Venerdì, 29 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

DOMENICA DI PENTECOSTE

DOMENICA DI PENTECOSTE

IL COMMENTO DI DON DOGLIO  

PRIMA LETTURA (At 2,1-11)
Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare.

Dagli Atti degli Apostoli

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.

Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 103)

Rit: Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.

Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.

Togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.

Sia per sempre la gloria del Signore;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto,
io gioirò nel Signore.

SECONDA LETTURA (1Cor 12,3b-7.12-13)
Noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo.

Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune.

Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.

SEQUENZA

Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.

Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.

Consolatore perfetto,
ospite dolce dell'anima,
dolcissimo sollievo.

Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.

O luce beatissima,
invadi nell'intimo
il cuore dei tuoi fedeli.

Senza la tua forza,
nulla è nell'uomo,
nulla senza colpa.

Lava ciò che è sórdido,
bagna ciò che è árido,
sana ciò che sánguina.

Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò che è sviato.

Dona ai tuoi fedeli,
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.

Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.


VANGELO (Gv 20,19-23)

Come il Padre ha mandato me anch’io mando voi.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

LA SANTA

1/SANTAROSA.JPGLa Chiesa l’11 giugno ricorda la figura di una suora spagnola canonizzata da Giovanni Paolo II l’11 novembre 1988.
Santa Maria Rosa Molas y Vallvé nacque a Reus, in Spagna, da una famiglia di artigiani, il 24 marzo del 1815 e fu battezzata il giorno dopo con i nomi di Rosa Francesca Maria Dolores. Suo padre aveva ascendenti dell’Andalusia, sua madre profonde radici catalane. Maria Rosa mostrò una personalità ricca, intuitiva e sensibile. Fin da piccola ebbe tenerezza e pietà per le sofferenze degli altri, insieme ad un carattere vivace ed energico, intraprendente e deciso e uno spiccato senso pratico.
Il suo confessore, e suo primo biografo, raccontava che la sua nascita avvenne nella notte tra il Giovedì e il Venerdì Santo e in questa circostanza vide un segno dei doni con cui Dio voleva arricchirla. Secondo lui questa data era l’annuncio della sua partecipazione alle sofferenze di Cristo e “il preludio delle intense e frequenti desolazioni con cui sarebbe stata provata”.
La santa sentì chiaramente la vocazione alla vita religiosa a 16 anni, anche se dal giorno della Prima Comunione le sembrò di sentirsi chiamata da Gesù e coltivò in silenzio questa intimità con Dio. Lei stessa raccontò di aver vissuto una profonda esperienza mistica, nella quale il Signore le fece assaporare la dolcezza ineffabile della sua presenza.
In casa incontrò i maggiori ostacoli per realizzare la sua vocazione. Dopo dieci lunghi anni riuscì ad averla vinta e nel 1841 si presentò all’ospedale di Reus dove era attiva la Corporazione delle “Sorelle della Carità”, una minuscola comunità di vita religiosa mai riconosciuta dalla Chiesa che tutti però consideravano una congregazione di suore. Diventò una di loro, prese l’abito e cambiò il suo nome da Dolores in quello di suor Maria Rosa. Fin dal giorno successivo al suo ingresso in comunità si trovò a curare malati completamente abbandonati e lo fece con grande entusiasmo, delicatezza e occhi nuovi, capaci di notare la loro mancanza di amore.
L’11 giugno 1844 la città di Reus fu assediata e bombardata dalle truppe del Generale Zurbano. Maria Rosa con altre due consorelle, attraversò la linea di fuoco e andò ad inginocchiarsi ai piedi del Generale, implorando e ottenendo la pace per la sua gente.

Qualche anno dopo, con altre quattro consorelle, fu inviata a Tortosa dove il suo campo d’azione si allargò. Qui scoprì la situazione, irregolare di fronte alla Chiesa del gruppo cui apparteneva e sentì “l’orfanezza spirituale”. Il suo sconfinato amore per la Chiesa la spinse al dialogo con le Consorelle, a discernere con loro le vie del Signore.
Il 14 marzo 1857, obbedendo all’autorità ecclesiastica di Tortosa, fondò così una Congregazione religiosa che il 14 novembre 1858, su sua richiesta fu chiamata delle Sorelle della Consolazione, “perché le opere che ogni giorno realizzano... si dirigono tutte a consolare il loro prossimo”.
Per sua volontà, la Congregazione si prefisse di “estendere la conoscenza e il Regno di Gesù Cristo” e di “continuare sulla terra la missione del dolcissimo Redentore, Gesù, consolando gli afflitti, educando, servendo l’uomo in qualsiasi situazione di necessità”.

Dovette affrontare situazioni molto dolorose e dovette sopportare anche la persecuzione che le autorità pubbliche intrapresero più volte contro di lei. Maria Rosa visse con fortezza queste situazioni, nel silenzio, rispondendo con servizi generosi e perfino eroici.
Così alle autorità di Tortosa che ingiustamente l’allontanarono dalla Scuola Pubblica per bambini, prestò la propria collaborazione per organizzare un Lazzaretto, “pronta a sacrificare tutto a vantaggio dei nostri poveri fratelli”.

Si oppose con energia ad un sindaco che pretendeva da lei il giuramento ad una Costituzione spagnola contraria agli interessi della Chiesa. Prese coraggiosamente le difese delle balie dei suoi trovatelli, alle quali l’amministrazione pubblica non pagava il meritato salario.

Impedì  ad un medico di sperimentare certi interventi chirurgici sopra i suoi trovatelli. Fece tutto questo senza perdere mai il suo equilibrio e rimanendo sempre affabile, affettuosa e serena di spirito.
Verso la fine di maggio del 1876 si ammalò e logorata dal servizio ai poveri, morì a soli 61 anni, l’11 giugno 1876, domenica della Santissima Trinità.

Data: 05/06/2014



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