Giovedì, 28 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

PRIMA LETTURA

Dal primo libro dei Re
In quei giorni, il Signore disse a Elìa: «Ungerai Eliseo, figlio di Safat, di Abel-Mecolà, come profeta al tuo posto».
Partito di lì, Elìa trovò Eliseo, figlio di Safat. Costui arava con dodici paia di buoi davanti a sé, mentre egli stesso guidava il dodicesimo. Elìa, passandogli vicino, gli gettò addosso il suo mantello.
Quello lasciò i buoi e corse dietro a Elìa, dicendogli: «Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò». Elìa disse: «Va’ e torna, perché sai che cosa ho fatto per te».
Allontanatosi da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con la legna del giogo dei buoi fece cuocere la carne e la diede al popolo, perché la mangiasse. Quindi si alzò e seguì Elìa, entrando al suo servizio.

SALMO RESPONSORIALE

Sei tu, Signore, l’unico mio bene.

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.

SECONDA LETTURA

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
Fratelli, Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù.
Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!
Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.
Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge.

IL VANGELO DELLA DOMENICA

Dal Vangelo secondo Luca
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

IL COMMENTO

Domenica scorsa, l’invito di Gesù era quello di rispondere alla domanda: “Chi sono io per te?”. Ci siamo confrontati con le risposte dei discepoli, in particolare con quella di Pietro, ma soprattutto con la nostra risposta personale!

Oggi l’evangelista Luca ci chiede un ulteriore approfondimento: credere in Cristo significa seguirlo e seguire Cristo significa preferire le Sue scelte.

Siamo all'inizio del viaggio di Gesù verso Gerusalemme, una svolta importante del terzo evangelo. Un percorso impossibile dal punto di vista geografico, ma chiaro nel progetto teologico dell'autore infatti Luca non vuole descrivere la mappa stradale e cronologica del Rabbì di Nazareth in cammino verso Gerusalemme, ma indicare la sua scelta di incamminarsi liberamente verso il luogo della Passione, Croce, Morte e della Resurrezione.

- Questo cammino si apre nel segno del rifiuto e dell'incomprensione.

Rifiuto dei samaritani che si oppongono all'accoglienza del Rabbì Gesù a causa della direzione del suo cammino.

Incomprensione dei discepoli che non hanno capito la novità di Gesù e vogliono mettere a fuoco e fiamme i samaritani… Come inizio non è male!!!

Lungo questo cammino avvengono tre incontri, tre brevi dialoghi accomunati dal tema della sequela e dall'estrema radicalità delle condizioni per seguire il maestro. Potremmo parlare di radicalità della fede.

Mi piace far notare che dei tre interlocutori non si sa nulla: né la loro identità, né la loro scelta definitiva. Tutto è centrato sulle esigenze della vita del discepolo, sulla serietà della missione. Luca ci sta preparando al brano dell'invio dei settantadue, che ascolteremo la prossima settimana (cfr. Lc 10, 1ss).

- Nel primo incontro si sottolinea che il discepolo è esposto alla precarietà e all'insicurezza. Chi sceglie di seguire Gesù si deve scordare le comodità e la quiete. La vita cristiana è disponibilità incondizionata: "dovunque tu vada". Interessante notare: fin quando il Signore ci porta su sentieri che ci piacciono e ci gratificano, va tutto bene; ma quando la Sua Parola ci punzecchia, ci fa intuire che qualcosa non va, che bisogna cambiare traccia o fermarsi un po' per fare il punto della situazione, allora iniziano i problemi.

Faccio finta di nulla? Avrò capito bene? Forse ho mangiato pesante e mi si sono annebbiate le idee? Aspetto un po' e vediamo che succede... E poi non è così grave!

Così si è solo discepoli di se stessi e delle proprie comodità. Il Maestro di Nazareth ci chiama alla leggerezza della sequela, ad alzarci dai nostri comodi salotti spirituali, a riprendere il cammino e mettere tutta la nostra fiducia nelle mani del Padre.

- Il secondo dialogo vuole invece svelare senza ombre il primato assoluto e imbarattabile del Regno di Dio nella vita del discepolo.

La risposta di Gesù è assolutamente scandalosa, non solo alla luce della Sacra Scrittura, ma anche per il buon senso. Come si può non dare sepoltura al proprio padre? Ma il Rabbì di Nazareth, come in molte altre occasioni, vuole darci uno scossone. Esagera Gesù, lo sa che abbiamo bisogno di questo. C'è un primato da stabilire nella vita del discepolo, una precedenza assoluta dell'evento del Regno di Dio. Niente, nemmeno la sepoltura al proprio padre, può venire prima dell'annuncio del Regno di Dio. Il discepolo di Gesù è uno con delle priorità ben chiare, stampate a fuoco nella testa e nel cuore.

- Il terzo colloquio di Gesù è per gli eterni indecisi, per chi rinvia sempre, per chi fa un passo in avanti e due indietro, per chi vive di nostalgie per quello che ha lasciato e non si permette di gustare la novità, per chi vede passare molti treni e non si decide a sceglierne uno.

L'esigenze della vita cristiana chiedono coraggio e decisione, non sopportano la sedentarietà e i tentennamenti. Se ti volti indietro rischi di uscire di strada, di lasciarti alle spalle il tuo futuro, di nutrirti di nostalgie.

Coraggio, cari amici lettori, la Parola di Dio ci chiama ad una verifica coraggiosa della nostra vita di discepoli.

Lasciamoci mettere in crisi, senza paura.

Lo Spirito ci chiama alla novità.

Marco Daniele

IL SANTO DELLA SETTIMANA

Il 1° luglio la Chiesa fa memoria di sant’Oliviero Plunkett, arcivescovo cattolico irlandese, primate d'Irlanda nel XVII secolo e martire sotto le persecuzioni anticattoliche durante il regno di Carlo II. Nacque nel 1625 a Loughcrew, nella contea di Meath, da una famiglia imparentata con le più illustri case d'Irlanda. Fu affidato alle cure di un suo parente, Patrizio Plunket, abate benedettino di Santa Maria a Dublino, e più tardi vescovo di Ardagh e di Meath. A diciannove anni fu scelto con altri quattro giovani e condotto a Roma da P. Pietro Francesco Scarampi (+1655) perché si preparasse al sacerdozio nel collegio irlandese. Per tre anni, Oliviero fu mantenuto agli studi da P. Scarampi. Oliviero nel Collegio Romano della Compagnia di Gesù, fu uno dei primi per ingegno, diligenza e profitto negli studi, e ottimo modello d’integrità di costumi e di fede. Nel 1654 fu ordinato sacerdote nella cappella del Collegio Urbaniano di Propaganda Fide nel 1654 dalle mani di un vescovo irlandese profugo a Roma a causa delle politiche ferocemente anti-cattoliche di Oliver Cromwell, cominciate nel 1649. Impossibilitato a tornare in Irlanda, Plunkett esercitò per alcuni anni il ministero sacerdotale a Roma, fra i cappellani della casa oratoriana di San Girolamo della Carità e si dedicò alla cura spirituale degli infermi. Nel frattempo si laureò in diritto all'Università della Sapienza. Nel 1657 fu nominato professore di teologia, presso il Collegio Urbaniano, dove insegnò fino al 1669 ai giovani futuri missionari; inoltre svolse l'attività di consigliere per gli affari irlandesi della Sacra Congregazione di Propaganda Fide. Nel 1668, fu nominato procuratore dei vescovi irlandesi presso la S. Sede e alla morte in esilio dell'arcivescovo di Armagh, primate d'Irlanda, nel 1669, Clemente IX, con "motu proprio" lo nominò a quella sede. Per non ridestare le diffidenze del governo inglese fu deciso che avrebbe ricevuto l'ordinazione non a Roma, ma a Gand (Belgio), per mano dell'internunzio. Intanto morto Oliver Cromwell, con il regno di Carlo II la politica anti-cattolica degli inglesi in Irlanda si attenuò e, nel 1670, Plunkett, dopo un breve soggiorno a Londra, poté ritornare in patria. Prima di lasciare Roma, Mons. Plunket volle fare un'ultima visita all'ospedale di Santo Spirito. Nell'abbracciarlo, un sacerdote polacco gli disse: "Voi ora andate a spargere il sangue per la fede cattolica". Il santo gli rispose umilmente: "Non ne sono degno, tuttavia voi aiutatemi con le vostre orazioni affinchè questa brama si adempia".
 Il neo-eletto giunse in Irlanda nel mese di marzo 1670 e fu ricevuto dal suo mentore, Mons. Patrizio Plunket, divenuto vescovo di Meath. La situazione religiosa nell'isola era molto triste. Alla morte del Cromwell era stata ristabilita la monarchia, ma il re Carlo II, debole e dissoluto, non concesse agl'irlandesi quella tolleranza legale che essi chiedevano con insistenza. La loro sorte dipendeva dagli umori dei luogotenenti che si succedevano nel governo dell'isola.
 Malgrado le leggi persecutorie ancora esistenti, il santo svolse un intenso apostolato in dieci anni di relativa tranquillità, compiendo segretamente le sacre funzioni, travestendosi e visitando il suo gregge soltanto di notte. Appena prese possesso della sua sede, visitò parte della diocesi, fece conoscenza con il clero della sua provincia, tenne due sinodi e conferì la cresima a oltre 10.000 persone. Insediò la Compagnia di Gesù a Drogheda, dove fondò una scuola per i ragazzi e un collegio per studenti di teologia. Estese il suo ministero ai cattolici di lingua gaelica delle Highlands e delle isole della Scozia. Si impegnò molto nella lotta contro l'alcolismo tra i suoi sacerdoti. Nel 1670 organizzò una conferenza episcopale della Chiesa cattolica irlandese a Dublino, ma ebbe dissapori con il collega arcivescovo di Dublino, Peter Talbot, riguardo alla primazia in Irlanda, e discordie con l'ordine francescano, in una disputa di proprietà, nella quale si schierò a favore dei domenicani. Nel 1673 riprese la persecuzione anticattolica. Il collegio dei gesuiti di Drogheda fu raso al suolo. Mons. Plunket con una provvista di libri e di candele si rifugiò in una capanna di paglia in mezzo ai boschi disposto piuttosto "a morire di fame e di freddo che abbandonare il gregge" o a farsi trascinare in esilio sopra una nave con la corda al collo. Calmata la tempesta, il santo ne approfittò per riordinare le scuole e la diocesi. Nel mese di agosto 1678 celebrò un secondo sinodo provinciale in Ardpatrick perché voleva che la sua provincia, "quanto al clero secolare e regolare, fosse santa, buona e riformata". Nel 1678 la persecuzione anticattolica si inasprì dopo la scoperta di un complotto "papista", inventato in Inghilterra da Titus Oates, secondo il quale i cattolici avrebbero voluto a far giungere in Irlanda 20 000 soldati francesi. Plunkett fu accusato di aver imposto un'autotassazione sul suo clero per appoggiare la ribellione contro gli inglesi. Un giorno il santo venne a sapere che Mons. Patrizio Plunket, al quale era legato da vincoli di sangue e di gratitudine, stava per morire a Dublino. Uscì allora dal suo nascondiglio e lo andò a confortare. Fu però scoperto il 6 dicembre 1679, arrestato dai soldati per ordine del luogotenente, il conte di Ormond, e rinchiuso nella prigione del castello reale di Dublino sia perché vescovo cattolico, e sia perché non aveva voluto abbandonare, in ossequio agli editti del parlamento, il gregge del Signore.
 In carcere, il santo tenne un contegno edificante. Nel luglio 1680 fu trascinato davanti al tribunale di Dundalk, nella diocesi di Armagh, per essere giudicato della cospirazione papale di cui era considerato il principale organizzatore. Imprigionato a Dublino, fu poi deportato nella prigione di Newgate a Londra, dove l'anno dopo fu di nuovo processato e, con le testimonianze di due francescani spergiuri, condannato a morte per alto tradimento; l'esecuzione avvenne in modo orribile il 1º luglio 1681 a Tyburn, in Inghilterra. Fu impiccato eviscerato e squartato. Fu l'ultimo dei martiri cattolici uccisi in Inghilterra. La sua testa mummificata si trova a Drogheda, conservata in uno scrigno, posto nel transetto sinistro della Chiesa cattolica di San Pietro. La gran parte dei suoi resti riposa nell’abbazia di Downside, in Inghilterra. Pochi giorni dopo l'esecuzione di Oliver Plunkett, il complotto “papista” si rivelò una falso organizzato da Lord Shaftesbury, il quale fu incarcerato nella Torre di Londra. Fu beatificato nel 1920, da papa Benedetto XV, e canonizzato nel 1975, da papa Paolo VI. È stato nominato patrono del processo di pace e riconciliazione in Irlanda.

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Data: 27/06/2013



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