Venerdì, 26 Aprile 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

LE LETTURE

PRIMA LETTURA (Sir 15,16-21)
A nessuno ha comandato di essere empio.

Dal libro del Siràcide

Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno;
se hai fiducia in lui, anche tu vivrai.
Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua:
là dove vuoi tendi la tua mano.
Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male:
a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà.
Grande infatti è la sapienza del Signore;
forte e potente, egli vede ogni cosa.
I suoi occhi sono su coloro che lo temono,
egli conosce ogni opera degli uomini.
A nessuno ha comandato di essere empio
e a nessuno ha dato il permesso di peccare.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 118)
Rit: Beato chi cammina nella legge del Signore.

Beato chi è integro nella sua via
e cammina nella legge del Signore.
Beato chi custodisce i suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

Tu hai promulgato i tuoi precetti
perché siano osservati interamente.
Siano stabili le mie vie
nel custodire i tuoi decreti.

Sii benevolo con il tuo servo e avrò vita,
osserverò la tua parola.
Aprimi gli occhi perché io consideri
le meraviglie della tua legge.

Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la custodirò sino alla fine.
Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge
e la osservi con tutto il cuore.

SECONDA LETTURA (1Cor 2,6-10)
Dio ha stabilito una sapienza prima dei secoli per la nostra gloria.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria.
Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria.
Ma, come sta scritto:
«Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì,
né mai entrarono in cuore di uomo,
Dio le ha preparate per coloro che lo amano».
Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio.

VANGELO (Mt 5,17-37)
Così fu detto agli antichi; ma io vi dico.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!
Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».

LA SANTA

Santa Filippa Mareri

1/santa filippa.jpgLa santa di questa settimana è la prima santa del secondo Ordine Francescano, quello delle Clarisse ed è la fondatrice del monastero di Borgo San Piero, nel Lazio. Santa Filippa Mareri, che la Chiesa ricorda il 16 febbraio, nacque tra il 1190 e il 1200 nella nobile famiglia dei Mareri, a Petrella Salto nel Cicolano, in provincia di Rieti. La sua famiglia, particolarmente devota, era la maggiore proprietaria terriera della regione, essendo il padre feudatario del castello di Mareri.

All’epoca, essendo il paese un passaggio obbligato sulla strada che da Assisi portava a Ro- ma, si narra che un giorno san Francesco d’Assisi fosse stato ricevuto dalla famiglia mentre predicava nella zona, e Filippa, colpita dalle sue parole, decise di dedicare la sua vita alla povertà e a unirsi alle sofferenze di Cristo.

Dopo la morte dei suoi genitori, il fratello maggiore Tommaso cercò di trovare a sua sorella un marito. Filippa, però, restò irremovibile nel suo intento e a nulla servirono le minacce del fratello. Per evitare il matrimonio, si tagliò i capelli, indossò gli abiti più modesti e si nascose in un angolo della casa.
Respinse un pretendente dicendo che il suo sposo era il Signore Gesù Cristo e di fronte alle minacce, come santa Chiara, fuggì da casa con alcune compagne e si rifugiò in una grotta, detta poi di Santa Filippa. Nel 1228, colpito dal suo stile di vita austero, di penitenza e di unione con Dio, Tommaso la perdonò. Lui e gli altri fratelli andarono a trovarla e decisero di aiutarla donandole il castello di loro proprietà con annessa la chiesa, nella frazione di Borgo San Pietro.

Filippa vi si trasferì con le sue seguaci e iniziò la vita claustrale secondo il programma tracciato da san Francesco per le Clarisse di San Damiano.

All’interno del monastero erano intensi l’attività spirituale, il lavoro, il servizio dei poveri e l’apostolato. La santa s’immergeva per ore nella preghiera e nella mortificazione e amava la povertà. Le notizie su lei sono scarne e tramandate dalla Legenda tratta dall’ufficio liturgico in suo onore, che presenta nove letture prese da una Vita probabilmente scritta alcuni anni dopo la sua morte. Si narra che San Francesco nominò come direttore spirituale del convento il suo discepolo Ruggero da Todi, poi Beato, e Filippa divenne badessa.

Si ammalò gravemente ancora giovane, ma prima di morire esortò le consorelle a rimanere unite nell’amore fraterno. Le fonti fissano la sua morte al 16 febbraio 1236. La tomba divenne meta di pellegrinaggi.

Il titolo di santa per lei compare in una bolla Innocenzo IV nel 1247, 11 anni dopo la sua morte e Benedetto XVI lo ha confermato nel 2007.

Daniela Catalano

Data: 12/02/2023



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