria e insegnò alle Suore della Congregazione ad amare la povertà per potersi dedicare meglio agli infermi. L’Ospedale attraversò un momento di grave difficoltà economica e Madre Lupita chiese il permesso al proprio direttore spirituale di poter mendicare per la strada, e ottenuta l’autorizzazione, lo fece con altre consorelle per vari anni finché riuscì a risolvere il problema del sostentamento dei malati.

Dal 1911, con la caduta del presidente Porfirio Diaz, e fino al 1936, la situazione politica in Messico fu agitata e la Chiesa fu perseguitata dai rivoluzionari Venustiano Carranza, Alvaro Obregòn, Pancho Villa e soprattutto Plutarco Elìas Calles nel periodo più sanguinoso dal 1926 al 1929. Durante tale periodo di persecuzione contro la Chiesa cattolica in Messico, Madre Lupita rischiando la sua vita e quella delle sue compagne nascose all’interno dell’Ospedale alcuni sacerdoti e anche l’Arcivescovo di Guadalajara, Francisco Orozco y Jimenez. Le suore inoltre davano da mangiare e curavano gli stessi soldati persecutori feriti; questo fu uno dei motivi per cui i soldati accampati presso l’Ospedale non solo non infastidivano le suore ma difendevano esse e i malati. Durante la vita di Madre Lupita furono aperte 11 fondazioni nella Repubblica Messi-cana, e dopo la sua morte la Con-gregazione continuò a crescere; attualmente si contano 22 fondazioni in Messico, Perù Islanda, Grecia e Italia. Il 13 ottobre 1961 la Congre-gazione festeggiò i 60 anni di vita religiosa della fondatrice, che, dopo due anni di dolorosa malattia, morì il 24 giugno 1963 a Guadalajara, Jalisco, all’età di 85 anni, godendo subito di fama di santità.

Quando si seppe della sua morte, moltissima gente si recò all’Ospedale per rendere omaggio per l’ultima volta ai suoi resti mortali e il giorno seguente ai suoi funerali ci fu una grande partecipazione di popolo.

Madre Lupita “si presenta oggi come un degno esempio perchè sia imitata da tutti i fedeli grazie alla pratica costante ed eroica delle virtù evangeliche che esercitò tutta la vita, e soprattutto alla dedizione incondizionata al servizio di Dio nei fratelli, specialmente nei poveri e in quelli che soffrono ogni tipo di infermità”.

 

APPROFONDIMENTI

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Data: 20/06/2013



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