Venerdì, 19 Aprile 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

II DOMENICA DI QUARESIMA

II DOMENICA DI QUARESIMA

IL COMMENTO DI DON DOGLIO  

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 I Lettura

Dal libro della Gènesi
 (12,1-4)

In quei giorni, il Signore disse ad Abram:
 «Vàttene dalla tua terra,
 dalla tua parentela 
e dalla casa di tuo padre,
 verso la terra che io ti indicherò.
 Farò di te una grande nazione 
e ti benedirò,
 renderò grande il tuo nome
 e possa tu essere una benedizione.
 Benedirò coloro che ti benediranno 
e coloro che ti malediranno maledirò, 
e in te si diranno benedette 
tutte le famiglie della terra».
 Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore.

 

Sal 32

Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo.

 

Retta è la parola del Signore
 e fedele ogni sua opera.
 Egli ama la giustizia e il diritto;
 dell’amore del Signore è piena la terra.

 

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
 su chi spera nel suo amore,
 per liberarlo dalla morte 
e nutrirlo in tempo di fame.

 

L’anima nostra attende il Signore:
 egli è nostro aiuto e nostro scudo.
 Su di noi sia il tuo amore, Signore,
 come da te noi speriamo.

 

II Lettura

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo (1,8-10)

Figlio mio, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia. Questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma è stata rivelata ora, con la manifestazione del salvatore nostro Cristo Gesù. Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo.

 

Vangelo

Dal Vangelo secondo Matteo

 (17,1-9)

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
 Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

IL SANTO

FONTE:”il popolo”

La Chiesa il 17 marzo ricorda san Corrado di Baviera monaco cistercense e patrono di Molfetta.

Il santo nacque tra il 1105 e il 1106 a Ravensburg, nell’alta Svevia, terzogenito del principe di Baviera e Sassonia, Enrico IX di Baviera, detto il Nero, e da Wulfilda Billinger.

La sua famiglia era di origine italiana in quanto il nonno di Corrado era Guelfo IV d’Este che acquisì il ducato di Baviera. Suo figlio Enrico il Nero, sposando Wulfilda unì al suo ducato il regno di Sassonia diventando uno dei principi più importanti di Germania. Per la legge del maggiorascato, che attribuiva il Regno al primo figlio maschio, Corrado fu avviato alla vita ecclesiastica e studiò all’Università di Colonia. La sua educazione fu affidata all’arcivescovo di Colonia, suo parente e gli furono fatti seguire studi in diritto canonico e civile.

Negli anni giovanili comprese che la sua vocazione era quella monastica e decise di seguire la regola dell’Ordine Cistercense. Nel 1127, dopo la morte di entrambi i genitori, decise di lasciare la Germania per entrare del convento dei monaci cistercensi di Chiaravalle, dove operava il celebre abate San Bernardo. Corrado, a soli 22 anni, imparò da lui le virtù della penitenza e della meditazione. Dopo un ventennio di permanenza Corrado, all’avvio della Prima Crociata chiese e ottenne di poter intraprendere il lungo e faticoso viaggio che lo condusse in Palestina, dove rimase per qualche anno presso l’eremita San Guglielmo. Al suo ritorno dalla Terrasanta sbarcò in Puglia e si recò in pellegrinaggio presso la Basilica di San Nicola di Bari e a Monte Sant’Angelo nel Gargano.

Sostò all’ospizio dei Crociati di Molfetta, fatto costruire da Boemondo di Taranto, da dove ebbe notizia della caduta in disgrazia della sua famiglia: il nuovo principe di Baviera e Sassonia, suo fratello Enrico IV detto il Superbo, decise di abbandonare la politica di fedeltà allo Stato della chiesa della sua famiglia, e si schierò dalla parte dell’Imperatore del Sacro Romano Impero, Lotario III accompagnandolo nel 1137 nella sua discesa in Italia.

Gli esiti negativi di quella campagna causarono la perdita dei beni e l’esilio per Enrico IV.

Corrado, ricevuta la notizia, decise di ritirarsi presso il Monastero di Santa Maria ad Criptam di Modugno. Dal 1139,visse in una grotta adiacente alla cappella, facendo esperienza di monachesimo eremitico, pregando, digiunando e dormendo sulla roccia nuda. Egli suscitò grande ammirazione nella gente del posto, che cominciò subito a ricorrere alla sua intercessione.

Morì nell’inverno del 1155, all’età di 50 anni. La tradizione fissa il giorno della morte al 17 marzo.

Il corpo del santo venne, in un primo tempo, custodito nella stessa abbazia che divenne meta del pellegrinaggio di fedeli del santo, molti dei quali erano originari di Molfetta, paese che ospitò il santo al suo arrivo in Puglia.

Quando nel 1313 l’abbazia venne soppressa da Roberto d'Angiò e lasciata incostudita, i molfettesi decisero di trasportare nella propria città il corpo del santo.

Col gesto di inumarne i resti nella Cattedrale, Corrado venne riconosciuto Santo Patrono di Molfetta, e un messale del XIV secolo testimonia che già in quel periodo al 9 febbraio era fissata la festa della “Traslatio Sancti Corradi Confessoris”.

In un primo tempo, il corpo venne sistemato in una cripta del duomo di Molfetta, che venne dedicato a San Corrado.

Successivamente, a causa dell’umidità presente nella cripta, le reliquie vennero poste in una cappella costruita per lo scopo all'interno del duomo. Infine, il 10 luglio 1785, le ossa del santo vennero sistemate nella nuova cattedrale: il corpo venne sistemato sotto l’altare a lui dedicato e il teschio incastonato all'interno di un busto d’argento.

Il 7 aprile 1832, sotto il pontificato di Gregorio XVI, Corrado fu proclamato Santo. A Modugno, dove il santo visse, è custodita, nella chiesa Maria Santissima Annunziata, una reliquia del Santo. Spesso nelle rappresentazioni del santo comparivano il cilicio e il teschio, simboli dell’automortificazione, e la corona e lo scettro abbandonati al suolo, segno delle origini nobili.

Data: 12/03/2014



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