Giovedì, 28 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

IV DOMENICA DI AVVENTO

IV DOMENICA DI AVVENTO

PRIMA LETTURA

 Dal libro del profeta Isaìa  

In quei giorni, il Signore parlò ad Acaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto».
Ma Àcaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore».
Allora Isaìa disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele».

SALMO

Ecco, viene il Signore, re della gloria.

Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

SECONDA LETTURA

Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio – che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore; per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome, e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo –, a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo!

VANGELO

Dal Vangelo secondo Matteo

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

IL COMMENTO

"Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele". La più celebre delle profezie relative all'avvento del Messia è compresa nella prima lettura di questa domenica che precede il Natale. Misteriosa, quasi provocatoria quando fu pronunciata, la profezia si è chiarita otto secoli dopo quando, per dirlo con l'evangelista Matteo, "Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo (...) Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio-con-noi".

Otto secoli, tra l'annuncio e il compimento. I tempi di Dio non sono i nostri; ma l'importante è considerare che Dio è fedele: adempie le promesse. E questo è confortante anche oltre il Natale, perché ci assicura circa le sue promesse relative al nostro futuro; in particolare la promessa di una vita dopo questa, perenne e felice. Ovviamente per chi la desidera, e lo dimostra cercando sin d'ora di seguire la sua voce. In proposito, il vangelo di oggi presenta un caso unico, che ha impegnato i protagonisti al limite estremo della fede, e proprio per questo un caso esemplare per chiunque: a nessun altro sarà mai chiesto tanto.

Della nascita di Gesù, col senno di poi noi conosciamo l'immensa portata, le incomparabili conseguenze, la stupefacente incidenza in duemila anni di storia del mondo; oggi molti sarebbero lusingati di sentirsi chiamati a renderla possibile. Ma pensiamo a che cosa potevano pensare due giovani fidanzati di uno sperduto villaggio della Palestina d'un tempo, con la sua rigida morale, quando a lei venne chiesto di diventare madre prima delle nozze, e a lui di fare da padre a un bambino che sapeva non suo. Essi avevano altri progetti: erano fidanzati, pensavano a una loro normale futura famiglia; la richiesta veniva a sovvertire la loro esistenza, e senza neppure sapere bene come, con quali prospettive.

Sapevano soltanto che la richiesta veniva da Dio; potevano rifiutare un compito tanto gravoso (Dio non obbliga nessuno), e invece l'hanno accettato, e l'hanno poi svolto con fedeltà, anche in mezzo alle tribolazioni (si pensi a Giuseppe, costretto a fuggire con la famigliola verso l'esilio in Egitto; si pensi a Maria, presente alla disumana morte del suo Figlio in croce). Hanno accettato il compito, perché glielo chiedeva Dio: la grandezza di Maria e di Giuseppe poggia qui, sulla loro disponibilità ad assecondare il progetto divino.

Consideriamo ora gli eventi dalla parte di Dio. Quel progetto Egli avrebbe potuto realizzarlo da solo: invece ha chiesto la loro collaborazione, ha “voluto” aver bisogno degli uomini. Possiamo riconoscere in ciò lo “stile” di Dio, il suo atteggiamento abituale: il bene che Egli riversa sugli uomini è condizionato dalla loro disponibilità. Questo dice, da un lato, quanto Egli ci consideri, quanto rispetti la nostra libertà, e dall'altro quanto sarebbe sbagliato pretendere suoi interventi miracolistici a risolvere da solo i nostri guai. Il bene del mondo è la somma del bene che i singoli vogliono realizzare. Allo scopo Dio offre a tutti i suoi multiformi aiuti, e in questo senso il Bambino nato a Betlemme è l'Emmanuele, è la costante presenza di Dio-con-noi.

Questo è il Natale che vogliamo: una vita nuova che inizia, un cuore che cambia e lascia spazio al Dio con noi ed ai fratelli. Il Natale è Dio che non resta solo. Egli sta con noi, con i suoi, con chi gli apre la porta e lo fa entrare nel suo cuore. "Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa". Sia così anche per noi. Ti ringraziamo, Signore, perché la tua parola ci ha accompagnato fino alla soglia del Natale ed orienta il nostro cuore verso di te che vieni. Fa' che sappiamo fare nostro il tuo sogno di amore. Insegnaci a cambiare il mondo iniziando a cambiare il nostro cuore; a non accontentarci di non fare il male, ma ad amare, prendendoti con noi.

LA SANTA

Il 23 dicembre la Chiesa celebra la memoria di santa Maria Margherita d’Youville, battezzata con il nome di Marie Marguerite Oufrost de Lajemmerais.

Nacque il 15 ottobre del 1701, a Varemes, in una zona del Canada che era colonia francese, da Christophe du Frost e Marie Renée Ga-ulthier de Varennes. Suo padre era un capitano delle truppe coloniali, che morì quando lei aveva sette anni. Nonostante le condizioni di estrema povertà in cui rimase in seguito alla tragica scomparsa, riuscì a studiare per due anni presso le Orsoline, in Quebec grazie all’intervento del bisnonno Pietro Boucher.

Le Orsoline si accorsero che Margherita aveva fin da piccola un carattere molto forte ed era molto matura per la sua età. Ritornata in famiglia, aiutò la mamma nell’accudire alla casa e nell’educare i suoi cinque fratelli più piccoli.

A Montréal, dove nel frattempo si è trasferita con la madre passata a seconde nozze, conobbe Francesco d’Youville, un medico che sposò nel 1722. La sua vita matrimoniale si rivelò presto un vero fallimento, soprattutto a causa delle continue e prolungate assenze del marito, dedito al traffico illegale di alcool con le popolazioni indiane. Quando, però, il marito fu colpito da un’improvvisa e grave malattia, la moglie lo curò con grande devozione fino alla morte sopravvenuta nel 1730.

Nel frattempo vide morire quattro dei suoi figli in giovane età.

Rimasta vedova, con immensa fede nella protezione di Dio, diede inizio  a molteplici iniziative caritative.

Proseguì intanto nell’opera di educazione dei suoi figli. Il 21 novembre 1737 accolse nella sua casa una cieca.

1/smariamargherita.JPGQuello fu l’inizio di un cammino molto più grande. Dopo la morte dell’ultimo figlio e divenuti sacerdoti gli altri due, con tre compagne che condividevano i suoi ideali, il 31 ottobre 1738, si consacrò a Dio per servirlo nella persona dei diseredati e iniziò una vita religiosa, stabilendosi in una casa in affitto e gettando le basi dell’Istituto delle Suore di Carità dette “Suore grigie” dal colore dell’abito.

Schieratasi a fianco dei più poveri, nonostante la salute malferma, proseguì nella sua opera assistenziale non temendo gli insulti e le calunnie che le giunsero dal suo stesso ambiente familiare. Nemmeno la morte di una sua compagna della prima ora e l’incendio della sua abitazione affievolirono il suo ardore.

Il suo impegno a servizio dei poveri continuò solo ad aumentare. Con le due compagne che rimanevano, il 2 febbraio 1745 si impegnò a mettere tutto in comune per aiutare un maggior numero di persone bisognose.

Due anni più tardi, nel 1747, la “Madre dei poveri”, come veniva chiamata in città, assunse la direzione dell’Ospedale dei Fratelli Charon che era cadente e in rovina.

Ne fece un rifugio accogliente per tutte le umane miserie e lo guidò con spirito perspicace e cuore materno. La direzione dell’ospedale le fu poi confermata dal re di Francia nel 1753 e nello stesso anno il vescovo di Montréal approvò canonicamente il nuovo Istituto.

Nel 1756 un incendio devastò l’ospedale, ma non affievolì la fede e il coraggio della fondatrice. In quell’occasione invitò le sue suore e i poveri a lodarre Dio.

A 64 anni intraprese la ricostruzione di questa casa di accoglienza per tutte le persone bisognose e in difficoltà. Morì il il 23 dicembre 1771.

Il piccolo seme gettato in terra canadese nel 1737 attualmente è un albero che stende le sue radici in tutto il mondo.

Le Suore della Carità di Montréal, con le loro comunità sorelle: le Suore della Carità di San Giacinto, le Suore della Carità di Ottawa, le Suore della Carità di Québec, le Suore Grigie del Sacro Cuore (Philadelphia) e le Suore Grigie dell’Immacolata Concezione (Pem-broke) continuano la stessa missione con fede e impegno.

Papa Giovanni XXIII la proclamò beata il 3 maggio 1959.

La guarigione di una persona colpita da leucemia mieloblastica, avvenuta nel 1978, è stato il miracolo che ha dato inizio al processo di canonizzazione. La cerimonia è avvenuta a Roma il 9 dicembre 1990.

APPROFONDIMENTO

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Data: 10/12/2013



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