Venerdì, 29 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

IL COMMENTO DI DON DOGLIO 

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PRIMA LETTURA 

Dal libro del profeta Isaìa 

Il Signore mi ha detto:
«Mio servo tu sei, Israele,
sul quale manifesterò la mia gloria».
Ora ha parlato il Signore,
che mi ha plasmato suo servo dal seno materno
per ricondurre a lui Giacobbe
e a lui riunire Israele
– poiché ero stato onorato dal Signore
e Dio era stato la mia forza – 
e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo
per restaurare le tribù di Giacobbe
e ricondurre i superstiti d’Israele.
Io ti renderò luce delle nazioni,
perché porti la mia salvezza
fino all’estremità della terra».

SALMO

Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.

Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.

Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo».

«Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo».

Ho annunciato la tua giustizia 
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra, 
Signore, tu lo sai.

SECONDA LETTURA

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi 

Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Sòstene, alla Chiesa di Dio che è a Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!

VANGELO

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». 
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

LE SANTE

(Fonte: IL POPOLO)

Il 19 gennaio, ricorre la memoria di Santa Liberata e Santa Faustina, due sorelle di cui si hanno poche notizie, la maggior parte di queste ricavate dal “Liber Notitiae Sanctorum Mediolani” di Goffredo da Bussero del XIII secolo, dove, si trova la “Memoria Sancte Sorores Liberata et Faustina”.

1/liberata e faustina.JPGUn importante studio su queste due sante poco conosciute è stato realizzato da don Franco Molinari, professore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Nacquero nei primi decenni del VI secolo a Rocca d’Olgisio da un certo Giovannato, padrone del locale castello di particolare importanza strategica, ancora oggi esistente e visitabile.

Il padre, non avendo altri figli, voleva che le figlie contraessero un matrimonio nobile.

Liberata e Faustina, invece, manifestarono l’intenzione di trascorrere la loro vita in castità al servizio di Dio. Per seguire la loro vocazione, contrastata dal padre, lasciarono la loro casa e intrapresero un lungo viaggio lungo il Po e arrivarono fino a Como, dove presero il velo dal vescovo Agrippino, adottando la regola benedettina, allora agli inizi.

A Como, Liberata salvò dalla morte la moglie di un nobile della città che l’aveva straziata con il supplizio della crocifissione, risanando le sue ferite.

Il padre Giovannato, mosso da paterna comprensione, destinò loro gran parte delle sue ricchezze, che permisero loro di fondare, a Como, il monastero di S. Margherita con annesso oratorio dedicato a S. Giovanni Battista.

Le cronache comasche parlano del ruolo svolto dal monastero durante la grave carestia che colpì la città nel 591.

Dopo una vita dedicata alla preghiera, alla carità e all’amore verso il prossimo, Liberata morì sul finire del VI secolo, seguita dopo poco tempo dalla sorella Faustina, in seguito anche lei santificata.

I loro corpi furono sepolti nel monastero e, verso l’anno Mille, furono trasferiti all’interno della città, nella cattedrale di S. Maria Assunta. Nel 1317 fu fatta una ricognizione sui corpi, che furono posti sotto l’altare Maggiore, ancor oggi dedicato alle Sante Liberata e Faustina.

Nel 1618, durante i lavori di restauro del Duomo di Como, sarebbe stata trasferita a Piacenza la tibia di S. Liberata, ora conservata nella chiesa di S. Eufemia.

Secondo uno studioso di vita ecclesiastica piacentina, anche il cuore della Santa fu trasportato a Piacenza e collocato nella cripta della chiesa di S. Margherita, costruita dopo il Mille.

Indagini archeologiche scientificamente mirate hanno rivelato che quei vani creduti una cripta in realtà erano i resti di una chiesa paleocristiana, databile al VI sec. d.C., dedicata a S. Liberata.

Nell’Italia settentrionale S. Liberata, venerata come protettrice delle puerpere, delle nutrici e degli infanti, è spesso raffigurata con in braccio due neonati in fasce, a testimoniare la sua protezione contro i pericoli del parto e della mortalità infantile. In Val Camonica si è tramandata la leggenda che vede le sante Faustina e Liberata, vivere in penitenza in una grotta della regione presso Capo di Ponte. Esse intervennero miracolosamente a fermare con le loro mani due massi che minacciavano il borgo. Ancora oggi vicino alla chiesa a loro dedicata, si possono vedere due enormi massi che recano impronte di mani e che sono ancora venerate dalla popolazione del luogo.

La santa è spesso raffigurata in compagnia della sorella in abito benedettino, con in mano un giglio segno di verginità; ma l’immagine forse più diffusa è quella che vede Liberata con in braccio due neonati in fasce, come santa protettrice contro i pericoli del parto e della mortalità infantile.

Famoso è il ciclo di affreschi sulla vita di Liberata e Faustina del XIV secolo, che originariamente si trovava nel monastero di Santa Margherita e che oggi è conservato presso il Museo Civico di Como: nei vari episodi del ciclo le sante vengono mostrate mentre partono da casa, mentre attraversano con il loro tutore Marcello il fiume Po, il loro arrivo a Como e vari altri episodi non ben conservati.

Data: 17/01/2014



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